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Verso la Conferenza di Napoli/1. L’“inquinamento” dei registri Di chi è la colpa?

Il volontariato in crisi di identità? Forse, ma di certo non per colpa delle organizzazioni ma eventualmente a causa di una legislazione confusa e di una pubblica amministrazione invadente...

di Redazione

Il volontariato in crisi di identità? Forse, ma di certo non per colpa delle organizzazioni ma eventualmente a causa di una legislazione confusa e di una pubblica amministrazione invadente. L?interrogativo su quale ruolo debbano avere le organizzazioni di volontariato nei rapporti con le istituzioni e con l?economia è stato al centro del convegno organizzato a Roma dal Comitato Luciano Tavazza. L?iniziativa, la prima del Comitato presieduto da Felice Scalvini, ha riunito al Cnel rappresentanti di organizzazioni, giuristi ed economisti.

«Il volontariato», ha ricordato monsignor Giovanni Nervo, presidente della Fondazione Zancan, «è anticipazione di risposte a bisogni emergenti. è integrazione tra i servizi esistenti. è stimolo alle politiche sociali. è la promozione della solidarietà informale di base».

Identità e valori che, secondo Renato Frisanco, responsabile del Centro studi della Fivol, rischiano di essere smarriti. «Vi è un discreto numero di organizzazioni», ha sottolineato, «che ?inquinano? i registri di volontariato mancando di almeno uno dei requisiti previsti dalla legge 266: gratuità, solidarietà, democraticità, autogoverno e autonomia. Il volontariato organizzato è fenomeno bifronte: una serie di indicatori lo descrivono in crescita e altrettanti rivelano nodi problematici che talvolta, più che una crisi di crescita, segnalano una crisi di identità».

Una confusione che secondo Carlo Borzaga, professore di Economia all?università di Trento, non è generata dalla deriva di alcune organizzazioni ma dalla confusione normativa che caratterizza la disciplina del volontariato. «La prima a non rispettare l?identità del volontariato», ha spiegato, «è stata proprio la pubblica amministrazione che ha pressato le stesse organizzazioni con i processi di esternalizzazione dei servizi». Per Borzaga la legge sull?impresa sociale potrebbe contribuire a far chiarezza facendo da spartiacque tra quelle organizzazioni che sistematicamente svolgono un?attività imprenditoriale e quelle che continuano a operare nel pieno rispetto dei principi della legge 266.

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