Non profit
Vi raccontiamo un’Italia che va a mille
L'editoriale di Giuseppe Frangi sui dati del 5 per 1000 ed i nuovi volontari.
Se si prestasse ascolto ai numeri, avremmo davvero un?altra idea d?Italia. Prendete i dati del 5 per mille 2007, che l?Agenzia delle Entrate ha reso stavolta con qualche giorno d?anticipo sulla data annunciata. Ebbene, c?è da riflettere sugli oltre 15 milioni di firme raccolte. Per capire il valore di questo numero è bene avere qualche elemento di contesto. Infatti il 5 per mille di quest?anno è arrivato mentre ancora non erano stati resi noti i dati dell?anno prima. Con le associazioni visibilmente scoraggiate, incerte sulla bontà dello sforzo in comunicazione e certamente messe in difficoltà nel rapporto con i contribuenti- sostenitori. Invece è accaduto che il meccanismo di questa firma ha ottenuto un tale gradimento da essere diventato, dopo solo due anni, una consuetudine. Sul prossimo numero di Vita troverete un?analisi ragionata e dettagliata dei risultati. Ma il senso complessivo è questo. E la lieve flessione rispetto al 2006 può essere ampiamente spiegata dal fatto che i Comuni erano stati esclusi e che molte piccole associazioni hanno diminuito gli sforzi davanti agli alti e bassi del governo (siamo andati al 5 per mille con il ?tetto? di Damocle sopra la testa: la Finanziaria 2007 aveva imposto il limite di 250 milioni, limite poi tolto da questa Finanziaria, che a sua volta ne ha messo uno ancora più basso sul 2008?).Insomma, il film della società e della vita va ad una velocità che la politica proprio non capisce e non intercetta più, tanto che per la prima volta il non profit italiano, dietro l?iniziativa del Forum del terzo settore, martedì 27 novembre è sceso in piazza, davanti a Montecitorio. Quest?Italia impaludata a livello di vertice ha risorse imprevedibili sul piano della realtà. Lo dimostra l?inchiesta della nostra copertina, che racconta come tra le pieghe di una società etichettata quale egoista e omologata, si muovano nuovi e inediti percorsi di mutualità. Il ?volontario 2.0? è istintivamente portato a sperimentare dinamiche di solidarietà e di condivisione delle proprie competenze. Lo fa partendo dalla posizione concreta che occupa, senza costruire strutture organizzative, ma semplicemente declinando in modo aperto e positivo la propria vita. Cioè capovolge l?individualismo da gabbia a risorsa messa in rete. Oggi sono biografie a livello germinale: se incontrassero sulla loro strada facilitazioni e incoraggiamenti a crescere e a investire certamente svilupperebbero dinamismi in grado di cambiare la vita di tanti.Più facile che trovino supporto alle loro intuizioni in quell?altro grande mondo che raccontiamo su queste pagine di Vita: quello delle fondazioni. Un mondo che è cresciuto in maniera esponenziale, come documenta una ricerca Istat cui è stata prestata troppo poca attenzione. Anche in questo caso siamo di fronte a espressioni del privato che sceglie di avere una funzione pubblica. Cioè di condividere benefici e di mettere a disposizione del bene comune know how e competenze. Anche in questo caso parlano i numeri e parlano le esperienze in atto. Auguri a queste Italie!
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