Sostenibilità
Ventuno libri per affrontare le sfide del nuovo anno
Abbiamo chiesto a 11 protagonisti del mondo filantropico, dell'impatto e dell'economia sociale di indicare le letture che possono costituire un ottimo baedeker per le sfide dell'anno che viene. Ecco le risposte di Davide Minelli, Flaviano Zandonai, Stefania Grea, Rossella Sobrero, Francesca Campora, Antonio Danieli, Alessia Gianoncelli, Federico Mento, Francesco Samorè, Lucia Dal Negro e Cardenia Casillo
Un nuovo anno attende chi lavora per una società giusta partendo da una realtà economica o dai frutti di essa, utilizzati in forma filantropica.
È il mondo che cerchiamo di scandagliare e di raccontare settimanalmente con ProdurreBene, la newsletter curata da chi scrive, dedicata appunto al mondo delle aziende responsabili, delle fondazioni familiari e corporate, della finanza a impatto, dell’economia sociale. Ad alcuni dei protagonisti di questo mondo, abbiamo chiesto di indicarci alcune letture che, a loro avviso rispondano meglio alle sfide di questo 2024. Saggi e autori che, in qualche misura, possano sostenere, se non guidare, certamente aiutare, il lavoro di chi opera sul fronte del cambiamento sociale ed economico.
I valori oltre la Nutella
«Io le rispondo Michele Ferrero: condividere valori per creare valore di Salvatore Giannella, edito da Salani», dice Davide Minelli, ceo dell’impresa sociale Tech Soup Italia. Partiamo col signore che ha inventato la Nutella e un grande impero dolciario, un’azienda così finanziariamente sana che può permettersi di stare fuori dalla Borsa, non dovendo cercare i capitali. Un’aziende-mito per il welfare aziendale. Telegrafiche ma molto chiare le motivazioni di Minelli: «È uno splendido esempio di quando si fa impresa mettendo al centro la persona».
Innovationship – L’innovazione guidata dal capitale relazionale di Benedetto Buono e Federico Frattini, edizioni Egea, è invece la prima scelta di Stafania Grea, segretario generale di Humane age Institute – Fondazione Manpower. «È interessante», spiega «perché da una gestione strategica e attenta di tutti gli stakeholders, può crearsi un impatto sinergico delle varie attività superiore a quanti potrebbero ambire i singoli portatori di interesse. Nel mondo della filantropia, che sto imparando a conoscere da un anno e mezzo, vi è molta necessità di mettere insieme le forze gestendo bene le relazioni».
Grea ci aggiunge anche Sostenibilità Digitale: perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale, scritto da Stefano Epifani per edizioni Digital Transformation Institute. «Perché se la trasformazione digitale ha migliorato la vita dell’uomo, l’Ai trasformerà radicalmente il mondo del lavoro e la nostra società, e vi è ora la necessità di comprendere come la stessa trasformazione digitale possa vincere la sfida della sostenibilità ambientale, economica, sociale e digitale».
Piattaforme e imprese. Buone.
Flaviano Zandonai, firma nota per i lettori di VITA, sociologo e open innovation manager al consorzio Cgm, offre un paio di sapidi spunti di lettura. «Cloud Empires di Vili Lehdonvirt, edito da Einaudi, è un saggio davvero ben scritto per comprendere da dove vengono e come funzionano le piattaforme digitali (Amazon, Airb&b, ecc.) e attraverso quali iniziative – non solo di regolazione pubblica o di advocacy dal basso – possono essere riformate per non essere sudditi del loro modello “imperiale”». L’altra proposta è invece «uno studio di biologia e neuroscienza utile per tutti coloro che accompagnano e valutano azioni individuali e collettive perché mette bene in luce la capacità, non solo umana peraltro, di far interagire l’intenzionalità dell’agire e l’apprendimento dai feedback ambientali». Si intitola Dalle lucertole all’uomo di Michael Tommasello, edito da Raffaello Cortina.
