Famiglia

Verità sui desaparecidos

I responsabili della scomparsa di 30 mila argentini sono stati assolti con un colpo di spugna. Ma le madri e le nonne delle vittime, da vent’anni, scendono in piazza per chiedere giustizia. E per sape

di Cristina Giudici

«S tanotte ho sognato Gesù bambino. Mi ha detto che voi dovete morire». Così l?ammiraglio Emilio Massera, iscritto alla P2 di Licio Gelli e uomo forte della giunta militare durante la dittatura, mandava a morire gruppi di prigionieri eccedenti dell?Esma, la scuola superiore della Marina militare nel centro di Buenos Aires, trasformata in un campo clandestino di sterminio per gli oppositori del regime. I ?voli speciali? erano settimanali. I detenuti scelti aspettavano nei sotterranei per circa 24 ore, incappucciati e incatenati, poi il silenzio veniva rotto dal rumore dei motori. Venivano caricati sugli aerei, inebetiti da iniezioni di Pentotal e gettati nel vuoto. I corpi finivano in mare aperto o nel Rio de la Plata. Accadeva sul finire degli anni ?70. Le vittime dei voli sono state circa 4.000. La confessione del capitano di corvetta, Francisco Scillingo, contenuta nel libro intervista del giornalista Horacio Verbitsky, ormai è di pubblico dominio. E nonostante la legge dell??obbedienza dovuta?, promulgata dal primo presidente civile, Raul Alfonsin, né quella del ?punto finale? varata dall?attuale presidente, Carlos Menem, abbiano assolto con un colpo di spugna i 1.300 militari responsabili della scomparsa di 30 mila argentini, le madri e le nonne di Plaza Mayo non si arrendono, anzi non dimenticano. Così, ogni giovedì, da vent?anni, scendono in piazza per ricordare e per chiedere giustizia. Un?altra forma di protesta avviata di recente è quella di segnalare con cartelli le abitazioni dei militari avvertendo così i vicini della presenza dei torturatori. Due anni fa, durante l?anniversario dei vent?anni del golpe, c?è stato il battesimo dei figli degli scomparsi. Qualcuno di loro ha sentito la necessità di avvicinarsi alle madri per indagare sul proprio passato, la stampa ha fatto da cassa di risonanza e ora si sta assistendo, per la prima volta, all?incontro dei figli degli scomparsi, in cerca della propria identità. Alcuni sono nati in cattività durante il sequestro, altri sono stati adottati dai carnefici dei loro genitori e solo da poco hanno saputo la verità. Dei 500 figli dei desaparecidos, ne sono stati recuperati solo 60: perciò le madri hanno costituto una banca di Dna per permettere ai figli degli scomparsi di scoprire la verità. Questi ragazzi, che oggi hanno 20 anni, sono il ricambio della memoria vitale per le madri e le nonne di Plaza de Mayo, loro rappresentano la speranza che un giorno la verità arriverà. E forse allora verrà anche il perdono.


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