Migranti e Politica
Venti comuni vicentini: l’accoglienza diffusa ce la facciamo da soli
La formula è quella di un Centro di accoglienza straordinaria-Cas, ma sarà gestito con il metodo del Sistema accoglienza integrazione-Sai: 130 persone accolte e inserite in percorsi di integrazione nelle comunità locali
L a provincia di Vicenza si spacca in due sul tema dell’accoglienza dei migranti. Da una parte ci sono i 20 Comuni dell’Alto Vicentino che hanno formalizzato la loro disponibilità al prefetto per accogliere i richiedenti asilo, sulle linee del progetto “Tenda di Abramo” che aveva già gestito l’accoglienza dei profughi ucraini. Una linea, questa, che sono pronte a seguire anche Vicenza e Valdagno. Dall’altra parte di sono i Comuni del Bassanese, che dicono no.
Il fenomeno migratorio non va subito, ma gestito dai Comuni che devono avere un ruolo diretto. Non basta fare accoglienza: bisogna fare anche una buona integrazione
– Franco Balzi
Si tratta di Breganze, Caltrano, Calvene, Carrè, Chiuppano, Lugo, Malo, Marano Vicentino, Monte di Malo, Thiene, Valdastico, Valli del Pasubio, Velo d’Astico, Villaverla, Zanè, Zugliano, Posina, Salcedo e Sarcedo, oltre a Santorso che è il capofila: 20 Comuni che hanno sottoscritto il Patto per l’accoglienza diffusa in prosecuzione del progetto “Tenda di Abramo”, avviato per l’emergenza ucraina nel marzo 2022.
Il Patto, frutto della stretta collaborazione con la Prefettura di Vicenza, prevede la disponibilità di ogni amministrazione comunale ad accogliere richiedenti asilo fino a un numero pari al 3 x mille degli abitanti. E’ quella che viene chiamata tecnicamente la garanzia di salvaguardia, soluzione già sperimentata nei Comuni dell’alto vicentino nel 2016 – poi diventata legge nazionale a tutela dei Comuni che attivavano un progetto di accoglienza all’epoca definito Sistema per la protezione dei richiedenti asilo e rifigiati-Sprar e successivamente abrogata – e che oggi si ripropone come una buona pratica in grado di garantire la sostenibilità dell’accoglienza nel nostro Paese.
L’accordo, che sostanzialmente è un Centro di accoglienza straordinaria-Cas, prevede l’accoglienza di 130 persone: donne e uomini single, nuclei familiari, eventualmente monoparentali, con minori accompagnati dai genitori, accolti in appartamenti diffusi nel territorio, persone inserite in percorsi di accompagnamento ed integrazione nella comunità locale. L’accordo con la prefettura prevede 31 euro al giorno per ciascuna persona migrante. Sicuramente meno che un Sai (40 euro al giorno circa, ndr), ma certamente di più rispetto alle ultime gare di appalto delle prefetture arrivate ad offrire 20,00 euro al giorno per vitto, alloggio e pocket money al migrante.
«È la risposta che l’Alto Vicentino mette in campo di fronte al crescente fenomeno migratorio, in continuità con un impegno che dura ormai da più di 20 anni», racconta Franco Balzi, sindaco di Santorso e presidente della Conferenza dei sindaci dell’alto vicentino, che aggiunge «In tutti questi anni abbiamo seguito in modo efficace più di 800 persone in fuga dalla guerra o dalle persecuzioni, provenienti da ogni parte del mondo. Il presupposto è che il fenomeno migratorio non va subito, ma va invece gestito dai Comuni, che devono avere un ruolo diretto, e devono essere interlocutori privilegiati dello Stato e delle Prefetture. Non basta fare accoglienza: bisogna fare anche una buona integrazione».
Di fronte alle ipotesi del governo che propone blocchi navali, respingimenti, tendopoli, Centri per il rimpatrio-Cpr, gli enti locali dell’Alto Vicentino ribadiscono che la risposta più efficace è quella dell’accoglienza diffusa, l’unica che questo può permettere una gestione ordinata e degna di un paese civile. Ma in un periodo in cui il Sistema di accoglienza integrazione-Sai è sostanzialmente bloccato dal governo, questa di un “Cas diffuso” e gestito dai Comuni attraverso enti del Terzo Settore che garantiscono affidabilità nella gestione dei servizi di accoglienza è sembrata la soluzione migliore per gestire e contenere i flussi degli arrivi.
La “tenda di Abramo” è il risultato di una interlocuzione intrapresa con il prefetto Salvatore Caccamo e che ha visto il vescovo Giuliano Brugnotto parte attiva in una situazione in cui è stato decisivo proseguire il lavoro di rete sul territorio. Per favorire i percorsi di inserimento lavorativo delle persone migranti saranno coinvolti anche le associazioni di categoria e i sindacati.
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