Formazione

Vendi i tuoi libri e scappa

L'indagine della Commissione parlamentare rivela un fatto nuovo: non si fugge solo per degrado, ma anche per troppa ricchezza. E così il 4% non arriva alla licenzia media

di Giampaolo Cerri

Il primo giorno di scuola forse li vedrà seduti al loro banco. Poi cominceranno a fare assenze sempre più prolungate, finché gli insegnanti non li vedranno più. Sono i 44 studenti italiani su 1000 che annualmente abbandonano la scuola media inferiore. Che evadono l’obbligo, tanto che i carabinieri vanno a cercarli a domicilio, secondo quanto stabilito dalla legge. Operazione che a Catania, negli anni scorsi, i militi della Benemerita hanno ripetuto oltre 500 volte.
La chiamano “dispersione scolastica”. L’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale – Isfol – l’ha fotografata impietosamente nel suo ultimo rapporto (vedi grafico sotto). Nei casi più gravi, come quelli che riguardano gli anni dell’obbligo, produce “analfabeti di ritorno”, lavoro minorile, spesso in nero, e anche devianza. Non meno preoccupante è l’abbandono delle scuole superiori, fenomeno nazionale numericamente considerevole – su 875 giovani iscritti al primo anno di superiori solo 684 arrivano alla maturità – che presenta picchi impensati nel ricco Nord-Est. Qui, l’abbondanza di lavoro, il malinteso pragmatismo di alcune famiglie e le sirene dei guadagni precoci, spingono tanti adolescenti a preferire la fabbrica alla scuola. Altrove invece, come nel caso della Sardegna, ci si mette l’arretratezza di certe infrastrutture (le strade) a disincentivare i ragazzi. In alcuni centri dell’isola, per esempio, per frequentare un Istituto superiore, un giovane passa mezza giornata sugli autobus di linea. Così, mentre si attende l’innalzamento dell’obbligo ai 15 anni, 316 giovani italiani su 1000 non hanno un diploma di scuola media superiore.
Della questione si sta occupando la commissione Cultura e Istruzione della Camera, che ha avviato da alcuni mesi un’indagine conoscitiva su un fenomeno che oscilla tra situazioni di sottosviluppo e realtà floride fino all’opulenza. Commissione che ha visitato Napoli, Milano, Cagliari e che sarà, ai primi di settembre, a Belluno e Palermo. «Quella dell’abbandono scolastico per troppo benessere è una novità», dichiara il relatore, Nando Dalla Chiesa. «La precedente indagine del ’91 non ne parla nemmeno una volta. Tra i due fenomeni, l’abbandono per degrado e quello per benessere, c’è secondo me un fondo comune: lo scarso valore attribuito alla scuola dalla famiglia, tenendo conto che gli studenti di oggi sono figli di genitori che non hanno studiato».
Un’analisi confermata anche da Giorgio Allulli, ricercatore dell’Isfol, uno degli esperti sentiti dalla Commissione: «Tutti i dati a nostra disposizione dimostrano che il livello culturale familiare è in fortissima relazione con l’abbandono ed è molto più importante del livello economico», prosegue. «Si abbandona non perché la famiglia ha pochi soldi e non riesce a mantenere agli studi, ma perché questa è poco interessata alla scuola, non sostiene adeguatamente il figlio nel processo scolastico». Ma cosa fanno coloro che escono presto dalla scuola ? Secondo l’Isfol, dei 44 su 1000 che lasciano durante il ciclo delle medie inferiori, 28 entrano nell’apprendistato (evidentemente dopo i 14 anni), 13 in attività di formazione professionale e 3 in “altre attività non formative”, ovvero nulla di rilevabile ai fini statistici. Forse ingrossano le fila dei lavoratori in nero. Forse se ne stanno a casa alcuni anni, prima di essere avviati al lavoro. Comunque un buco nero, questo, che inghiotte per strada tanti giovani italiani e che probabilmente è la porta dell’esclusione sociale. Tirate le somme l’istruzione italiana perde per strada un bel po’ di studenti: meno della metà, 465 su 1000, arriva all’università e, di questi, solo 179 portano a compimento gli studi.
Insomma, un quadro davvero allarmante che non può lasciare tranquilli e chiama in causa direttamente l’intero sistema scolastico. •

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