Politica

Vertice di Porto: l’Europa sociale si rafforza

Complessivamente al summit portoghese si può fare una valutazione molto positiva. Si apre una porta importante per la partecipazione dei cittadini, del mondo cooperativo e del Terzo settore alla costruzione del futuro europeo. Sapremo coglierla? L'intervento del presidente di Cecop-Cicopa Europa

di Giuseppe Guerini

Sul vertice sociale di Porto c’era una grande attesa e vi è stato un forte impegno del Governo Portoghese, durante questo semestre in cui ha retto la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, per dare a questo appuntamento una connotazione inclusiva e concreta.

Le restrizioni dovute alla pandemia hanno complicato molto l’organizzazione e contingentato la partecipazione, tuttavia quello che si è svolto ieri è stato il primo vertice europeo in presenza, dopo mesi di video-conferenze, ma è stata anche il vertice che ha visto una partecipazione importante delle formazioni sociali che hanno contribuito a infrangere quella “bolla” di impermeabilità protocollare che vedeva i vertici europei celebrati nel quartiere europeo di Bruxelles con i palazzi blindati, i blocchi stradali, i reticolati da trincea a chiudere le vie attorno alla sede del Consiglio Europeo.

In qualche misura già giovedì 6 maggio, la Presidente Ursula Von Der Leyen, sembrava anticipare questo nuovo corso della politica delle istituzioni europee. Nel discorso pronunciato in occasione del decimo anniversario dello “State of the Union


organizzato dall'Istituto universitario europeo di Firenze, ha parlato della storia dell’Europa come di una storia di rinascimenti e della necessità di coinvolgere i cittadini in un disegno di responsabilità comune che preveda il “prendersi cura” e l’interessarsi al bene comune come impegno per la nuova rinascita, il discorso di conclude con l’indicazione dell’esperienza della scuola di Barbiana e del “I Care” di Don Lorenzo Milani come un esempio da cui prendere ispirazione. Del resto tra i 20 obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali ve ne sono molto che al Priore di Barbiano sarebbero sembrati doverosi: la riduzione della povertà e delle diseguaglianze da perseguire soprattutto investendo in educazione competenze, prestando attenzione alle nuove generazioni.

Sembra proprio che la torre d’avorio in cui si sono rinchiusi per anni i leader europei in occasione dei vertici, per quanto nell’atmosfera rarefatta del distanziamento interpersonale, delle mascherine e delle sedute a scacchiera, abbia avuto grazie al vertice di Porto una occasione per riavvicinarsi ad una dimensione della politica che è prima di tutto incontro fra forze sociali.

Cosi è stato bello vedere nelle “family-photo” postate sui social network, l’amico e presidente della Social Platform, Piotr Sadowski con la sua mascherina dai colori arcobaleno a fianco di Ursula Von der Leyen – portando quindi una rappresentanza dell’alleanza delle organizzazioni dell’economia sociale e della società civile sul palco delle istituzioni.

L’auspicio è che ora questa “legittimazione” della presenza delle forze sociali nell’ambito del dialogo sociale istituzionale non rimanga un episodio legato al vertice sociale ma si trasformi in metodo a cominciare da oggi stesso, con l’apertura della Conferenza sul futuro dell’Unione Europea che si aprirà a Strasburgo completando queste 4 giornate intense di protagonismo sociale europeo – iniziate col discorso di Firenze del 6 maggio e che si concluderanno con la conferenza di Strasburgo di domenica 9 maggio.

Nel merito, come spesso accade, il vertice si è svolto tra luci ed ombre, negoziati, sessioni tematiche e compromessi, resi necessari dalla distanza tra le posizioni dei Governi degli stati membri, con buona parte dei nordici e dei cosiddetti 'frugali' che sin dall'inizio del percorso si erano mostrati riluttanti ad avere un testo che affermasse il ruolo dell'Unione in campo sociale, mentre stati membri come la Spagna, l'Italia o la Francia, puntavano ad una dichiarazione conclusiva più ambiziosa che impegnasse l’Unione Europea e gli Stati membri a ridurre le disuguaglianze, anche agendo sulla "difesa del giusto salario" che, con la proposta di direttiva sul salario minimo rimane uno dei nodi più controversi. In questa direzione si è mosso l’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi che nel suo intervento ha ribadito l’importanza di ridurre le diseguaglianze e migliorare l’inclusione sociale attraverso il lavoro e la buona occupazione.

