Politica
Venezia, le pagelle sociali. Papà Newman e il folle Tanino
Recensioni dei film Road to perdition, Due amici, Velocità massima, Blood Work, Dirty pretty things, La casa dei pazzi, My name is Tanino, Magdalene Sisters.
Venezia. settembre
Sono mancati i grandissimi film (a parte uno), ma non gli spunti di interesse. Quali sono i film da ricordare, nel bene e nel male? Quali film ci hanno aiutato a leggere la realtà con più intelligenza e passione? Azzardiamo questi titoli, con tanto di stellette, dalle cinque in giù.
Road to perdition Voto: 8
Il miglior film della Mostra del cinema (checché ne pensino la giuria e parte della stampa, anti hollywoodiana a prescindere). La pellicola di Sam Mendes, già superpremiato per American Beauty, si rifà a un genere caro ai cinefili, ovvero il gangster movie. E come nei migliori esempi di un filone eroico, trae aspre lezioni morali dalla violenza. Il tema centrale è il rapporto tra padri (non solo naturali) e figli, cui affidare un futuro diverso. Grandissimi Paul Newman e Tom Hanks, capobanda e manovale del crimine.
Due amici Voto: 7
Il film premiato come miglior esordio (in coppia: gli attori-registi Spiro Scimone e Francesco Sframeli) è un?originale pellicola, venata da un umorismo surreale e una profonda simpatia per due figure, diversissime ma comunque marginali. Nunzio è un chiacchierone un po? strambo, che deve smettere di lavorare per una brutta malattia; Pino è un silenzioso e truce killer mafioso. Una curiosa amicizia fra persone sole: vivono insieme senza conoscersi, ma a sorpresa tra loro nasce una commovente solidarietà.
Velocità massima Voto: 6 1/2
Un?altra amicizia, per un altro felice esordio italiano. Daniele Vicari racconta le vicende di un gruppo di ragazzi romani (facile definirli ?coatti?) che si sfidano in pericolosissime corse clandestine su auto truccate. Valerio Mastandrea, nella sua prova migliore, è un meccanico che si affeziona a un giovane talento dei motori: lo ospita, lo sfrutta, crede nelle sue capacità. Ma poi l?amicizia si incrina quando ci si mette di mezzo una donna? Finale a sorpresa, con lezione ?morale?.
Blood Work Voto: 6
Accusato (stupidamente) per decenni di essere un simbolo fascista quando interpretava il duro Callaghan, Clint Eastwood ha messo in piedi un film assai ?politicamente corretto?. È solo un thriller, ma il suo ennesimo poliziotto tutto d?un pezzo in realtà ha un grosso punto debole: un cuore malandato, che infatti cede nell?inseguimento a un serial killer. E il donatore di un cuore nuovo è donna e oltre tutto ispanica (uno schiaffo al razzismo). Per gratitudine verso di lei tornerà a sfidare il crimine.
Dirty pretty things Voto: 7 1/2
Atto d?accusa, senza retorica e anzi con molto humour, contro il traffico d?organi in un pezzo di Londra che sembra l?inferno. Il film di Stephen Frears meritava qualche riconoscimento. Un medico nigeriano e una giovane turca, senza documenti, si aiutano e cercano di scampare a sadici sfruttatori. Premiato solo dalla giuria cattolica del premio Sergio Trasatti, che nonostante la sgradevolezza di certe immagini ne ha riconosciuto la forte carica sociale e umanitaria. C?è ancora qualcuno che sa scegliere.
La casa dei pazzi Voto: 7
All?inizio sembra un film copiato male da Fellini. Poi Koncalovski ingrana e situa l?ospizio dei malati mentali in Cecenia sul crinale di una guerra civile insensata. Non sarà originalissimo l?assunto di fondo (chi sono i veri pazzi?) ma la tenerezza con cui si guarda ai malati ma anche alle vittime della violenza ne fanno un film di grande intensità. E c?è un momento del film di vera commozione: quando due generali ?nemici? scoprono di essere stati ?amici? in Afghanistan. Un?altra dolorosissima guerra.
My name is Tanino Voto: 7 1/2
Il film più divertente del festival (ogni tanto bisogna pur ridere) è del ?nostro? Paolo Virzì, regista fra i più sensibili e acuti. Che infatti, a dispetto di tanti intellettuali, ama la gente comune e la realtà. Stavolta la sua attenzione si concentra su Tanino, giovane siciliano che scopre l?America in un viaggio assurdo. E tra tante gag, ci fa riflettere non solo sulle manie degli americani, ma anche sulla ricerca del proprio io da parte di un giovane nell?avventura della vita.
Magdalene Sisters Senza voto
Non si può non parlare, del Leone d?oro. Che chi scrive ha detestato cordialmente. Non è certo un brutto film, anche se le qualità cinematografiche dell?attore-regista Peter Mullan sono state enfatizzate per motivi ideologici. Ma questo pamphlet anti Chiesa cattolica (si raccontano le violenze dei presunti ?lager? rappresentanti da conventi gestiti da perfide suore, nell?Irlanda anni 60) ricorda tanti film a tesi contro il cattivo di turno: gli indiani, i comunisti, i preti?
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