Salute

via il dente, via il dolore (dal portafoglio)

Firmata un'intesa per cure odontoiatriche a prezzi calmierati

di Maurizio Regosa

Otturazioni e impianti costano, e un cliente su quattro dice addio al proprio dentista. Ora un accordo fra governo e associazioni dei dentisti lancia l’odontoiatria sociale: tariffe low cost e qualità assicurata per le fasce deboli. Ma si può fare ancora di più e meglio, come dimostrano alcune esperienze pilota
La contrazione è impressionante: negli ultimi mesi gli studi dentistici hanno registrato un -25% secco di pazienti. Un segno del crescente stress economico delle famiglie italiane. Stress che un accordo sottoscritto fra governo e associazioni dei dentisti per l’odontoiatria sociale (sta per entrare nella sua fase operativa) potrebbe ridurre, facilitando l’accesso alle cure e stimolando la ripresa di un comparto in difficoltà.

Quanto mi costi
Del resto, quelle dentistiche sono cure impegnative. Lo ha rilevato anche una recente indagine dell’Istat: l’86% dei cittadini sostiene interamente le spese odontoiatriche e lo fa rivolgendosi (nell’87,5% dei casi) a dentisti che esercitano la libera professione (contro il 12,5% che ricorre a strutture pubbliche o private convenzionate) spendendo, secondo una ricerca Ocse, circa 650 euro l’anno. La spesa è la più alta in Europa: se per un’otturazione il costo medio Ue è di 105 euro, da noi è di 135 euro.
Stando così le cose, è ovvio che si tenda a rinunciare al dentista, specie (ma non solo) se il reddito è basso. Ed è da questa constatazione che si è fatta strada l’idea dell’accordo. «L’iniziativa è stata dell’allora ministro Livia Turco, che ci ha contattati per verificare la nostra disponibilità», ricorda Roberto Callioni, presidente dell’Andi (l’Associazione dei dentisti italiana che, assieme all’Oci, che raccoglie gli odontoiatri cattolici, ha sottoscritto l’accordo). L’idea della Turco è piaciuta all’attuale sottosegretario Ferruccio Fazio che l’ha fatta sua e ha “chiuso” la pratica.

Le tariffe sociali
L’accordo prevede tariffe contenute per i titolari di social card e per chi, indipendentemente dall’età, abbia un Isee non superiore a 8mila euro (aumentabile a 10mila nel caso di persone che godano di esenzione totale, che abbiano patologie croniche, siano invalidi al 100% o portatori di handicap gravi). Anche le donne in gravidanza (indipendentemente dal reddito) sono incluse, ma solo per le prestazioni preventive. Veniamo quindi alle prestazioni: 80 euro per la visita o l’ablazione del tartaro; 25 per la «sigillatura dei solchi dei molari e premolari» (in pratica un’otturazione semplice); 60 per l’estrazione di un dente compromesso. Gli ultimi due punti riguardano le protesi: 550 euro per «protesi parziale in resina con ganci a filo» e 800 per quella totale in resina (in entrambi i casi, s’intende per arcata).

Al via la macchina operativa
Si è quindi messa in moto la macchina operativa. Sta per concludersi la fase delle adesioni: solo in casa Andi 4mila i dentisti disponibili (su quasi 23mila iscritti). «Un’adesione non scontata», sottolinea Callioni, il quale auspica che quest’operazione possa essere «uno stimolo per il comparto». Quanto alla sua efficacia, il discorso è più articolato. «Solo il 27% della popolazione che ne avrebbe bisogno va dal dentista», osserva Johnny Dotti, ad di Welfare Italia. «Non sarebbe meglio sostenere la domanda raddoppiando la deducibilità di queste spese? Al di là delle singole soluzioni, andrebbe superata l’ottica “da social card” e lanciate iniziative di maggior respiro, capaci di coinvolgere più ampi strati della popolazione». Opportunità rispetto alle quali gli operatori si dichiarano disponibili.

Accettare nuove sfide
«L’insostenibilità dei costi per i pazienti è il punto centrale a cui tutta la filiera odontoiatrica dovrà dare risposta», sottolinea Luigi Paglia, responsabile del dipartimento di Odontoiatria infantile all’Istituto stomatologico di Milano, cooperativa sociale dal 2005. «La sfida è l’abbassamento dei prezzi, mantenendo standard di qualità accettabili». Si tratta di ripartire dalle necessità del paziente, tenendo conto, prosegue Paglia, del «rapporto tra costo e impatto in un’ottica di cura alla persona e non solo di fornitura di prestazioni tecniche: modulare il trattamento in relazione alla diversa aspettativa e alla capacità di spesa dei pazienti non vuol dire alta o bassa qualità, ma standard differenti di qualità».
Un invito a non lasciarsi affascinare dalle supertecnologie (e dalle campagne marketing), ma anche a ripensare la propria professionalità. Oggi il mercato è iperfragmentato e iperaffollato (secondo l’Oms, la situazione ottimale è quella di un dentista ogni 2mila abitanti; in Italia la media è uno a 1.300). E se la domanda latita, si può lavorare sull’offerta. È quanto sta facendo Welfare Italia, che entro l’anno dovrebbe aprire 8 ambulatori odontoiatrici (e ne prevede altri 30 nel 2010 e più di 60 nel 2011). «Welfare Italia intende mettere a disposizione di un target non sociale ma non ricco una proposta dentistica di qualità, che potrebbe poi sviluppare potenzialità in senso mutualistico», spiega Dotti. Dal canto suo Paglia ricorda che alcuni strumenti potrebbero essere sostenuti di più. I fondi integrativi, ad esempio, già previsti dalla Finanziaria: «Rappresentano una forma di risparmio preventivo in funzione di una possibile necessità di carattere sanitario. Ma dovrebbero essere gestiti da enti non profit per favorire la redistribuzione di eventuali utili e i premi pagati dovrebbero essere deducibili e adeguati alle possibilità di esborso».

Esperienza di Bergamo
Da cinque mesi, a Bergamo, lo studio dentistico Boccaleone sta facendo faville: 15 nuovi pazienti alla settimana e preventivi accettati per 230mila euro. Numeri che parlano di una realtà il cui scopo è offrire cure odontoiatriche di qualità a prezzi contenuti, in media ridotti del 25-30% rispetto al mercato. Qualche esempio? 25 euro per una otturazione leggera, 60 per farsi estrarre il dente del giudizio (prestazioni per cui le tariffe di mercato oscillano fra i 90 e i 120 euro). «Il tutto», spiega il responsabile Danilo Bertocchi, «senza rinunciare alla qualità dei materiali e delle attrezzature». Com’è possibile che l’offerta sia così conveniente? «Il nostro è un approccio non profit: se non hai aspettative di utile, puoi tagliare i margini. Noi ci attestiamo sul 10%, sufficiente per coprire le spese. Altri prevedono un margine del 40%. In secondo luogo abbiamo contrattato con i fornitori, sollecitando la loro responsabilità sociale d’impresa. In questo modo, ad esempio, l’investimento per l’impianto idraulico si è ridotto del 50%». Una filosofia che chiama ciascuno a ripensare le proprie attese economiche e a fare la sua parte. Ed è naturale che al Boccaleone guardino non solo i soci delle cooperative sociali che tramite i loro consorzi sono azioniste dell’ambulatorio (assieme a Oltre Venture, società di venture capital sociale), ma anche tutti i cittadini.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.