Non profit
Vignali: quello che ancora manca è la reale autonomia dei soggetti sociali
Il deputato Pdl
di Redazione

La riforma costituzionale fu preceduta da una petizione popolare promossa dalla Compagnia delle Opere. Un milione di firme per chiedere che la sussidiarietà entrasse in Costituzione». È il primo ricordo di Raffaello Vignali, deputato Pdl e membro dell’Intergruppo per la sussidiarietà (322 parlamentari fra senatori e deputati), che aggiunge: «Una vittoria che avrebbe potuto essere più chiara».
In che senso?
Nell’articolo 118 si dice che i soggetti pubblici «favoriscono» la sussidiarietà. Sarebbe stato meglio scrivere «riconoscono». Cioè partono dal riconoscimento di soggetti autonomi e attivi, capaci e spesso più efficienti. Ciò detto, con la riforma del 2001 il principio di sussidiarietà ha avuto finalmente cittadinanza.
E oggi?
È un termine di cui si fa un allarmante uso improprio. Talvolta riducendolo ad outsourcing a basso costo. Il che equivale a negare il principio. Che dovrebbe essere il seguente: c’è un soggetto che nasce dalla società e svolge una funzione rispondendo a un bisogno, ed è sostenuto dallo Stato. Sa da dove viene la parola “sussidiarietà”? Da subsidium afferre… un’espressione militare: riguardava le truppe che sostituivano la prima linea quando quest’ultima cadeva. In pratica, se la società non è in grado o viene meno, ci pensi lo Stato.
E invece?
Se un’Asl progetta un servizio e poi si accorge di non avere le risorse, cosa fa? Chiama la società civile e dice: «Ti dico io il metodo e le condizioni economiche»… Cioè si rivolge al sociale per affidargli un ruolo di supplenza. È qui che nasce l’equivoco, che può portare alla statalizzazione del privato.
Un rischio da evitare…
Certo: la sussidiarietà è potente, più vicina al bisogno, risponde con una fantasia, generosità, efficacia che il pubblico non avrà mai. Occorre però che lo Stato parta dal riconoscimento della funzione pubblica e dia vera autonomia ai soggetti sociali.
Per questo cosa propone?
Per me la logica è quella del 5 per mille e delle deduzioni all’americana. Se dono 100mila dollari posso dedurli dal reddito. Viceversa legare la società civile a un sistema di appalti significa tenerla in qualche modo controllata.
I tempi sono maturi?
Secondo me ora ci sono spazi nuovi. Guardiamo ai risultati del referendum sull’acqua. Perché non creare fondazioni di comunità che possano gestirla o più in generale che svolgano i compiti che oggi hanno le multiutilities? Si creerebbe un sistema molto più equilibrato, capace di tener conto delle questioni sociali, evitando di appiattire tutto o sulla politica o sul mercato. Si dovrebbe aprire un dibattito su questo.
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