Non profit

Vi raccontiamo la vita da cooperatore

Dodici storie per una foto di gruppo: al presidente del consorzio Cgm il compito di introdurre il tema di questo SocialJob

di Johnny Dotti

Vita, Federsolidarietà e Cgm hanno scelto di dedicare ampia parte di questo
SocialJob al tema della consapevolezza dell?essere cooperatori. Una decisione
legata anche all?attualità, ma non determinata dal solo presente. La consapevolezza è un grande tema per ogni compagine sociale. Riguarda tutti noi. Ci tocca da vicino. Ha a che fare con il nostro sapere comune e con la
comune volontà di perseguire un progetto. Senza consapevolezza non è possibile
nemmeno immaginarlo, un progetto. Senza consapevolezza non c?è visione. Dunque non ci sono responsabilità né strategia. C?è solo tattica, un occhio lanciato su un futuro che verrà fra cinque, dieci minuti. Eppure in questo momento proprio di consapevolezza e responsabilità questo paese ha soprattutto bisogno. Di parole e atti responsabili. Di scelte ragionate e consapevoli. Di visione e di progettualità. Parole, scelte e atti che è possibile portare avanti soltanto nel tempo, nella continuità di un impegno, da interlocutori affidabili, da protagonisti dello sviluppo che si pongono l?obiettivo di contribuire al raggiungimento del bene comune. segue dalla prima Fra questi protagonisti, c?è
senz?altro la cooperazione, in particolare quella sociale. Che è metodo e merito. Che suppone di dover rendere conto di scelte e comportamenti non solo ai propri soci, ma all?intera comunità. Che è condivisione di saperi e di
volontà, che è inclusione e cura. Vorrei soffermarmi soprattutto su quest?ultimo termine: ?cura?. Non gestione delle risorse umane. Non strategico e magari opportunistico relazionarsi con quanti partecipano a una qualunque
iniziativa. ?Cura? rinvia all?idea di persona e quindi a un insieme complesso e
unico, fatto di desideri, di progetti, di consapevolezza, di speranze e motivazioni. Solo se sapranno prendersi cura uno dell?altro, i cooperatori
potranno veramente dare un contributo al bene comune. Perché in questo prendersi
cura c?è la ricerca della verità, di una condivisione di lungo periodo, di una visione che parte dall?esistente per trasformarlo. Prendersi cura vuol dire continuare a volere l?incontro, il confronto, assumendosi magari il rischio del conflitto, ma perseguendo delle soluzioni possibili e ragionevoli. Prendersi
cura vuol dire farsi anche carico. Ecco dunque la ragione profonda di questo viaggio nella consapevolezza cooperativa. Viviamo in un?epoca dispersiva e rapida che propone troppo spesso trasformazioni solo apparenti o marginali.
Corriamo tutti il rischio di perdere per strada le nostre motivazioni e quelle ragioni di orgoglio che viceversa devono continuare a sostenerci. Ma come
si fa a progettare veramente la trasformazione se non si è consapevoli e motivati? È difficile individuare un percorso se non si sa su quale punto della
mappa ci si trova. Questo numero di SocialJob vuole appunto misurare
la temperatura dei viaggiatori cooperativi, comprenderne lo stato d?animo, sondarne le percezioni e, indirettamente, la capacità di cura. Tracciare adesso questa mappa non risponde solo all?esigenza (legittima) di capire qual è nel momento attuale il grado di consapevolezza e quindi di responsabilità
della cooperazione sociale. Risponde soprattutto alla persuasione che d?ora in poi gli imprenditori sociali saranno sempre più chiamati a essere in cammino. Saranno sollecitati sempre più a essere protagonisti dei molti cambiamenti necessari al nostro paese, offrendo un contributo maggiore in termini di qualità e di intensità. Oltre che di quantità. Avanzano tempi difficili.
Per scarsità delle risorse. Per urgenza dei problemi. Per complessità
delle sfide. Per incertezza nella capacità di individuare le vere questioni
e trovare vere proposte. Interrogarsi sul proprio grado di consapevolezza vuol dire predisporsi a intraprendere un nuovo, per certi aspetti più impegnativo,
viaggio.

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