Politica

Venezia, i nove film da non perdere

Un matrimonio combinato, la perdita del lavoro, una sorella sconosciuta. Dall’India all’Iran, la vita può cambiare all’improvviso. I film della Biennale raccontano come

di Redazione

Figli di Marco Bechis
Dopo Garage Olimpo, il regista italoargentino torna a parlare di desaparecidos: ai giorni nostri, un ragazzo che vive in Lombardia scopre di avere, forse, una gemella argentina? E che quelli che crede suo padre e sua madre non sono i suoi veri genitori, anzi: sono i responsabili della morte di quelli veri? Si può fare tabula rasa di tutto quel che si è vissuto? Possibile ricominciare davvero?

A moonsoon wedding di Mira Nair
Il matrimonio, combinato, tra due giovani è l?occasione per un affresco di un microcosmo indiano. Una famiglia, quasi una tribù, con i suoi riti e le sue tradizioni, ma anche i suoi drammi pur in una commedia che è soprattutto un inno alla gioia di vivere. Nel corso dei preparativi dei cinque matrimoni che si intrecciano in questo film, effettuati sotto l?incombere minaccioso delle piogge monsoniche, emergono delusioni, segreti e speranze di intere generazioni.

Secret ballot di Babak Payami
I n una regione desolata dell?Iran, il regista Babak Payami ambienta una giornata elettorale sul filo dell?assurdo. Un soldato deve scortare una giovane funzionaria governativa (che scandalo, obbedire a una donna!), che si porta appresso un?urna per le elezioni e deve cercare di far votare i connazionali. Cui sembra importare davvero poco di politica e diritti personali.

The navigators di Ken Loach
Un gruppo di operai delle ferrovie britanniche alle prese con le conseguenze di una privatizzazione selvaggia, nella Gran Bretagna degli anni ?90. Alcuni perdono il posto, altri lo lasciano ?volontariamente? per guadagnare di più nelle imprese a tempo. Che lesinano sulla sicurezza, tanto che ci scappa il morto. Un film drammatico, in cui si ride anche, sugli effetti che l?improvvisa incertezza economica ha sull?individuo e le sue relazioni con gli altri.

L?emploi du temp di Laurent Cantet
Il regista francese di Risorse umane torna a parlar del mondo del lavoro, ma stavolta in chiave di analisi dei guasti che la perdita del lavoro stesso scatena in un dirigente. Che finge – con la moglie – di continuare a lavorare, e anzi migliora la sua carriera fino ad arrivare all?Onu a Ginevra. Ma è tutta una messa in scena patetica e crudele, con se stessi prima di tutto. E quando il castello di menzogne crolla, il dolore e l?umiliazione rischiano di prendere il sopravvento.

Tornando a casa di Vincenzo Marra
Da un giovanissimo esordiente, Vincenzo Marra, l?epopea di quattro pescatori – tre napoletani e un extracomunitario – costretti a sbarcare il lunario nell?illegalità (ovvero pescando in acque extraterritoriali), rischiando di continuo la vita. Anche volendo, tornare indietro non è permesso da chi comanda a casa loro.
Una Napoli violenta, la miseria come compagna di viaggio, ma anche una riflessione sull?identità, sul desiderio di una propria casa.

L?amore imperfetto
Una giovane coppia è
al centro dell?attenzione dei media per un caso delicato: il figlio che sta per nascere è anencefalico, senza cervello, e destinato a morire in pochi giorni. Religiosi, contrari all?aborto, i due decidono di farlo nascere comunque per donare gli organi: da cui critiche, accuse, lettere minatorie. Ma la madre spera ancora nel miracolo, contro tutti? Un film destinato a far discutere come il caso che racconta: a Venezia è stato accolto con diffidenza eccessiva dalla stampa, quasi a voler evitare una nuova discussione sull?aborto.

How harry became…
Il regista serbo de La polveriera, Goran Paskaljevic,
maneggia ancora una storia al limite del grottesco se non del surreale. Ambientata a Skillet, in Irlanda, nel 1924, è la storia del povero contadino Harry, sconvolto dalla morte del figlio per mano dei proiettili inglesi e dalla successiva perdita della moglie, uccisa dal dolore. Per Harry è necessario un nemico su cui sfogare a tutti i costi la sua rabbia. E lo trova in George, odioso padrone del pub del paese, che sembra poter fare tutto ciò che vuole. Si ride, si soffre, si intuisce la parabola dei popoli vicini in guerra.

L?anglaise et le duc
Con uno stile originalissimo – grazie al digitale i personaggi si muovono su sfondi pittorici – Eric Rohmer sfugge alle trappole del film storico in costume meramente di ricostruzione e in fondo inerte e noioso, ma appassiona con un j?accuse alla Rivoluzione Francese e soprattutto agli anni del Terrore. In Francia ha scatenato polemiche violente: l?anziano regista è stato accusato di essere filomonarchico e reazionario, ma il suo capolavoro è invece una sofferta difesa dei diritti dell?umanità contro le ideologie violente e le dittature sanguinarie.

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