Morning Future

Verso una scuola più umana?

Nei mesi scorsi hanno fatto notizia alcuni episodi: dalla lettera della Preside del liceo Bottoni di Milano che esortava gli studenti a non considerare la bocciatura come un fallimento personale, all’allestimento di una nursery nel liceo Nervi-Severini di Ravenna per consentire a una studentessa neo-mamma di continuare a frequentare le lezioni. In un sistema scolastico come quello italiano, che pure presenta ancora forti criticità, si stanno compiendo passi avanti che fanno sperare in un futuro in cui lo studente sia considerato davvero nella sua totalità di individuo?

di Redazione

La preside del liceo Bottoni di Milano, Giovanna Mezzatesta, sul finire dello scorso anno scolastico, ha scritto una lettera in cui esortava gli studenti che vivono l’esperienza della bocciatura a non considerarla come un fallimento personale, ma come una parte del percorso e, soprattutto, come responsabilità dell’intero sistema scuola. Il Preside del liceo artistico Nervi-Severini di Ravenna ha fatto allestire una nursery per consentire a una studentessa, diventata mamma da pochi mesi, di continuare a seguire le lezioni – e poter così conseguire il diploma – portando con sé il proprio bambino. Le tradizionali sospensioni potrebbero essere sostituite da lavori socialmente utili. Cosa hanno in comune queste esperienze di cui, nei mesi scorsi, si è tanto parlato? Come sta cambiando la scuola oggi?

Molti giovani studenti gridano un disagio sempre più evidente. «Se guardo i miei studenti (della scuola superiore) sono convinto che oggi assistiamo ad una nuova forma di ‘invisibilità giovanile che non riguarda la conferma della loro presenza da parte del mondo adulto, ma la difficoltà di comprendere quel mondo interiore che portano dentro e questo li rende invisibili a loro stessi nel decifrare le loro emozioni, le loro fragilità, le loro ansie. E il loro silenzio li rende ancora più invisibili ai nostri occhi di adulti», osserva Gianmario Vitali, professore  dell’Istituto “Lorenzo Federici” di Trescore Balneario (Bergamo). «Se i ragazzi non stanno bene, non sanno riconoscere le loro emozioni e chiamarle per nome, sta a noi adulti creare le condizioni perché questo avvenga. Offrire quelle chiavi/occasioni per poter uscire in modo definitivo da una cella che spegne la loro vita e fa sentire gli adulti ‘persi e dispersi’ di fronte al loro silenzio».

La bocciatura non è un fallimento

In un sistema sempre più competitivo, votato alla performatività, in cui eccellere è la norma e l’ansia da prestazione anche, il gesto della preside Giovanna Mezzatesta spicca per la sua umanità. La dirigente si schiera dalla parte degli ultimi che poi ultimi, in realtà, non sono. Perché bocciare non significa fallire o essere dei perdenti, senza speranza. Non è così. La preside non rinfaccia loro le mancanze che li hanno portati a perdere l’anno, il tempo perso, il restare indietro. Piuttosto il suo è un mea culpa che rivela il lato umano, empatico di questa donna, che evidenzia – senza trascurare le ovvie responsabilità degli studenti bocciati – come la responsabilità non sia solo individuale.

Libri e biberon, astuccio e pannolini

Un futuro, il loro che, seppur in salita, non è precluso. Così come non è affatto precluso a Sofia Baroni, 20 anni, madre di Edoardo, nato il 10 ottobre 2022. Gianluca Dradi, il Preside del Liceo Artistico Nervi-Severini di Ravenna, ha allestito una nursery e le ha permesso che il passeggino potesse stare in aula, un banco in più.
«Molti si sarebbero arrestati di fronte al problema della responsabilità, io mi sono assunto il rischio di far entrare un bambino piccolo visto che a scuola sono assicurati solo gli studenti e il personale – spiega Dradi – ma ne vale la pena, era una cosa da farsi e possibile con un poco di buona volontà e molta creatività. Talora occorre piegare le norme e le disposizioni organizzative alla realtà dei fatti, citando Aristotele non puoi usare una riga per misurare curve».

Ministro Valditara: volontariato per chi è sospeso

A giugno il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato una riforma del voto in condotta e della sospensione, che è stata poi votata qualche giorno fa, come abbiamo raccontato in questo articolo.

Tra le novità, ci sarà anche il coinvolgimento degli alunni sospesi in esperienze di cittadinanza solidale. Secondo Ivo Lizzola, Professore di Pedagogia Sociale e di Pedagogia della Marginalità, del Conflitto e della Mediazione all’Università di Bergamo «la questione della non sospensione e dell’ingaggio in attività socialmente utili non è stata inventata ora». «Conosco almeno 50 o 60 scuole che l’hanno fatto negli ultimi dieci anni», spiega, «queste esperienze mostrano dei valori e dei limiti». L’elemento positivo – secondo l’esperto – consiste nello sperimentare contesti concreti di vita, in cui si fa un’esperienza “altra” di rapporto con gli altri e con le cose, che si connota come relazione responsabile. Questa possibilità, tuttavia, dovrebbe essere offerta a tutti: una scelta didattico-pedagogica di comunità, per dar senso allo studio e motivarlo, facendone scoprire il valore all’interno di un ambiente di vita reale, dove mettere in gioco le competenze che si stanno acquisendo. «Potremmo pensare queste attività come qualcosa che svolge l’intera classe», continua il pedagogista, «dando particolare responsabilità a chi ha dimostrato di averne meno». Nell’anno scolastico che si chiuso nei mesi scorsi, d’altronde, le scuole hanno messo a fuoco la difficoltà di trovare strumenti alternativi alla sospensione, da mettere in campo dinanzi ai comportamenti scorretti dei ragazzi. A Pavia, per esempio, è nata una rete di scuole che propone ai ragazzi sospesi un percorso con Simone Feder e la Casa del Giovane.

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Foto in apertura, Aedrian by unsplash

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