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Venezuela: Chavez fa minacciare Vargas Llosa dalla sua polizia politica

Sarà espulso se "parla di politica", mentre lui è stato invitato ad un convegno sulla libertà...

di Paolo Manzo

Bloccato in aeroporto come un clandestino qualunque e trattenuto dalla polizia. La brutta disavventura è toccata in Venezuela al grande scrittore peruviano Mario Vargas Llosa. In arrivo dalla Colombia insieme a sua moglie, appena sbarcato nell’aeroporto di Maiquetía, vicino Caracas, gli è bastato mostrare il passaporto alla polizia di frontiera per trovarsi dentro ad un incubo più complesso di quelli che si possono inventare nei romanzi. Le autorità aeroportuali, infatti, prima lo hanno fermato, poi lo hanno avvisato dell’insolita decisione. Lo scrittore sarebbe stato accompagnato in albergo da alcuni funzionari della Disip, ovvero la polizia politica venezuelana. Ma ad aggiungere assurdità ad una situazione già di per sè assurda data la statura del fermato e la sua fama nel panorama letterario mondiale è stato l’avvertimento della polizia. Guai a lui se si fosse permesso di dare un parere personale sulle questioni politiche interne. Che per un intellettuale dall’impegno politico come Vargas Llosa equivale a dire “non fare più lo scrittore”. Llosa è giunto in Venezuela per partecipare ad un forum che viene inaugurato oggi dedicato alla libertà e alla democrazia. A denunciare l’accaduto è stata Rocio Guijarro, direttrice dell’Istituto Cedice, promotore del forum. “Era appena uscito dall’area immigrazione”, racconta la Guijarro “e stava dirigendosi alla zona del ritiro bagagli quando sono arrivati i funzionari che gli hanno ritirato il passaporto”. Una sorte analoga era toccata a suo filho Álvaro, anche lui invitato a partecipare allo stesso forum e anche lui bloccato per diverse ore lunedì in aeroporto dalla polizia. E se non fosse bastato lo stop all’aeroporto ci si è messo anche il ministro venezuelano della Cultura Héctor Soto a definire lo scrittore come un “irrispettoso ed ex intellettuale. A forza di parlar male del Presidente Hugo Chávez ha perso l’intelligenza”. Oggi, in contemporanea al forum cui è stato invitato Vargas Llosa, in Venezuela inizia anche la maratona mediatica di quattro giorni della trasmissione TV condotta da Chávez Alò Presidente, che celebra i 10 anni di vita. Staremo a vedere che succede. Per ora registriamo le prime dichiarazioni di Mario Vargas Llosa, poco dopo essere stato liberato dagli agenti chavisti: “se c’è qualcosa di dimostrato è che le politiche del partito unico non contribuiscono alla libertà ma le affogano e fanno affondare nella miseria i paesi. Una lezione che purtroppo non è stata appresa totalmente in America latina”, ha detto Vargas Llosa ai giornalisti. Che ha continuato, spiegando di non essere “pessimista ma ci sono società che vogliono far tornare al passato e nascondere le dottrine della democrazia e della libertà. Per me il Venezuela ha un significato particolare, ammiro il paese per la sua letteratura e anche per il suo spirito, per il coraggio con cui ha affrontato la dittatura. E’ stato il primo paese della regione che ha sconfitto la dittatura ed è servito da esempio per tutti noi latinoamericani. Io qui sono venuto moltissime volte, mi sento a casa anche se alcuni mi considerano non grato”. “Si riferisce a Chávez?” chiedono i giornalisti a Vargas Llosa. “No”, risponde lo scrittore, “io non sono venuto a insultare nessuno, io critico i presidenti ma mai con l’insulto. Perché dopo l’insulto arrivano le pistole e, poi, le guerre civili. Lo sappiamo bene in America latina. Dobbiamo sradicare gli insulti ma non evitare le critiche”.

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