Famiglia
Vi giuro, non esistono i bambini a perdere
Nicola, affetto da autismo e abbandonato dai genitori fu adottato da Giulia. Per i medici era senza futuro, eppure oggi è un uomo felice.
di Redazione
Giorgio ha appena compiuto tre anni quando sua mamma, qualche giorno prima di Natale, lo getta nelle acque del fiume Chiese vicino a Brescia. E piccolissimo è anche il bimbo di Cornaredo, periferia Ovest di Milano, che la scorsa settimana ha rischiato di morire quando la mamma si è gettata con lui dal quarto piano di un palazzo. Le loro colpe? Essere autistici, anormali. «Bambini a perdere», dicono per entrambi i medici, bimbi «Senza un futuro, infelici», pensano con angoscia le mamme. Esclusi, a priori, da una diagnosi clinica che getta molti genitori nello sconforto. «Una sentenza di “anormalità” terribile cui è difficile reagire», spiega Giulia Basano. Mamma di un bimbo autistico che ha adottato nel 1971, a 24 anni, e autrice di “Nicola un’adozione coraggiosa”. Il libro che racconta la lunga lotta giornaliera per la conquista della vita e dell’autonomia di quel bambino dato per spacciato che oggi è un uomo felice di trent’anni. «Ho scritto questo libro per dare coraggio e speranza ad altri genitori in difficoltà e pieni di paura. Conosco bene la disperazione di una mamma che si sente sola con un figlio diverso che non può essere come gli altri. Ma a queste donne dico che vale sempre la pena di lottare e vivere, mio figlio ed io ne siamo la prova», spiega Giulia. Che dalle pagine di Vita sprona le madri e i padri di bambini come Nicola a guardare le potenzialità nascoste dentro ai propri figli che nessuna diagnosi prende mai in considerazione.
«Nessuna situazione è disperata a priori. Non esiste l’irrecuperabilità, qualcosa si può fare sempre. Soprattutto si può amare, e la felicità è essere amati. Esistono però i nostri limiti che spesso ci impediscono di superare ostacoli superabili. Come il concetto di normalità». Che per Giulia, insegnate ed esperta di problematiche sociali oltre che mamma, è una gabbia. Ti imprigiona. «In quella gabbia per cui se sei grasso già sei un diverso, Nicola non sarà mai normale. Quella “normalità totale” magari non la raggiungerà mai, ma una vita normale, in cui accetta se stesso e anche l’aiuto di cui ha bisogno, sì». Farcela, certo, non è facile. Ma i risultati ripagano: «Forse è difficile capire, non si può immaginare cosa può significare il riso di un bambino se non si è provato a sentirne l’assenza più totale. È un’esperienza grande veder nascere una vita, ma il fiato ti si mozza di fronte ai progressi di un bimbo diventato muto cui i medici non hanno dato speranze. Vedi la vita che lo riconquista, gli fa splendere gli occhi di una luce nuova, e sapere che in qualche modo in questo processo c’entri anche tu fa entrare quel senso della vita in modo nuovo anche dentro di te». E gli sguardi della società? I giudizi? Il pietismo che ti distrugge? «Terribili», ricorda Giulia, «non avevo mai provato quella sensazione tremenda di sentirsi notati e squadrati. Ma si superano. Se la società non è ancora capace di accettare la diversità come una ricchezza, forse anche tu puoi contribuire a cambiarla. Certo devi essere il primo a non vergognarti di tuo figlio. Se tu lo ami lui si sente amato, e sta bene. Bisogna avere la forza di combattere contro chi il diverso lo vuole chiuso in casa».
Per Giulia e Nicola l’energia e la forza si rinnovavano ogni notte, dopo giornate durissime senza alcun progresso: «In quei momenti guardavo il cielo, e il buio mi dava la tranquillità e la forza di ricominciare. Quell’energia che gli altri chiamavano disperazione ma che per me era la speranza di vincere la rassegnazione e la paura della diversità che può cambiare la tua vita». Quella forza che è cosciente della difficoltà, che non rimuove la paura ma non ti fa mollare. Anche quando perdi gli amici e diventi una persona scomoda. Un soldato che lotta per i diritti di suo figlio. «Chiedendo, informandoti su come hanno fatto altri genitori, cercando medici e neuropsichiatri che credono nelle persone oltre che nelle diagnosi», spiega Giulia. Aiutata, nella sua battaglia, dal fervore e le lotte contro l’emarginazione degli anni Settanta. «Televisione e governo ti lasciano solo, ma tu non devi cedere. Per un bambino l’amore fa tantissimo, ma ci vogliono leggi, insegnanti di sostegno e alloggi che non si ottengono accontentandosi, come dice oggi la legge 104, che un disabile possa integrarsi nella vita e nel lavoro. È ai “si deve” che bisogna puntare. A diritti veri per i nostri figli».
Per farsi aiutare
“Nicola, un’adozione coraggiosa” è la storia di un bimbo handicappato grave chiuso nella prigione dell’autismo che l’amore di una mamma adottiva e una lotta giornaliera per combattere i pregiudizi della società verso chi è diverso riportano lentamente alla vita e alla conquista dell’autonomia. Pubblicato per la prima volta nel 1987 e arricchito nel 1999 di nuovi capitoli che descrivono i progressi e le difficoltà di Nicola tra i 18 e i 30 anni, il libro di Giulia Basano è un messaggio di speranza per chi ha paura di crescere un bambino diverso. Per saperne di più sull’autismo: Fondazione Genitori per l’Autismo, piazza Arcole, 4 – 20143 Milano, Tel.02.58104103;
Fondazione Bambini e Autismo,
galleria F.Pasquini , 1 – 33170
Pordenone, Tel.0434.29187
Ass. Naz. Genitori soggetti autistici,
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