Formazione
Vicenza, davanti alla caserma Ederle risuonano le pentole
Parte tra pochi minuti la protesta in stile sudamericano per dire No alla costruzione della seconda base militare Usa. Le "armi" saranno pentole e cucchiai
Sarà un vero e proprio cacerolazo quello che alle 20.30 di questa sera avverrà nel cuore di Vicenza, all’entrata della caserma Ederle, la base delle forze armate statunitensi.
Decine di persone con in mano pentole e cucchiai cercherà di attirare l’attenzione dei militari e far capire loro che una parte della popolazione locale non gradisce l’eccessiva militarizzazione della città. “Assieme al nostro No alla costruzione di una seconda base nella zona dell’areoporto civile Dal Molin, chiediamo che tutte le basi militari presenti sul territorio vicentino siano riconvertite a uso civile”, dice Francesco Pavin, uno dei responsabili del presidio permanente anti-base e del corteo che sabato 17 si snoderà fra le vie della città. Della stessa idea è Flavio Lotti, coordinatore nazionale della tavola della pace, che non sarà questa sera alla Ederle ma parteciperà alla marcia di sabato. “Noi chiediamo al governo Usa di lasciare le basi sotto il controllo della Comunità europea, in modo tale che la nostra partecipazione alle operazioni militari non violi l’articolo 11 della Costituzione”, dice Lotti.
La protesta con le pentole è una delle tante azioni nonviolente che molti cittadini vicentini e non stanno compiendo in questi giorni per far cambiare idea alle autorità sul caso Dal Molin. Scioperi della fame a catena, biciclettate (una delle quali è arrivata fino alla casa di Prodi, a Bologna), comizi e appelli si susseguono da giorni, con la partecipazione di centinaia di persone di ogni strato sociale.
Sempre più enti laici e religiosi (Tavola della pace, Acli Vicenza e Comunità Papa Giovanni XXIII) prendono apertamente posizione contro l’ampliamento della presenza Usa sul territorio, “rimanendo però lontani da ideologie e cercando di evitare strumentalizzazioni”, spiega Andrea Luzi, presidente provinciale Acli. Anche le associazioni di cittadini Usa in Italia come gli Statunitensi per la pace e la giustizia hanno espresso solidarietà al movimento civile vicentino, inviando lettere di protesta al proprio ambasciatore. L’obiettivo di tutti è il benessere dei cittadini e la tutela dei loro diritti. Valori che sarebbero messi a dura prova nel caso di un ulteriore rafforzamento militare sul territorio, che farebbe diventare Vicenza il principale scalo europeo da cui inviare truppe nelle guerre del Medioriente e, conseguentemente, l’obiettivo numero uno di future rappresaglie. Non necessariamente terroristiche.
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