Cultura

Venezia, scoprite l’isolotto degli ebrei

Un itinerario nel cuore del più antico Ghetto d’Europa

di Roberto Copello

Ghet, cioè separazione…
Un?isola con due soli ponti di accesso: qui nel 1516 il Senato veneziano ?rinchiuse? gli ebrei della città. Era il primo Ghetto della storia. Oggi ha conservato ancora molti aspetti originali, come la pèiazza su cui si affacciano ben cinque sinagoghe. Siamo nel quartiere di Cannaregio, non lontano dalla stazione di Santa Lucia. Una zona defilata dai grandi itinerari di massa, dove si respira ancora il sapore della Venezia antica. Era la zona dove abitava il grande Jacopo Tintoretto, che aveva ?parrocchia?a Santa Maria dell?Orto, bellissima chiesa della fine del 1400.

La parola ?ghetto? evoca un?idea, ormai universale, di persecuzione e limitazione delle libertà individuali. Pochi sanno però che il ghetto che diede il nome a tutti i ghetti, ebraici e no – anche l?unico ancora intatto – è il Ghetto di Venezia. Qui, in queste poche centinaia di metri quadri nel cuore del sestiere Cannaregio, su un isolotto ben controllabile attraverso due soli accessi, gli ebrei veneziani furono obbligati a risiedere per quasi tre secoli, senza potere uscire di notte e durante le feste cristiane: tollerati ma segregati, vilipesi ma, in un certo senso, anche protetti.

La decisione di chiudere gli ebrei in un Ghetto (parola che forse deriva dal talmudico ?ghet?, separazione) fu presa nel 1516 dal Senato veneziano e fu cancellata dai soldati francesi nel 1797. Tre secoli in cui gli ebrei veneziani lavorarono e pregarono, pagarono molte tasse e si moltiplicarono (nel Seicento erano 5mila). E oggi? Da simbolo di reclusione, il Ghetto è diventato un simbolo della necessità della tolleranza, un angolo di una Venezia diversa, che impressiona chi la visita.
Basta valicare il bel ponte delle Guglie, sfilare accanto a un ristorante kosher e infilarsi sotto il malconcio sottoportico del Ghetto Vecchio. In pochi passi già si sbuca nel Campiello delle Scuole, dove s?affacciano le uniche due sinagoghe ancora in funzione: la Scuola Levantina e la Scuola Spagnola, cui mise mano il grande Baldassarre Longhena. Da qui si prosegue fino al Campo del Ghetto Nuovo, dove si trovano il nuovo Memoriale dell?Olocausto, l?insegna del Banco Rosso (uno dei tre banchi di pegni gestiti dagli ebrei) e poi la Scuola italiana, la Scuola Canton e la Scuola Grande Tedesca, la più antica sinagoga d?Europa.

Quest?ultima ospita il Museo ebraico, dove si ammirano menorah, ketubbot (contratti di matrimonio) e i parokioth ricamati destinati a nascondere i rotoli dell?Arca. Solo vent?anni fa le sinagoghe cadevano a pezzi, ora sono splendidamente restaurate, grazie anche all?8 per mille. E così si dipende meno dalla generosità delle fondazioni ebraiche americane…

Senza dimenticare le tragedie del XX secolo. Le campagne razziali del 1938 esclusero dal pubblico impiego e dalle scuole i 1.471 ebrei veneziani, proibendo loro persino le spiagge del Lido. Sulla porta dell?Harry?s Bar apparve una scritta: «Vietato l?ingresso ai cani e agli ebrei». Chi poté fuggì via. Ma non tutti lo fecero. E un giorno le camicie nere irruppero nella Casa di riposo, portarono via duecento fra vecchi, donne e bambini, e li caricarono sui treni piombati: solo in sette sarebbero tornati. A ricordare la tragedia, nel Campo del Ghetto Nuovo, c?è un bassorilievo memoriale dell?Olocausto: il lituano-veneziano Arbit Blatas ha rappresentato privi di volto gli ebrei diretti alle camere a gas, rispettando al contempo il divieto ebraico di raffigurare la figura umana.

Oggi la comunità israelitica veneziana è limitata ormai a 500 persone, sparse tra Venezia e Mestre. Nel Ghetto vero e proprio sopravvivono pochissime famiglie ebraiche. Ci sono poi un forno per cuocere le àzzime, un asilo, gli uffici della Comunità, un negozietto di artigianato ebraico dove si trovano splendide lampade Hanukah. E nel Campo del Ghetto Nuovo è sorta una scuola rabbinica dove giovani ebrei, molti arrivati dall?America, studiano il Talmud. Shylock, lo scespiriano mercante di Venezia, ne sarebbe felice: il Ghetto, simbolo della reclusione, circondato da un anello d?acqua, è diventato un luogo di apertura e di speranza.

A pochi metri dal campo del Ghetto nuovo, da non perdere la chiesa di Sant?Alvise che conserva un capolavoro di Tiepolo. Un paio di ponti più in là, si arriva alla Madonna dell?orto, una delle chiese più affascinanti e più defilate di Venezia. Custodisce la tomba del Tintoretto, oltre a numerosi suoi capolavori. L?artista abitava a pochi passi da qui, alla Fondamenta dei Mori.

Da non perdere
Il museo ebraico
Il biglietto comprende anche la visita a tre delle cinque sinagoghe che si affacciano sul campo del Ghetto nuovo. Chiuso il sabato.

Madonna dell’orto
Nella cappella a destra del presbiterio trovate la tomba del grande Tintoretto. Sui muri i suoi capolavori. La chiesa è aperta dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 17.

Ca d?oro
Nella parte di Cannaregio che si affaccia sul Canal Grande questo gioiello della Venezia del ?400. Tutti i giorni dalle 8,15 alle 19,15.

Museo diocesano
Ospita nel chiostro di Sant?Apollonia i sei teloni con le storie di Santa Caterina di Tintoretto, appena restaurate. Aperto tutti i giorni da lle 10 alle 18.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.