L’anno scorso gli investimenti in rinnovabili sul pianeta sono stati circa il doppio di quelli nelle fonti fossili.
I tempi stanno cambiando e il nostro Paese può essere protagonista di questo processo in corso. Ovviamente molto dipende dalla scelte della politica e delle istituzioni. È necessario avanzare misure coerenti con gli impegni del vertice sul clima di Parigi del 2015, la COP 21 e proseguire con il cammino imboccato dall’Europa sull’economia circolare, proporre una Strategia Energetica Nazionale che investa tutti i settori e che sia al tempo stesso coerente ed ambiziosa.
La transizione verso la produzione energetica sempre più green è già in atto. Nel campo della mobilità elettrica il governo cinese, ad esempio, ha imposto che dal 2019 tutte le case automobilistiche che operano in Cina, il più grande mercato del mondo, dovranno vendere almeno il 10% di auto a motore elettrico, con l’obiettivo di avere al 2025 il 20% del parco circolante di nuova immatricolazione ad emissioni zero; e già oggi nelle grandi città cinesi possono circolare solo scooter elettrici.
Pochi giorni fa a Parigi il Sindaco di Milano Sala, al vertice delle città impegnate per il clima, C40Network , ha siglato un accordo con i suoi pari ruolo di Parigi, Londra, Barcellona, Auckland, Los Angeles, Seattle, Città del Capo, Città del Messico, Vancouver, Quito e Copenaghen per raggiungere le zero emissioni entro il 2030. Dal 2025 il Comune di Milano si è impegnato ad acquistare per il servizio pubblico solo bus elettrici.
Per quanto riguarda la produzione di energia invece nei prossimi cinque anni, stima l’Agenzia internazionale dell’energia, si costruiranno centrali elettriche da rinnovabili per un milione di megawatt.
Ci sono importanti novità anche in Italia (un anno fa ho riportato idati sulla leadership italiana in ambito europe su questo tema)
Il 10novembre è stata presentata infatti la Strategia Energetica Nazionale:
L’obiettivo della Strategia Energetica Nazionale è quello di far uscire l’Italia dal carbone entro il 2025. Sarà una spinta sulla tecnologia e una spinta della qualità della vita, ma se vogliamo anticipare l’uscita dobbiamo essere sicuri nella produzione di energia elettrica. Per questo il gas sarà l’energia di transizione. Sarà anche individuata una lista di infrastrutture necessarie al raggiungimento dell’obiettivo.
ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda
Un primo passo quindi per far sì che l’Accordo di Parigi sul clima possa diventare una realtà nel nostro Paese e non solo una promessa,anche se a molti analisti non convince la scelta di puntare ancora molto sul gas, comunque un combustibile fossile e climalterante, piuttosto che direttamente sulle rinnovabili come invece si dovrebbe e potrebbe.
Ma se una volta, non molti anni fa, green economy ed economia circolare potevano essere percepite come scelte per anime belle, oggi — complice anche la crisi contro la quale si sono dimostrati efficaci anticorpi — sono una delle principali armi contro i mutamenti climatici, i cui gravi effetti appaiono sempre più evidenti, oltreche una straordinaria frontiera per la competitività dei sistemi produttivi e delle imprese.
Molte aziende italiane, incluse molte PMI, lo hanno capito già da tempo, come dimostrano i numeri e le storie dell’ ottava edizione di GreenItaly 2017, il rapporto realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere.
La green economy ad esempio ha prodotto già 2 milioni 972 mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’, il 13,1% dell’occupazione complessiva nazionale.
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