Formazione

Veneto: 50mila persone all’anno in cura per problemi mentali

E' il quadro descritto nell'ultima relazione socio-sanitaria del Veneto, presentata oggi dall'assessore Gava

di Benedetta Verrini

45-50 mila all’anno. E’ il numero di persone con disturbi mentali che in Veneto devono ricorrere al ricovero ospedaliero o alle cure dei 21 Dipartimenti di Salute Mentale dell Ullss, nell’ambito dei quali operano 46 equipes mediche (ognuna con un bacino medio d’utenza di 98.000 persone) e anche 71 strutture teritoriali private convenzionate, per lo più centri diurni e strutture residenziali. I suicidi sono la seconda causa di morte nei giovani maschi tra 15 e 24 anni (più del tumore); sono più frequenti tra i maschi che tra le femmine; sono sempre e comunque tra le prime sei cause di morte negli adulti di entrambi i sessi al di sotto dei 65 anni. L’assistenza in questo delicato settore sanitario costa oltre 200 milioni di Euro l’anno. Sono questi alcuni degli inediti dati, contenuti nell’ultima relazione socio-sanitaria del Veneto, che hanno fatto da sfondo all’intervento con cui l’assessore regionale alla sanità Fabio Gava ha aperto oggi, in provincia di Treviso, il convegno ”Cronicità e Gravità nei Disturbi Mentalì’ che vede confrontarsi esperti, clinici e docenti universitari veneti, friulani e lomardi, impegnati ad approdondire particolarmente gli aspetti legati alla cronicità, con trattamenti che possono raggiungere anche i 20 anni di durate per le psicosi schizofreniche (che assorbono circa la metà delle prestazioni complessive), 8 anni per le psicosi affettive, 2-3 anni per le nevrosi e le reazioni di adattamento allo stress. ”Si tratta di patologie – ha sottolineato Gava – che costituiscono un punto di elevata criticità nel sistema sanitario regionale, sia per la loro diffusione, sia per la difficoltà del percorso terapeutico che deve portare alla guarigione, sia per l’elevato rischio di cronicizzazione. Non a caso – ha precisato – stiamo portando avanti dal 2000 uno specifico Progetto Obbiettivo Salute Mentale e nella proposta di nuovo Piano Socio Sanitario 2003-2005 puntiamo a potenziare il modello veneto, che si sostanzia nella continuità e completezza del ciclo prevenzione-terapia-riabilitazione, con ben sei importanti Obbiettivi specificì’. Tra gli Obiettivi di Salute Mentale del nuovo Piano regionale, Gava ha ricordato la prevenzione dei disturbi psichici di chi si occupa in famiglia di un malato grave, la promozione della salute emozionale tra i giovani e gli anziani, la riduzione dei tentativi di suicidio e dei suicidi, e la riduzione della disabilità generata dalle malattie mentali. E se i suicidi sono un serio problema di sanità pubblica (sono aumentati del 53% dal 1970 al 1998), non è da meno quello delle disabilità connesse alla malattia mentale, che possono essere legate direttamente ai sintomi della malattia (primarie), determinate da reazioni personali ”avversè’ che conseguono alla malattia (secondarie), o da handicap sociali conseguenti alle condizioni materiali di di esistenza, anche indipendenti dalla malattia (come, ad esempio, la povertà). ” In questi casi – ha sottolineato Gava – il nostro sistema prevede interventi diversificati: di tipo medico-specialistico per la disabilità primaria; con l’attivazione di programmi residenziali e di assistenza diurna per quella secondaria; con azioni di supporto famigliare per la terziarià’.


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