Formazione

Vertice Ue, protesta di 400 extracomunitari

Ieri notte il via allo sciopero della fame di centinaia di raccoglitori agricoli africani

di Stefano Arduini

Sono in sciopero della fame dalla mezzanotte passata, per ottenere il permesso di soggiorno. Sono 400 e vengono dal Marocco, dall’Algeria, dal Mali, dalla Mauritania e dal Senegal. L’unica donna viene dalla Romania.

Da quindici giorni occupano due capannoni in mattoni e cemento armato, con il tetto ricoperto di catrame, nell’Università Pablo de Olavide, all’estrema periferia orientale di Siviglia. Chiedono ”la regolarizzazione per tutti”, spiega Mohammed, 40 anni, marocchino di Casablanca, da due anni in Andalusia per raccogliere fragole e uva. Otto ore al giorno sotto il sole andaluso, per 30 euro di paga quotidiana. ”Una volta andava bene -racconta- di lavoro ce n’era. Adesso non ce n’è più, solo il fine settimana”, quando gli altri non lavorano. Gli’ ”altri” sono immigrati rumeni e polacchi, che il governo ha favorito negli ultimi tempi. Una guerra tra poveri: il risultato è che ora gli immigrati da Maghreb e dall’Africa nera restano anche per settimane intere senza lavorare e vengono chiamati solo nei momenti di picco. Per questo, racconta Mohammed in uno spagnolo stentato, gli immigrati hanno deciso, 15 giorni fa, di occupare l’università. La polizia, racconta, è intervenuta solo il primo giorno, con i cavalli. Risultato, ”due nostri fratelli sono rimasti feriti. Li hanno portati all’ospedale e non ne abbiamo saputo piu’ nulla. Probabilmente li hanno espulsi”.

I capannoni dell’università ospitano uno il campo di calcetto, l’altro quello di pallacanestro. Ora sono una distesa di materassini di gommapiuma, con uomini dalle facce assonnate e con le spalliere trasformate in stenditoi per asciguamani e biancheria. Regna comunque un certo ordine: le scarpe vengono lasciate fuori, allineate come accade nelle moschee. La spazzatura è raccolta in sacchetti, mentre i bagagli degli occupanti sono ammonticchiati fuori, protetti da una rete di metallo. All’esterno staziona un camioncino della radio andalusa e fanno bella mostra di sè striscioni verdi: ”Necesitamos el apoyo de sensibilidades y las buenas voluntades para conseguir residencia” (”Chiediamo l’appoggio degli uomini sensibili e di buona volonta’ per ottenere la residenza”) e anche ”Estudientes (in realta’ estudiantes, ndr) de la universidad nos ayudais por favor” (”Studenti dell’universita’ aiutateci per favore”).

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.