Non profit

«Vendiamo pane, non siamo una sala giochi»: la rivolta dei panificatori contro la lotteria degli scontrini

I fornai si sentono, per l'appunto, fornai: maestri artigiani, non biscazzieri. «Non siamo una sala giochi», si legge sull'elegante manifesto che, da qualche giorno, fa bella mostra di sé anche all'ombra del Duomo. Partita dal Piemonte, la protesta contro la riffa degli scontrini, la cui estrazione è prevista per il prossimo primo marzo, si sta allargando in tutto il Paese

di Marco Dotti

Hanno iniziato in Piemonte, a Cuneo. La protesta, lentamente, si sta diffondendo e non è una mera questione "tecnica". Se nei mesi scorsi, infatti, le lamentele contro la lotteria degli scontrini, introdotta dal Governo Conte Bis, sembrava dettata dalla mera preoccupazione sui software dei registratori di cassa telematici da aggiornare, oggi le cose si fanno più chiare. E più serie.

«Con la lotteria ci hanno imposto un altro balzello che oltre a rappresentare un costo per le nostre aziende è anche contrario a quelli che sono i princìpi morali cui siamo stati educati», ha spiegato il presidente dell'Associazione autonoma panificatori della provincia di Cuneo, Pietro Rigucci.


Partita dal Piemonte, oggi la protesta arriva a Milano. Sono cinquecento i panificatori della città meneghina e oltre 160 di loro, tra città e provincia, hanno già aderito all'Associazione Fornai Milano nata da poco su impulso di Cesare Marinoni, che ne è anche il presidente.

«Non ci sentiamo più tutelati e vogliamo che la figura del maestro dell’arte bianca ritrovi tutto il riconoscimento sociale che merita», dichiara Marinoni. E, così, nello sforzo per tutelare e valorizzare i maestri di quest'arte antica, si inserisce anche la questione del contrasto alla riffa governativa degli scontrini.

I fornai si sentono, per l'appunto, fornai: maestri artigiani, non biscazzieri. «Non siamo una sala giochi», si legge sull'elegante manifesto che, da qualche giorno, fa bella mostra di sé anche all'ombra del Duomo.

L'impressione è che non si sia davanti all'ennesima manifestazione di protesta, uno dei tanti "no" che carsicamente affiorano, scompaiono e riaffiorano nel Paese, ma a un movimento più profondo, legato a quella dignità del lavoro troppe volte predicata dai "governi del cambiamento" degli ultimi anni, ma altrettante volte smentita dalla nuda verità dei fatti. Forse è davvero il tempo di cambiare pagina, anche su questa riffa che non piace proprio a nessuno.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.