Non profit

Vi svegliamo con uno spot

Pubblicità. La Saatchi & Saatchi conferma la sua attenzione alle realtà non profit

di Alessandro Sortino

La pubblicità è l?anima del commercio, si dice. C?è un senso in cui questa affermazione è più vera. La pubblicità sociale infatti dà un?anima a chi la trasmette e a chi la fa. È il caso della sezione italiana della Saatchi & Saatchi, l?agenzia di pubblicità che, stando ai riconoscimenti internazionali, riesce meglio a produrre comunicazione a fini sociali nel nostro Paese. E basta citare qualche esempio per rendersene conto.

Nel 1996 la campagna stampa della Saatchi per Greenpeace è stata l?unica campagna italiana a ottenere un riconoscimento al Festival internazionale del carosello che si tiene ogni anno a Cannes.

E quest?anno l?agenzia è andata vicina a replicare il successo riuscendo a piazzare il suo nuovo spot contro gli esperimenti di Mururoa (sempre per Greenpeace), nella ?short list?, ovvero nel ristretto novero di pubblicità che, tra le migliaia che arrivano a Cannes, sono giudicate meritevoli di passare alla posterità. L?idea-shock è stata di Stefano Palombi, 36 anni, direttore creativo dell?agenzia di Roma.

La scena si svolge in una stanza chiusa: un signore si alza e va a fare i suoi bisogni dentro una culla. Poi arriva una mamma e fa fare la nanna al suo bambino dentro quella stessa culla.

Titoli di coda che sciolgono la metafora: il signore è Jacques Chirac, presidente atomico della Francia, la culla è la terra, e il bambino siamo tutti noi.

Quest?anno la Saatchi & Saatchi Italia si confronta con un tema ancora più delicato: la pedofilia. Il Ciai (Centro italiano per l?adozione, che si occupa dei diritti dei bambini) si è rivolto alla Saatchi con un obiettivo molto preciso: rendere consapevoli i clienti occasionali della pedofilia, quelli che alimentano il mercato e che fanno ricchi i ladri di bambini.

In sostanza tra il pedofilo criminale e la persona normale c?è una zona grigia vastissima: la abitano tutti coloro che, pur vivendo normalmente in Italia, durante un viaggio nei paesi esotici, si nascondono dietro questo alibi: la cultura è diversa dunque è legittimo assecondare un concetto diverso dell?infanzia. E abusarne.

Lo spot, ideato da Guido Carnara (il direttore creativo della Saatchi) e da Agostino Toscana, è stato girato a Roma da un regista di cinema al suo primo confronto con lo spot: Ricky Tognazzi.

La storia è tratta dal racconto reso dell?avvocato Scarpati, uno dei volontari del Ciai, che durante un suo viaggio in Estremo Oriente ha liberato alcune bambine schiave, fingendosi un cliente delle baby prostitute.

La prospettiva, però, nello spot viene ribaltata: è un signore italiano che cede sua figlia, in una piazza di Roma, a un turista sessuale orientale. L?impressione, davanti a queste immagini, è veramente dura e scioccante.

L?obbiettivo è quello di far rivivere al pedofilo occasionale i suoi incontri a ruoli invertiti: i bambini – è questo è il messaggio – sono sempre bambini, qui da noi come in un paese esotico.

L’opinione di Ricky Tognazzi
Il vero shock è la realtà

Accade spesso che le agenzie mi chiamino per realizzare spot sociali. Perché il mio modo di girare i film, diretto, realistico, violento in qualche modo, ben si presta ai temi che sono l?oggetto della pubblicità sociale. In questo caso la Saatchi & Saatchi mi ha chiesto di girare uno spot sulla pedofilia. Ho accettato subito, perché riesce molto difficile a un cittadino comune come me fare qualcosa per una causa così importante. Avere la possibilità di mettere a disposizione la mia professionalità rappresentava un?occasione che non potevo lasciarmi scappare.

Chi ha scritto lo spot ha ribaltato la scena che vive il turista pedofilo. È un italiano in questo caso a ?vendere? sua figlia a un pedofilo orientale, in una piazzaromana. Ho scelto di girare il film come fosse una scena rubata dalla realtà, con un vasto uso di teleobiettivi. L?unico rischio è questo: che i fatti teribili accaduti a Napoli, vanifichino, tragicamente, l?effetto paradosso. Il mercato dei minori, si è appreso, esiste anche da noi.

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