Mondo

Viaggio nella riforma sulla cooperazione internazionale allo sviluppo

Nino Sergi, presidente di Intersos, analizza punto per punto il ddl cooperazione, approvato al Senato il 1 agosto

di Nino Sergi

Ore 15:33, 1 agosto 2014: un tweet del sen. Giorgio Tonini, relatore del disegno di legge, annunciava che “Il Senato ha approvato in via definitiva la riforma della cooperazione allo sviluppo”.

La legge sostituirà quella del 26 febbraio1987 n.49. In 27 anni il mondo ha vissuto continui cambiamenti e stravolgimenti, Ben venga quindi questa nuova legge sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. E' il risultato di tante buone volontà, dai primi tentativi di riforma alla fine degli anni '90, alla rinnovata attenzione negli ultimi tre anni, all'accelerazione in quest'ultimo trimestre. Una data da ricordare questa del 1 agosto.
 

Nino Sergi, presidente di Intersos

La cooperazione è di tutti – Gli anni di riflessione, approfondimenti, conferenze, consultazioni, gruppi di lavoro, confronti e scontri sono stati comunque utili perché hanno contribuito alle positività e novità di questa legge. Nessuno potrà rivendicarla come “propria” (né il non profit né il profit, né le istituzioni pubbliche né i soggetti privati), ma tutti possono trovare in essa un riconosciuto spazio come attori della cooperazione in relazione con corrispondenti soggetti nei paesi partner. Ed è questa la prima innovazione ed il primo forte messaggio politico: la cooperazione internazionale per lo sviluppo riguarda tutti e tutti sono chiamati ad esserne responsabili e a sentirsi impegnati. I problemi che abbiamo di fronte, di lotta alla povertà, per il riconoscimento dei diritti e della dignità delle persone, per un mondo più equo e più giusto, per la pacifica convivenza e il bene comune, possono essere affrontati solo con la presa di coscienza e l'apporto di tutti.

Cooperazione come partnership duratura – Nella legge non si parla più, infatti, di “aiuto allo sviluppo”, passando da una visione unidirezionale donatore-ricevente a quella del cammino congiunto – di cooperazione, appunto e di partenariato – con una serie di paesi (che per l'Italia saranno principalmente nell'Africa, nel Mediterraneo e nel M.O.), con le loro comunità e istituzioni, a livello nazionale e territoriale. La dimensione dell'aiuto e del dono continuerà ad esserci, perché necessaria, perché esigenze di giustizia, di solidarietà e di pacifica convivenza la richiedono, perché il dono è esso stesso, in molti casi, atto di giustizia. Ma la legge ha uno sguardo lontano e vede, nel rapporto costante e duraturo di partnership, la possibilità di un cammino congiunto di sviluppo, di crescita, di convivenza, di riconoscimento dei diritti umani, di pace, a reciproco interesse e beneficio.

Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale – La legge delinea così, qualificandola, la politica estera italiana dei prossimi anni. “La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace … è parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia”. Così inizia il primo articolo, a cui segue la disposizione che la denominazione «Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale» sostituisce quella di «Ministero degli affari esteri». Diventano quindi parte qualificante della politica estera dell’Italia le finalità di “promozione della pace e della giustizia e di relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato”, insieme agli obiettivi di “sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e promuovere uno sviluppo sostenibile”, “tutelare e affermare i diritti umani, la dignità dell'individuo, l'uguaglianza di genere, le pari opportunità e i princìpi di democrazia e dello Stato di diritto”, “prevenire i conflitti, sostenere i processi di pacificazione, di riconciliazione, di stabilizzazione post-conflitto, di consolidamento e rafforzamento delle istituzioni democratiche”.

