Casse di espansione e autostrade: i rischi per uno dei simboli della conservazionedi Elisa Cozzarini
Armati di mappe, matite, scarponi e macchina fotografica digitale, 21 volontari del WWF Friuli Venezia Giulia sono scesi a esplorare le sponde del Tagliamento e del suo affluente Arzino, domenica 2 maggio, per il censimento nazionale «Liberafiumi». «Abbiamo scelto questo tratto del Tagliamento proprio per sottolinearne la naturalità», dichiara Roberto Pizzutti, presidente del WWF regionale, «e oggi siamo qui per ribadire l’importanza di tutelare questa perla rara».
Il progetto delle casse di espansione per contenere le piene, infatti, è ancora una minaccia reale per il re dei fiumi alpini.
Danusia Piovesana, responsabile del censimento in Friuli, dice: «Se l’opera venisse realizzata, avrebbe un impatto ambientale, sociale ed economico enorme. Basti pensare che qui di fronte ci troveremmo un muro alto 11 metri». Siamo al punto di ritrovo per i cinque gruppi di volontari, a Ragogna, nel medio corso del fiume. Piovesana indica, davanti a noi, i rami blu del Tagliamento, che si intrecciano in un mare di ghiaia e sassi bianchi. Questo paesaggio scomparirebbe inghiottito da argini di cemento e da enormi vasche artificiali, le casse di espansione, appunto. Il Tagliamento è un fiume simbolo per gli ambientalisti: si tratta dell’ultimo fiume alpino che ha conservato quasi ovunque condizioni di naturalità. È stato definito il fiume focale per tutto il programma europeo «Alpi WWF» che vede impegnati i WWF di Italia, Francia, Svizzera, Austria e Germania in un progetto comune di conservazione.
«Come ci aspettavamo, i dati raccolti oggi fotografano nel complesso lo stato di salute del sistema Tagliamento-Arzino», prosegue Pizzuti. I volontari, comunque, hanno incontrato piccole discariche abusive e la presenza di un quad sul greto del fiume, in pieno Sito di importanza comunitaria, dove è vietato. «Le casse di espansione non sono le uniche minacce», continua il presidente, «c’è anche il progetto dell’autostrada per collegare Pordenone a Gemona: per costruirla si distruggerebbe un’intera zona boschiva, uno scrigno di biodiversità, che tra l’altro funziona come una cassa d’espansione naturale, contenendo le piene. Infine, per il torrente Arzino, l’unico ancora intatto del Friuli, si parla di costruire una centralina idroelettrica che ne stravolgerebbe il corso».
Intanto la Regione ha annunciato la creazione di una commissione che riprenderà in mano il progetto delle casse di espansione. «Il problema delle piene si risolve facilitando il deflusso dell’acqua nella parte bassa del fiume, in particolare lungo il canale Cavrato, seguendo cioè il vecchio corso del Tagliamento», conclude Pizzuti, precisando: «Neanche quella soluzione sarà indolore, ma intervenendo qui si distruggerebbe un ecosistema straordinario, studiato e apprezzato a livello internazionale».
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