Cultura

Verso la Giornata mondiale dei giovani. A Toronto il Papa, non il papalesimo

E' la religione mediatica, che enfatizza il pontefice come personaggio, ricorrendo a forzature incredibili. Un esperto smonta questo teatrino e si dissocia

di Lucio Brunelli

Una nuova religione s?aggira nell?etereo mondo dei mass media. È il papalesimo. Ha come contenuto unico ed esauriente il papa inteso come personaggio, a prescindere dal suo ruolo tradizionale, storico, di Custode della fede cattolica. Il papalesimo nasce non contro, bensì accanto alla vecchia religione del cristianesimo. Ma ne costituisce, nei fatti, un superamento.

Martirio?
Il papalesimo, neologismo geniale coniato dal Centro studi teologico di Milano, usa gli stessi termini del vocabolario cristiano. Ma li riformula, snaturandoli, secondo i propri fini. Prendiamo ad esempio il termine ?martirio?. Nella tradizione cristiana ha sempre avuto un significato univoco: essere uccisi in odio alla fede. Non una scelta propria, dunque. Perché sarebbe la ricerca egocentrica di una gloria, sia pure la gloria degli altari. Al contrario, una ?grazia?: la grazia di una testimonianza resa «fino all?effusione del sangue». Pensiamo ora a come la nuova religione usa il termine martirio applicandolo al personaggio Wojtyla. «Il papa vuole morire martire» hanno strillato i giornali qualche giorno fa. Attribuivano con ciò a Giovanni Paolo II la scelta di escludere in modo definitivo l?ipotesi delle dimissioni per motivi di salute e di andare avanti a oltranza: fino a morire delle fatiche autoimposte per fedeltà ai suoi doveri apostolici.
Nulla a che vedere con la visione cristiana di una morte inflitta da altri in odio alla fede. Nella versione propagata dai sacerdoti del papalesimo il martirio diventa quasi un lucido suicidio, per amore dell?umanità. Atto estremo di un eroismo misticheggiante. Finale epico di una storia trasformata in Mito. Una storia in cui, si badi bene, Gesù Cristo (contenuto unico ed esauriente della religione cristiana) può entrare o meno. Ma solo come controfigura. Come comparsa. Perché ciò che conta è solo il personaggio virtuale del papa; non la sua fede personale, non il depositum che gli è stato affidato. E infatti, mentre il papalesimo prospera (su giornali e tv), il cristianesimo langue (nei cuori e nelle menti).
Per sostenere la sua mitologica religione, il papalesimo ha bisogno di continue forzature mediatiche. Per riportare o, nel caso di scantonamenti intollerabili, spingere a forza il papa reale nella parte assegnata.
Emblematico quello che è accaduto il 29 giugno scorso, in occasione della festività dei santi Pietro e Paolo: l?ignaro Giovanni Paolo II ha pronunciato una tranquillissima e cristianissima omelia. Tutta dedicata ovviamente al ricordo della vita e del martirio dei due santi venerati quel giorno nel calendario liturgico. Con altrettanto ovvio auspicio, rivolto a tutti i cristiani, papa incluso, di seguire il loro esempio e la loro testimonianza. Neanche un parola sulle dimissioni, naturalmente. E nemmeno un?espressione, di quelle usate tante volte in precedenza, per affidare alla divina Provvidenza la decisione sul ?come? e il ?quando? avrà fine il suo pontificato.

Cialtronismo
Ebbene, per uno di quei misteriosi (ma non troppo) meccanismi, qualche agenzia ha provato a buttare lì che Wojtyla con l?accenno al martirio (reale) di Pietro e Paolo aveva inteso in realtà annunciare il suo, di martirio. Un martirio che si capovolgerebbe così addirittura in una forma di suicido. Per un incontrollabile effetto a catena (lanci di agenzia, tv, carta stampata) questa invenzione mediatica è diventata notizia di prima pagina.
Non è solo cialtronismo professionale. È la nuova religione che si autoalimenta. È l?effimero papalesimo che avanza. Con la stessa tragica rapidità con cui il cristianesimo arretra nel mondo reale. In uno scorcio finale di pontificato caratterizzato, paradossalmente, non dalla ricerca di un culto pagano della personalità ma dalla riscoperta della sobria essenzialità della tradizione cristiana.

Lucio Brunelli vaticanista del Tg2

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.