Sostenibilità

Verso le alte quote in cerca di freddo e neve

Le conseguenze per animali e piante: per reagire al mutamento climatico, molte specie si spostano. Ma dove non è possibile...

di Redazione

L?allarme lo lancia l?Ocse nel suo dossier Cambiamenti climatici nelle alpi europee del gennaio di quest?anno: le Alpi sono particolarmente esposte ai cambiamenti climatici, hanno registrato aumenti locali di circa tre volte la media globale. Gli anni 1994, 2000, 2002 e 2003 sono stati i più caldi registrati sulle Alpi dal 1500; le proiezioni dei modelli climatici mostrano cambiamenti addirittura più accentuati per gli anni a venire, con sempre meno neve e fusione dei ghiacciai. Secondo il documento WWF Alpi e turismo: trovare il punto di equilibrio c?è stato negli ultimi decenni un decremento delle precipitazioni nevose nell?intero settore meridionale delle Alpi, senza particolari distinzioni geografiche o altimetriche. Il valore di decremento medio delle precipitazioni nevose è del 18,7%, valido per le 35 stazioni prese in considerazione dallo studio WWF, e può considerarsi indicativo per larga parte dei settori alpini meridionali posti tra i mille e i 2.500 metri di quota. La preoccupazione dell?Ocse è rivolta all?industria turistica dello sci. Ma in realtà esiste un rischio più serio di estinzione per molte specie animali e vegetali alpine, che dovranno reagire velocemente alla modifica dei loro habitat di riferimento, influenzati dai cambiamenti climatici. Sulle Alpi c?è un?estesa gamma di microclimi: tutto ciò porta ad una grande ricchezza di habitat. Ad esempio è molto diversa la quantità di pioggia registrata tra località distanti pochi chilometri tra loro (gli oltre 2mila mm annui che cadono lungo il crinale orobico occidentale ed i 1.200 mm del fondovalle valtellinese, distante solo 15 km) oppure è molto diverso il dato annuale medio tra diversi settori della catena alpina (450 mm ad Aosta, oltre 3mila mm in alcune stazioni del tarvisiano). In questo contesto, aumenti di temperatura e variazione del ciclo delle precipitazioni (neve e acqua) richiedono già oggi reazioni delle specie alla modifica degli habitat, che di solito avvengono in tempi lunghissimi per selezione naturale. Una strategia è la migrazione verso quote maggiori che naturalmente, se parliamo di pochi decenni, è l?unica da prendere in considerazione. Ma, di fronte alla difficoltà per le specie vegetali a colonizzare nuovi ambienti quando il territorio è molto frammentato dalla presenza umana, o di fronte a montagne che non raggiungono le quote necessarie, come nel caso delle Prealpi, è alto il rischio di estinzioni locali. Che fare? Mai come in questo caso la soluzione è globale. Nel frattempo però dobbiamo ridurre lo stress che le nostre attività industriali e del tempo libero producono sugli ambienti naturali montani, dobbiamo migliorare la nostra conoscenza sugli effetti dei cambiamenti climatici, capire dove lo stress climatico incide e intervenire con progetti mirati che favoriscano la capacità di migrazione. * Responsabile programma Alpi WWF Italia www.wwf.it/alpi


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA