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Victor, il rom che fa giustizia dei luoghi comuni

di Redazione

Numeri. Chi commette uno stupro in Italia è, in sei casi su dieci, di nazionalità italiana. I dati del ministero degli Interni possono aiutare a diradare un po’ la nebbia della cattiva informazione. Certo, deve far riflettere e preoccupare quel 40% di violenze commesse da stranieri (una percentuale ben superiore a quella della presenza immigrata), ma i numeri ci ricordano che nessuno può porsi su un piedistallo “etnico” e puntare il dito. Noi italiani siamo ancora violenti con le donne, nel 60% dei casi. Spesso tra le mura domestiche. Analogamente, fa giustizia di molti luoghi comuni la storia del rom Victor, che con la sua segnalazione ai carabinieri ha contribuito alla cattura di uno dei due romeni accusati dello stupro della Caffarella, rifugiatosi tra le baracche del campo di Livorno in cui Victor vive.
Triade.Dicono gli esperti che il tagliacarne da macellaio sia l’arma bianca preferita dalle Triadi cinesi per regolare i conti. Ed è con tagliacarne e coltelli che un gruppo di cinesi, nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 ha fatto irruzione nella discoteca Parenthesis, un club privato che si trova in via Gargano, nella zona sud di Milano, dove si stava svolgendo una festa di giovani connazionali. Un giovane orientale è stato ucciso e altri cinque suoi connazionali sono rimasti feriti. Una vera e propria spedizione punitiva, dai contorni inquietanti. Che tra i tanti prodotti cinesi che invadono i nostri mercati ci tocchi pure la mafia delle triadi non è affatto una buona notizia.
Pettegolezzi. Si è aperta ed è stata subito rinviata al 7 marzo l’udienza preliminare per il processo ad Alberto Stasi, accusato dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Il piccolo tribunale di Vigevano si è svegliato sotto un’inedita attenzione mediatica, con giornalisti, telecamere e fotografi ad attendere fuori dall’aula (l’udienza si svolge a porte chiuse). Il gup Stefano Vitelli, chiamato a decidere del rinvio a giudizio del giovane, ha aperto il processo esprimendo agli avvocati il desiderio di mantenere fuori dall’aula «giornalisti e pettegolezzi», in nome di una ragazza, Chiara, strappata alla vita «nei suoi anni più belli». Richiamo sacrosanto, ma – c’è da scommetterci – con scarso seguito. In un processo indiziario come questo anche i giornali possono servire per dare manforte alle tesi di accusa e difesa. Anche la mamma di Chiara ha detto, in un’intervista, di temere «pettegolezzi e illazioni: Chiara non aveva nulla da nascondere, era una ragazza solare e trasparente. Chi l’ha uccisa in quel modo barbaro, deve pagare».

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