La governance e gli impegni – Anche la governance è innovativa. Agli Esteri e alla diplomazia lo specifico lavoro politico-diplomatico e l’elaborazione di strategie di politica estera e di cooperazione con i paesi prioritari per l’Italia e con le istituzioni europee e internazionali. All’Agenzia esecutiva l’attuazione e concretizzazione di tali scelte politiche, con attività e progetti realizzati dai soggetti pubblici e privati che dimostrino competenze e capacità di partnership durature. La legge declina i punti salienti, entrando nel merito ma lasciando ai regolamenti attuativi le questioni di dettaglio: la coerenza delle politiche italiane con le finalità della cooperazione allo sviluppo, la chiara definizione della responsabilità politica nel viceministro delegato, la programmazione triennale delle attività e degli stanziamenti, la costituzione dell’agenzia per l’attuazione delle politiche e la realizzazione delle attività, i poteri di indirizzo e controllo del Parlamento, la trasparenza e l’unitarietà degli stanziamenti e della loro rendicontazione, il riconoscimento e la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, l’individuazione di una istituzione finanziaria per lo sviluppo, il percorso definito per adeguare gli stanziamenti italiani agli impegni assunti.

Una buona legge, una vera riforma. Ora occorre che sia attuata integralmente,  come il legislatore l’ha voluta. I regolamenti attuativi dovranno essere seguiti con attenzione, con un lavoro collaborativo ma anche di severo controllo da parte dei soggetti della cooperazione, a partire dalla Ong.

SCHEDA DI SINTESI

Principi, finalità e obiettivi

  • Cooperazione per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani, la pace
  • Parte integrante e qualificante della politica estera italiana
  • Si ispira ai principi della Carta NU, dei diritti UE, conforme a art. 11 Costituzione
  • Promozione pace e giustizia, relazioni paritarie e solidali, fondate sui principi di interdipendenza e partenariato
  • Superamento del binomio donatore-ricevente. Aiuto come relazione, cooperazione a pari dignità, mutua partecipazione, mutuo interesse, interdipendenza, bene comune
  • Obiettivi:
  1. Sradicare la povertà, ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie migliorare le condizioni di vita, promuovere crescita e sviluppo sostenibili
  2. Tutelare e affermare: diritti umani, dignità della persona, uguaglianza di genere, pari opportunità, principi democrazia e Stato di diritto
  3. Prevenire i conflitti, sostenere i processi di pacificazione, di stabilizzazione, di consolidamento e rafforzamento istituzioni democratiche
  4. Fornire soccorso e protezione a popolazioni vittime di catastrofi, secondo i principi umanitari
  5. Promuovere educazione, sensibilizzazione, partecipazione dei cittadini alla cooperazione e solidarietà internazionale.
  • Coerenza delle politiche italiane con le finalità della cooperazione allo sviluppo.

Governance, strumenti, partecipazione

  • Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  • Responsabilità politica al Viceministro delegato.
  • Agenzia esecutiva, con ampia autonomia (attuazione delle politiche di cooperazione).
  • Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (funzione politico-diplomatica).
  • Comitato Congiunto:  Viceministro, Direttore Agenzia, Direttore Dgcs.
  • Documento triennale di programmazione e indirizzo e relazione annuale sulle attività.
  • Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo.
  • Poteri di indirizzo e controllo del Parlamento.
  • Stanziamenti annuali
  1. relazione previsionale allegata allo stato di previsione della spesa.
  2. relazione sull’utilizzo degli stanziamenti allegata al rendiconto generale dello Stato.
  • Consiglio Nazionale  e  Conferenza pubblica.
  • Riconoscimento dei soggetti pubblici e privati, nazionali e territoriali, non profit e profit.
  • Cassa depositi e prestiti, istituzione finanziaria per lo sviluppo.
  • Percorso definito di graduale adeguamento degli stanziamenti annuali dell’Italia.

In allegato il tesrto della legge (non essendo ancora stato pubblicato dal Parlamento, si riporta il testo composto dalle tre reti italiane di Ong AOI, CINI, LINK 2007 a seguito degli emendamenti approvati nei due rami del Parlamento)


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