La versione finale della dichiarazione conclusiva del vertice alla fine rappresenta certamente un passo avanti e – rispetto alla “proclamazione” del pilastro dei “diritti annunciati” – che caratterizzo il vertice di Göteborg del dicembre 2017 sembra effettivamente orientarsi verso la messa in atto dei diritti sociale o quanto meno ad un investimento politico maggiormente impegnativo – indispensabile quanto meno per la “rinascita” europea dopo la pandemia (qui il Porto Social Commitment).

Significativo anche il risultato ottenuto dalle organizzazioni sociali, che hanno ottenuto l’impegno a sviluppare indicatori alternativi e complementari al PIL per la valutazione delle performance economiche dei Paesi, riuscendo a vincere le resistenze di molte delegazioni governative – anche grazie al sostegno che la proposta ha ottenuto dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Mentre qualche compromesso al ribasso è stato necessario per le questioni relative all'uguaglianza di genere che ha trovato la forte opposizione di Polonia e Ungheria. Il risultato è che comunque grazie alla determinazione di Spagna e dello stesso Portogallo la dichiarazione contiene l’impegno a "lavorare attivamente per colmare il divario tra uomini e donne in materia di occupazione, retribuzione e pensioni".

Complessivamente del vertice sociale si può fare una valutazione molto positiva e un plauso va fatto al Governo del Portogallo che ha investito molto per questo risultato, certo l’assenza di Angela Merkel e del premier dei Paesi Bassi non è passata inosservata -ma non imputerei questo ad una sottovalutazione della dimensione sociale, ma forse a qualche imbarazzo nato rispetto alle diverse posizioni sulla vicenda “brevetti sui vaccini” – che naturalmente è stato uno dei temi di cui si è parlato molto – e probabilmente moltissimo nelle relazioni faccia a faccia – tra i leader europei. E qui con qualche orgoglio possiamo registrare che ancora una volta Mario draghi potrebbe essere il leader europeo che farà la differenza. Non a casa qualcuno parla sempre più del nostro PdC quale vero successore della Cancelliera come figura di riferimento per le istituzioni e la politica per il futuro prossimo dell’Unione Europea.

Ecco appunto, il futuro dell’Unione Europea è stato un altro dei temi trattati tra corridoi e meeting-room di Porto, dove finalmente si raggiunto l’accordo sulla composizione e il ruolo dell'assemblea plenaria della Conferenza sul futuro dell'Europa, che verrà approvata ufficialmente domenica 9 maggio, durante l'evento di lancio della Conferenza presso la sede del Parlamento Europeo a Strasburgo.

L'assemblea plenaria, una sorta di piccola mini costituente, dovrà discutere le proposte che alimenteranno la piattaforma digitale composta da 433 membri: 108 deputati nazionali, 108 deputati al Parlamento europeo, 54 rappresentanti del Consiglio, 3 rappresentanti della Commissione, 18 rappresentanti del Comitato economico e sociale e 18 del Comitato delle regioni, 8 rappresentanti delle parti sociali e 8 della società civile. Ci dovrebbe essere spazio anche per i cittadini: 80 persone dai panel di cittadinanza che parteciperanno alla piattaforma, 27 dagli eventi nazionali, 1 dal Parlamento europeo dei giovani. Vale a dire 108 cittadini su un totale di 433 iscritti.

Proprio la partecipazione dei cittadini è ancora oggetto di negoziati tra Consiglio europeo e Commissione europea, che sono a favore e Parlamento perplesso nel timore che la partecipazione diretta dei cittadini crei un conflitto di legittimità tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa.

Questo dovrebbe rappresentare un ulteriore stimolo per i cittadini europei ma in particolare per le organizzazioni sociali, gli enti del terzo settore per precipitarsi sulla piattaforma della #CoFoE e prodigarsi per organizzare iniziative, formulare proposte, partecipare ad eventi. Non sono infatti i summit né le conferenze di lancio il solo termine di paragone, nè il solo indicatore di successo della partecipazione sociale, serve costanza di applicazione e serve impegno … organizzazioni del terzo settore, all’alleanza delle cooperative sociali, ai sindacati di farsi parte diligente e di promuovere una partecipazione attiva attraverso la piattaforma allestita per questa occasione. Potrebbe essere in grande esercizio di democrazia partecipativa per dare sostanza e consistenza alla piattaforma digitale. Se non lo faremo, diventeranno sempre meno credibili le lamentele sulle istituzioni lontane, sull’Europa chiusa nella bolla di Bruxelles, il tempo è questo e non basteranno 133 risposte, come accaduto per la recente consultazione sul piano d’azione per l’economia sociale, servirà dimostrare che abbiamo parole per raccontare il futuro dell’Europa di cui vogliamo avere cura. Lo diceva già Don Lorenzo Milani…serve avere cura e farsi parte interessata: “I care” indeed for the future of our Europe.

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