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Veronika, da Kiev ad Assisi per continuare a vivere
Con tutta la sua famiglia è ora accolta all’Istituto Serafico la bambina di quattro anni, con una grave disabilità, che dopo la chiusura dell’ospedale a causa della guerra non aveva più un luogo dove essere curata. Dopo di lei nel centro umbro è arrivato anche un altro piccolo ucraino con disabilità insieme alla famiglia. Grazie al progetto «I letti di Francesco», vero e proprio corridoio umanitario dedicato ai minori con pluridisabilità dal 2013 l'Istituto ha già accolto diversi bambini
Quanti chilometri ci sono tra Kiev ed Assisi? Oltre 2mila. E sono quelli che ha dovuto percorrere per continuare a vivere la piccola Veronika D., 4 anni con una grave disabilità, sdraiata sulle gambe di sua mamma Olha. Da alcuni giorni è accolta all’Istituto Serafico di Assisi dove ora potrà seguire un percorsi di cura e riabilitazione che a causa della guerra non poteva più seguire in Ucraina.
Veronika, dopo un arresto cardiaco prolungato e il conseguente coma, da due anni non può muoversi, ha bisogno di un sondino per nutrirsi e ogni giorno lotta per sopravvivere. Una situazione precaria che la guerra che sconvolge l’Ucraina dal 24 febbraio ha reso ancor più difficile se non impossibile. Ed è a questo punto che la sua storia ha una svolta. Quando Francesca Di Maolo, presidente dell'Istituto Serafico, è venuta a conoscenza della situazione in cui versava la piccola grazie alla segnalazione dell’Ufficio Salute della Cei – impegnato con Caritas Italiana sul fronte dell’accoglienza dei profughi – ha immediatamente manifestato la disponibilità ad accogliere quanti più bambini possibili facendo di tutto affinché Veronika potesse arrivare con tutta la sua famiglia nella struttura di Assisi, accendendo così una luce di speranza tra le tante immagini di morte, macerie e distruzione
Non è la prima volta che il Serafico (nella foto), realtà sanitaria attiva dal 1871 nell'ambito della riabilitazione per bambini e ragazzi con disabilità gravi e gravissime, ospita bambini disabili provenienti da zone di guerra: nel 2014 è stata la volta di Shosho, dall'Iraq; poi è arrivato Eddy, dal Kosovo. L’accoglienza e una valutazione delle loro necessità sanitarie e riabilitative sono garantite dall’Istituto Serafico grazie al progetto «I letti di Francesco», vero e proprio corridoio umanitario nato nel 2013 dopo la visita di Papa Francesco e a lui dedicato, per fornire le cure necessarie proprio a tutti quei minori con pluridisabilità provenienti da zone di guerra o da realtà che non consentono un adeguato percorso riabilitativo.
«Casa mia adesso è qui, dove sta bene mia figlia, dove viene seguita e non viene considerata uno scarto come accaduto fino a ora» a parlare è Yevhen, il papà della piccola. La storia di questa famiglia (papà Yevhen, mamma Olha, la piccola Veronika e i fratelli Vlada, di 14 anni, e Nazar di sei) è iniziata a Kiev, il primo giorno dell’invasione armata.
Sopra papà Yechen con il piccolo Nazar ad Assisi, sotto Veronika con la mamma Olha
«Vivevamo per un mese a Dnipro, la nostra città, e uno a Kiev dove Veronika seguiva una serie di terapie in una clinica privata. Per pagare l'affitto della casa e le cure facevo due lavori: avevo un negozio di accessori per telefonia e nel tempo libero facevo anche il tassista». Due lavori che però non bastavano per le costosissime cure della piccola, tanto che la famiglia aveva lanciato un appello sui social raccolto da numerosi connazionali: proprio grazie alla generosità degli ucraini, infatti, gli era stato possibile raccogliere i fondi necessari alle terapie. Lo scoppio della guerra ha sorpreso la famiglia «nel nostro ultimo giorno a Kiev; l’allarme antiaereo è scattato alle 5.30 del mattino: noi avevamo l’appuntamento finale del ciclo di cure alle 10!» prosegue Yevhen. «Non abbiamo potuto completare le terapie e siamo tornati a Dnipro per trovare qualcuno in grado di aiutare Veronika».
Settimane in cui anche solo contattare un medico è stata un’impresa impossibile «ed è per questo che siamo andati a Ovest: la nostra priorità era trovare le medicine e gli alimenti per Veronika: senza quelli era impossibile pensare di muoversi». Ma con le farmacie vuote e gli ospedali in stato di emergenza ci sono voluti giorni e giorni per mettere insieme i medicinali necessari. Poi, appena è stato possibile, hanno viaggiato verso Ternopil a Ovest. Ma la guerra li ha raggiunti anche lì: Yevhen e la sua famiglia quindi, grazie a una parente in contatto con il Segretario dell’Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyc, hanno trovato un link con il Serafico. Il viaggio per raggiungere l'Umbria non è stato semplice: «Abbiamo dovuto attraversare il confine ungherese e Veronika, con la malattia che la costringe a vivere sdraiata, ha affrontato il viaggio sulle gambe di mia moglie, mentre io guidavo. Ho guidato per almeno dieci ore di fila…. Ma non potevamo fermarci anche se la stanchezza stava prendendo il sopravvento: dovevamo arrivare il prima possibile qui, dove qualcuno avrebbe potuto garantire le cure e l’assistenza necessaria a Veronika».
«La nostra équipe multidisciplinare, in collaborazione con i genitori, metterà a punto un programma riabilitativo e assistenziale personalizzato e adatto ai bisogni di salute della bambina con l’obiettivo di garantire in modo concreto, a lei e a tutta la sua famiglia, la migliore qualità di vita possibile», spiega il direttore sanitario dell’Istituto Sandro Elisei.
Pochi giorni dopo Veronika all’Istituto Serafico è arrivato un altro bambino ucraino con disabilità, Platon di un anno e mezzo, mentre l’arrivo di altri bambini con disabilità sono attesi nelle prossime settimane. Le due famiglie hanno ora trovato ospitalità in alloggi messi a disposizione della Caritas.
Immagini da Ufficio stampa
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