Cultura

Vignette: colpa degli Imam o dei media?

Due sondaggi compiuti nei Paesi nordici rivelano risultati contrastanti: se per i danesi la colpa del putiferio provocato dalle caricature di Maometto è da attribuire agli imam, i norvegesi puntano il

di Joshua Massarenti

Due sondaggi contrastanti, ma che forse riassumono al meglio le vere origini del putiferio provocato nel mondo musulmano dalle vignette su Maometto pubblicate il 30 settembre scorso dal quotidiano danese Jyllands-Posten. Secondo un primo sondaggio effettuato in Norvegia dall’istuituto istituto Norsk Respons dal 6 all’8 febbraio su un campione di 1.006 persone, La maggioranza dei norvegesi pensano che i media non avrebbero dovuto pubblicare le caricature del profeta Maometto., il 57% delle persone interrogate pensa che i media non avrebbero dovuto pubblicare le caricature del profeta Maometto. Un altro il 30% si è detto invece favorevole, mentre il 13% restante è rimasto indeciso. Il 10 gennaio la rivista norvegese ‘Magazinet’, di orientamento cristiano, era stato il primo organo di stampa a riprodurre le vignette pubblicate il 30 settembre dal quotidiano danese ‘Jylland Posten’. Proprio dalla Danimarca giungono dati totalmente in contrasto con quelli prodotti nella vicina Danimarca. Infatti, secondo la maggioranza dei cittadini danesi e’ degli imam la colpa delle furibonde proteste scatenate in tutto il mondo arabo e musulmano dalla pubblicazione di dodici caricature di Maometto su diversi giornali occidentali, primo tra tutti ‘Jyllands-Posten’, un quotidiano di Copenaghen che peraltro mise in pagina le discusse vignette lo scorso settembre. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto ieri dall’istituto demoscopico ‘tMegafon’, per conto del canale ‘Tv2′, su un campione rappresentativo di 1.033 persone. Il 58 per cento degli interpellati imputa infatti alle autorita’ religiose islamiche la responsabilita’ della piega violenta che le manifestazioni hanno ben presto assunto, nonostante tutto il tempo trascorso dall’originaria apparizione della caricature. Per il 22 per cento e’ invece lo stesso ‘Jyllands-Posten’ da biasimare, mentre secondo l’11 per cento sono i governi mediorientali ad aver soffiato sul fuoco per i propri interessi politici. Appena il 5 per cento del campione accusa invece il governo della Danimarca, il cui premier Anders Fogh Rasmussen si e’ rifiutato di scusarsi per l’accaduto, sostenendo che in uno Stato democratico non e’ possibile esercitare sulla libera stampa alcun controllo, comunque non previsto dalle leggi.


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