Vent’anni fa

di Gianfranco Marocchi

Nel 1993, vent’anni fa, le forze politiche allora esistenti si presentarono ad una tornata elettorale amministrativa in una condizione di estrema debolezza. I maggiori partiti erano stati pesantemente scossi dagli scandali della stagione di mani pulite, il 30 aprile Craxi era stato bersagliato di monetine e insulti. In questo clima a giugno e poi a novembre si andò al rinnovo delle amministrazioni delle principali città italiane: Torino, Milano, Genova, Venezia, Trieste, Roma, Napoli, Palermo e molte altre.

Alcuni partiti tracollarono, come la Democrazia cristiana e il Partito socialista, ma ancor prima di questo emergeva come la classe politica nel suo complesso sentisse la necessità di un pesante rinnovamento.

Questo venne rappresentato in primo luogo dalla ricerca che gli schieramenti fecero di nomi nuovi, provenienti dalla società civile, per ridare credibilità alla politica. Castellani a Torino, Sansa a Genova, Cacciari a Venezia, Illy a Trieste, per fare alcuni esempi, rappresentano il caso di un professionista, un magistrato, un filosofo ed un industriale non legati a precedenti impegni politici che divennero sindaci di grandi città senza precedenti esperienze amministrative e senza una precedente militanza in partiti politici. Ma anche dove vinsero esponenti di partito, essi rappresentavano comunque, almeno nell’immaginario collettivo, soggetti di rinnovamento: lo era, allora, Rutelli a Roma o Bassolino a Napoli, Formentini a Milano o Orlando a Palermo o Bianco a Catania. Numerosi, accanto ai sindaci, gli assessori anch’essi espressione della società civile.

2013, vent’anni dopo, i partiti si presentano ad una scadenza elettorale, questa volta nazionale, in una situazione di simile. Gli scandali e la crisi economica ne hanno minato l’autorevolezza, i pesi elettorali sono destinati a mettere in mostra, con ogni probabilità, differenze molto significative rispetto anche solo a due o tre anni fa e, come allora, la società civile è chiamata in modo consistente ad essere presente – e, stante l’attuale sistema elettorale, già da oggi possiamo dire anche il Parlamento. Entro la società civile, insieme ad imprenditori e magistrati, per vi è una presenza veramente significativa di esponenti di rilievo del terzo settore. Marino e Olivero, Patriarca e Beni per citare quattro esponenti apicali di grandi organizzazioni italiane, sono alcuni dei nomi più noti che, in, schieramenti diversi, sono destinati ad avere un ruolo nel prossimo Parlamento.

Vent’anni fa la società civile, alla fine, aveva perso. E ciò non tanto per quanto accadde nelle elezioni politiche dell’anno successivo, ma perché, in capo a due o tre anni, divenne chiaro che le segreterie dei partiti, ormai riorganizzatesi, operarono efficacemente ai fianchi per riportare sotto forme di controllo “tradizionale” le potenziali innovazioni politiche. Certo, molte delle figure emerse da quella stagione avevano poca dimestichezza con l’amministrazione e questo giocò a loro svantaggio, ma l’esito fu simile in tutto il Paese: qualcuno si omologò, altri sparirono, in ogni caso il rinnovamento non prese il volo. Il resto è storia nota, con l’Italia precipitata in un degrado morale senza precedenti.

Queste è la scommessa fondamentale dei prossimi anni. E’ certo che i tanti nomi nuovi e non “politici” di questa tornata elettorale – uomini di terzo settore ma non solo – riceveranno in capo a pochi anni più di una pressione verso la “normalizzazione”: un “sì” da votare per disciplina di partito, un’alleanza da fare per ragione di equilibri, un voltarsi dall’altra parte per poter continuare a lavorare serenamente.

Speriamo che ciò non avvenga. Che queste persone abbiano la forza di non farlo e che trovino in chi continua ad operare nella società civile la forza di resistere, resistere, resistere.

Probabilmente, ancor più che i pesi elettorali dell’uno o dell’altro schieramento, ciò che sarà decisivo è capire se, a questo giro, vincerà la tendenza all’omologazione o si creeranno i presupposti per un rinnovamento radicale del modo di intendere l’amministrazione della cosa pubblica.

Pubblicato su NotizieInRete 14/1/2013

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