Politica
Vince Letta, a metà
A sinistra il Pd ha tenuto, a dimostrazione che le tante critiche contro Letta erano ingenerose e molto interessate. Era giusta l’intuizione di mantenere il rapporto coi 5 Stelle ma ribaltando i rapporti: la subalternità oggi è semmai di Conte, non più dei Dem verso il Papa straniero, come volevano Zingaretti, Bettini e Bersani. Ma al Pd neo ulivista di Letta, ostracizzati i Renzi e i Calenda, manca un pezzo della classe dirigente
Sono stati eletti al primo turno tre sindaci di centro sinistra: il riconfermato Sala a Milano, Lepore a Bologna e Manfredi a Napoli, in queste ultime due città i candidati erano sostenuti anche dai 5 Stelle. Il nuovo presidente della Regione Calabria sarà Occhiuto del centro destra. A Roma andranno al ballottaggio Gualtieri e Michetti, ma un grande successo l’ha ottenuto Calenda che ha preso un numero di voti vicini a quelli dell’uscente Raggi, clamorosamente liquidata dai romani. Anche a Torino è in testa il candidato di Centro sinistra Lo Russo nei confronti di quello del centro destra Damilano, un’altra piazza dove i 5 Stelle escono super bocciati dalla prova di governo. In prospettiva nazionale si profila un 5 a zero della sinistra contro la destra nei Comuni più importanti, una pesante caduta dei 5 Stelle, un consenso molto sotto le aspettative per Salvini e un mancato sfondamento della Meloni. L’affermazione di Calenda a Roma pone una richiesta di governo competente e super partes, cui finora i partiti non sembrano saper rispondere.
Fra vincitori e perdenti, c’è da registrare infatti il dato più macroscopico e importante di queste amministrative 2021: nelle grandi città ha votato solo un elettore su due. La metà si è astenuta. La metà degli italiani non trova nulla di buono nell’offerta prodotta da questi partiti (nessuno più si chiama così, a parte il Pd). Niente. Se dovessero rispondere ad un ufficio marketing o ad un Consiglio d’amministrazione i soggetti che producono oggi l’offerta politica dovrebbe rassegnare le dimissioni. Ammettere il proprio fallimento. La sconfitta del centro destra è una sconfitta culturale: dopo 5 anni di inseguimento del populismo, dell’estremismo, dell’anti euro o del No Vax, è arrivato il momento della delusione. Gli elettori nelle urne hanno ripetuto quello che si era lasciato sfuggire Berlusconi: “Governare? Non scherziamo”… La sconfitta dei 5 Stelle è una sconfitta strategica e ampiamente annunciata: abbandonata l’anti politica, e accettate le regole non scritte del centro sinistra, i grillini pagano un crollo di consensi. Crollo anche dovuto alla pessima prova di governo, quantomeno delle sindache di Roma e di Torino.
È vero: a sinistra il Pd ha tenuto, a dimostrazione che le tante critiche contro Letta erano ingenerose e molto interessate. Era giusta l’intuizione di mantenere il rapporto coi 5 Stelle ma ribaltando i rapporti: la subalternità oggi è semmai di Conte, non più dei Dem verso il Papa straniero, come volevano Zingaretti, Bettini e Bersani. Ma al Pd neo ulivista di Letta, ostracizzati i Renzi e i Calenda, manca un pezzo della classe dirigente: il centro. Il sogno di Enrico Letta di tornare al bipolarismo si scontra con questa realtà: sia alla destra che alla sinistra manca oggi in Italia un centro credibile. Draghi si rafforza, il voto anticipato si allontana. Sarà un inverno duro più per la mancanza di risorse energetiche che per la pandemia e insieme un periodo decisivo per le riforme del Paese e il Pnrr. Tre mesi cruciali per questo Governo ma soprattutto per il futuro del Paese.
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