Rossella Sobrero, “inventrice” del Salone della Csr e dell’Innovazione sociale, propone una «interessante e articolata riflessione sulle ragioni per cui conviene vedere il business con nuovi occhiali cambiando il paradigma e modificando il modo stesso di “fare impresa”», quella di Paolo Braguzzi con L’Impresa for good (Franco Angeli) e poi un lavoro di Maria Cristina Antonucci, Comunicazione e advocacy per il Terzo settore (Elena Zanella Editore). Si tratta, spiega, di «un aiuto agli Enti del Terzo Settore per imparare a valorizzare la capacità trasformativa, migliorare la comunicazione strategica, gestire in modo efficace la relazione con gli stakeholder».
Filantropiche letture
Articolato e interessante – come gli accade spesso – il ragionamento di Antonio Danieli, vicepresidente e direttore generale di Fondazione Golinelli a Bologna.
«Propongo di concentrarsi su due tra le sfide più urgenti in assoluto per l’essere umano: la transizione geopolitica e quella tecnologica, ponendo l’accento fortemente sul fatto che dovrebbero essere a mio avviso, anche se potrebbero non sembrare, considerati sempre di più temi “umani, “sociali”, “da comunità” e molto da un Terzo settore “maturo”. Da queste due transizioni», prosegue Danieli, «conseguiranno infatti anche il dipanarsi di quelle sociali ed ambientali; tenendo lo sguardo molto alto, ed andando per estrema sintesi, credo che i “due temi caldi” e più urgenti per l’umanità per il prossimo futuro siano questi: il primo è Geopolitica Umana, scritto da Dario Fabbri per Gribaudo. Siamo infatti all’alba di un rimbalzo epocale da un approccio globalizzato del mondo ad uno più locale», riprende Danieli, «la prossimità, la cura, la responsabilità, la capillarità di una azione di comunità non devono essere condotti con uno sguardo rasente al suolo, ma dobbiamo sempre di più essere guidati da una elevata capacità di volo in grado di sintonizzarci con le grandi direttrici geopolitiche globali, sintonizzandoci al contempo su lunghezze d’onde meno tecniche e più umane. Questo volume già molto discusso offre un approccio originale ed inedito alla materia».
E di tecnologia si parla in Superintelligenza. Tendenze, pericoli, strategie scritto dal filosofo svedese Nick Bostrom e tradotto in Italia da Bollati Boringhieri. «La più grande rivoluzione tecnologica della storia, dai tempi della stampa di Gutthemberg è in atto», argomenta il direttore di Fondazione Golinelli, «e con essa diviene sempre più evidente il suo impatto su una nuova rivoluzione culturale, scientifica, artistica, ed un probabile salto in avanti del genere umano: l’intelligenza artificiale si avvicina alla singolarità». Non sarà un tema per addetti ai lavori?. «No», risponde Danieli, «piuttosto rappresenta una urgenza per gli “umanisti” e per tutti coloro i quali hanno responsabilità decisionali sulle collettività, le comunità e le loro traiettorie di sviluppo future. Questo volume», aggiunge, «offre un punto di vista esaustivo ed al contempo accessibile su di una materia complessa, di cui si parla sempre di più ma ancora con poca cognizione di causa».
Rimaniamo in ambito filantropico con la direttrice di Fondazione Edoardo Garrone, Francesca Campora. «Libri per il nuovo anno? Vado su Rebecca Henderson, Reimagining Capitalism e su Nudge – the final edition di Richard H Thaler: Perché il vero cambiamento richiede contributi diversi ma convergenti, e poi aggiungerei L’etica del viandante di Umberto Galimberti (Feltrinelli), che considero un libro essenziale per ritrovare il giusto posto e la giusta postura nel mondo».
Dalla Puglia, le fa eco Cardenia Cardillo, presidente della Fondazione Vincenzo Casillo: «Consiglio vivamente di leggere Fitopolis, la città vivente di Stefano Mancuso (Laterza)», risponde, «perché il futuro o sarà così o non sarà».
Soldi, impatto e femminismo
Direttore dei programmi di Impact Europe (già Evpa), Alessia Gianoncelli propone due saggi – Girls just wanna have funds e Girls just wanna have impact funds – scritti da Camilla Falkenberg, Emma Due Bitz and Anna-Sophie Hartvigsen per Pinguin. Saggi inglesi avendo in mente un contesto italianissimo.
