Welfare
Veterinari precari: venerdì non controllerano le carni
Venerdì 4 Novembre manifestano davanti al Ministero della Salute i veterinari con contratti di collaborazione
Sono chiamati coadiutori perché dovrebbero svolgere una funzione aggiuntiva, invece svolgono un ruolo centrale per la nostra salute.
Hanno contratti di collaborazione coordinata e continuativa che, per molti, durano da più di 10 anni. Il loro lavoro si svolge soprattutto presso i posti di ispezione delle frontiere e il Ministero della Salute.
È un comportamento irresponsabile per NidiL e Fp Cgil che indicono per venerdì 4 Novembre la manifestazione dei coadiutori veterinari, chimici e farmacisti che si terrà davanti al Ministero della Salute (lungotevere Ripa. Roma). Le organizzazioni sindacali chiedono di assumere a tempo indeterminato chi da anni protegge la sicurezza dei cittadini.
Da Nidil Cgil fanno sapere che:
In tutto sono 130 – tra veterinari, chimici e farmacisti- eppure sono circa il 70% dei veterinari che prestano servizio alle frontiere. Nella maggior parte degli uffici il rapporto è 3 precari per un veterinario di ruolo.
Attualmente sono pagati con i fondi stanziati dai piani comunitari di emergenza epidemiologica (meglio noti come fondi della bse).
Il Ministero della salute si era impegnato a trasformare -entro l’anno 2005- i contratti di collaborazione dei coadiutori in rapporti di lavoro subordinato.
Eppure, nonostante il rischio dell’influenza aviaria, il ministero con un decreto legge moltiplica la precarietà e al danno aggiunge la beffa.
Infatti, bandirà un concorso per altri 110 veterinari con contratti a termine. E tra una procedura e l’altra, passeranno mesi in cui la nostra sicurezza continuerà ad essere garantita solo dagli attuali co.co.co.
Al senato la maggioranza ha bocciato gli emendamenti che puntavano quanto meno alla conversione delle collaborazioni dei veterinari coadiutori in contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, come i loro futuri colleghi.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.