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Venti di guerra: Ratsiraka rientra in Madagascar
Voltafaccia dell'Organizzazione per l'Unità africana: "Ravalumanana non è il legittimo presidente". E Ratsiraka rientra in patria più minaccioso di prima.
Sembrava sul finire la crisi malgascia, ma ecco che il presidente uscente Didier Ratsiraka, che meno di una settimana fa era fuggito a Parigi, è rientrato in patria sempre più determinato a sfidare con le armi il suo rivale, Marc Ravalomanana.
Quest’ultimo, lo ricordiamo, sarebbe il vincitore delle ultime elezioni che il precedente presidente ed i suoi non hanno però voluto riconoscere; e rispetto alle quali anche l’Organizzazione per l’Unità africana (Oua) ha cambiato idea….
La crisi malgascia continua da sei mesi, ignorata , non si sa quanto colposamente o colpevolmente, dalla comunità internazionale.
I ben informati sottolineano come gli interessi francesi nell’ex colonia (legati ai giacimenti di zaffiri e alle coltivazioni di vaniglia) siano ancora quelli che determinano il destino politico dell’isola più delle urne.
Nella notte tra sabato e domenica Ratsiraka ha fatto ritorno nella sua roccaforte di Tamatave, sulla costa orientale del Madagascar, da dove negli ultimi mesi aveva guidato una sorta di assedio interno contro la capitale e sede del governo Antananarive.
Sebbene il neo presidente Ravalomanana, ex sindaco della capitale, abbia promesso che farà di tutto per portarlo davanti a un tribunale, Ratsiraka è incoraggiato dalla decisione del vertice dell’ Organizzazione dell’unità africana (Oua-Ua), organizzato venerdì scorso ad Addis Abeba, che ha sorprendentemente bocciato le elezioni svoltesi in Madagascar il 16 dicembre 2001, affermando “che non hanno prodotto un governo legalmente e costituzionalmente insediato”.
Tutto da rifare, dunque, secondo l’organismo panafricano (sul quale ancora i bene informati vedono l’ombra dell’Eliseo) , che per la prima volta ha preso una netta posizione contro il presidente eletto Ravalomanana, nonostante l’Alta corte malgascia abbia ribadito la legittimità del voto che ha portato questo brillante ex uomo d’affari e diacono luterano alla guida del Madagascar.
La proposta di Addis Abeba è ben gradita, naturalmente, da Ratsiraka, caparbiamente intenzionato a non uscire di scena con l’appoggio del presidente togolese Etienne Gnassingbe Eyadema (il più longevo dittatore dell’Africa contemporanea) che ha incontrato nei giorni scorsi a Parigi.
Ora la patata bollente passa al summit dell’Oua-Ua in programma a Durban (Sudafrica) dal 8 al 10 luglio, mentre il popolo malgascio che rischia di morire di fame da un momento all’altro. In seguito al perdurare della crisi politico-istituzionale, il Paese è ormai ridotto allo stremo.
Intanto, Ravalomanana respinge decisamente qualsiasi possibilità di rimettere in discussione il voto che lo ha già eletto democraticamente e punta il dito contro Ratsiraka per aver ordinato violenze, torture ed assassini di cui sono stati vittime i suoi sostenitori in tutto il Paese e di aver ingaggiato dei mercenari stranieri per riprendere il potere.
E il mondo tace, aspettando di aggiungere un’altra guerra civile alla lunga lista che insanguina l’Africa.
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