«Secondo l’indagine realizzata dalla Global Thinking Foundation e dalla testata giornalistica Roba da Donne, in Italia solo il 58% delle donne ha un conto corrente intestato personalmente», spiega a VITA Gianoncelli, «percentuale questa che si somma ad un altro dato preoccupante: il 68% delle donne nel mondo guadagna meno di un uomo pur facendo lo stesso lavoro. In Girls Just Want to Have Funds, le fondatrici del movimento globale Female Invest offrono una guida in cinque passaggi che aiuta – soprattutto – le donne a padroneggiare l’arte di stabilire obiettivi economici realistici, demistificare il gergo e i mercati finanziari, ottenere l’indipendenza finanziaria ed entusiasmarsi per il proprio futuro finanziario. E Girls Just Want to Have Impact Funds ne è il seguito? «Non solo», spiega, «le autrici fanno un passo in più e spiegano come la costruzione della propria ricchezza personale non debba necessariamente avvenire a spese del pianeta. In questo libro si parla di investimento sostenibile, spiegando come fondi, titoli e azioni possano essere responsabili, etici, green e avere un grande impatto, non solo sulla propria condizione economica ma anche sulla società e sul pianeta».
Dati e povertà
Francesco Samorè, è il segretario della Fondazione Giannino Bassetti di Milano, presieduta dall’instancabile Piero (95 anni da poco splendidamente compiuti: “Auguri!”) e molto attiva sul fronte della responsabilità nell’innovazione. Interpellato sui libri per il 2024, Samorè propone I figli dell’algoritmo di Veronica Barassi ed edito da Luiss University Press.
«Quando affermiamo che l’innovazione è realizzazione dell’improbabile, nulla è più esemplare che l’incontro tra rivoluzione demografica e rivoluzione digitale», spiega, osservando che «appena indossiamo le lenti della transizione demografica, le componenti innovative evocate dalle principali transizioni in corso – quella ecologica, quella digitale, quella biologica – appaiono come amplificate; e lo stesso vale per le sfide che ciascuna di esse pone: a cominciare dal digital divide». Secondo Samorè, nel lavoro di Barassi «esplode il nesso tra datificazione, comportamenti sociali, rapporto tra mezzi e fini». Significa cioè che «un bambino è già profilato, anche prima della nascita, dai social network; un anziano è tracciato da sensori e Gps; i dati di entrambi (e delle loro famiglie) sono oggetto di compravendita per centinaia di imprese in decine di paesi. Tutto ciò nel reame dei big data, dove la quantità è divenuta un’inedita, ancora largamente misteriosa qualità».
Gli fa eco Lucia Dal Negro, che si occupa di innovazione sociale con la suaDe-LAB, società benefit di cui è cofondatrice. «Consiglierei assolutamente Poverty by America di Matthew Desmond (Yale University Press)», risponde, «per capire in anticipo dove un mercato privo di regole sensate e istituzioni troppo timide ci potrebbe portare, se non iniziamo a porre un freno a chi della povertà fa un prodotto di mercato, esattamente come fosse un’automobile». Da Dal Negro un’altra proposta: «Una storia non cinica dell’umanità di Rutger Bergman (Feltrinelli): per allineare i puntini di un percorso umano e sociologico che ci è sempre stato raccontato in maniera peggiore di quello che – molto probabilmente – è stato».
Chiude la serie dei nostri interlocutori Federico Mento, direttore di Ashoka Italia, grande esperto di filantropia, e commentatore apprezzato di VITA. «Propongo Changemaking Network Effects : A Playbook for Social Entrepreneurs di Sushmita Ghosh», dice, «The Slow Lane: Why Quick Fixes Fail and How to Achieve Real Change di Sascha Haselmayer e Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà di Bell Hooks, tradotto in Italia per Meltemi».
La comunicazione telefonica salta però al momento delle motivazioni. Sarà un piacere del lettore, scoprirle affrontando questi tra saggi. Buona lettura.
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