Non profit

Venderemo solo i beni che il sociale non vuole

Intervista al nuovo commissario straordinario

di Luca Zanfei

È questa la promessa di Alberto Di Pace, che con la nuova normativa avrà l’ultima parola in materia: «La mafia comunque non si riapproprierà di nulla» Inizia un anno di transizione per i beni confiscati alle mafie. Stando agli annunci, il ministro Maroni sembra procedere a tappe forzate verso la costituzione dell’Agenzia nazionale e nel frattempo ha già lanciato un primo segnale di discontinuità. Anche così si spiega la decisione di non rinnovare il mandato di Antonio Maruccia a commissario straordinario, scegliendo al suo posto il prefetto Alberto Di Pace. Il sessantenne ex Commissario dello Stato per la Regione Siciliana è ora chiamato a vestire gli scomodi panni del traghettatore, per di più in un contesto completamente rivoluzionato dalle recenti misure adottate nel pacchetto sicurezza e in Finanziaria. Oltre al contestatissimo emendamento Saia (per cui potranno essere destinati alla vendita tutti gli immobili confiscati ma non destinati entro 90 o 180 giorni in caso di operazioni particolarmente complesse), a non convincere è soprattutto il passaggio dei poteri di destinazione dall’Agenzia del Demanio ai Prefetti. Ma per Di Pace i provvedimenti contenuti nel pacchetto sicurezza «rispondono a logiche di ingegneria istituzionale, dove», spiega, «il prefetto rappresenta il governo a livello provinciale ed è responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica; ha dunque l’autorevolezza necessaria per avere un ruolo ancora più incisivo nei rapporti tra le diverse amministrazioni, al fine di giungere all’utilizzo dei beni confiscati». E comunque «già da tempo le stesse Agenzie territoriali del Demanio si rivolgevano al prefetto». In ogni caso, «il provvedimento non implica assolutamente un giudizio negativo sull’attività svolta dalle Agenzie del Demanio».
Vita: Sembra però che nel 2009, e soprattutto nel periodo tra agosto e dicembre, il numero di destinazioni sia diminuito. Come lo spiega?
Alberto Di Pace: Non mi risulta. Al contrario si sta lavorando nell’ottica di una proficua collaborazione istituzionale. Naturalmente le novità legislative richiedono un tempo minimo di adattamento delle strutture e di organizzazione: siamo sulla giusta strada.
Vita: D’ora in avanti sarà il Commissario ad avere l’ultima parola sull’effettiva messa all’asta degli immobili: quali saranno allora le sue linee di azione e come verranno scelti i beni da vendere?
Di Pace: Saranno considerati vendibili i beni non richiesti da alcuna amministrazione e che presentano criticità tali da non essere appetibili per finalità sociali. Per questi immobili il solo mantenimento comporterebbe costi enormi per lo Stato. Se poi il timore è che gli stessi possano ritornare in mano ai mafiosi, tengo a ribadire che verranno prese tutte le precauzioni possibili per evitare che possa verificarsi quanto paventato. D’altro canto la stessa legge prevede meccanismi di controllo molto efficaci, subordinando la vendita al parere del prefetto – che a sua volta sente il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – e a quello del Commissario straordinario per i beni confiscati.
Vita: Un vero problema sembra essere il mancato utilizzo dei beni destinati. Quali sono, secondo lei, le responsabilità dei Comuni e le difficoltà da superare?
Di Pace: Spesso la realizzazione di iniziative sociali, proprio per il contesto di intimidazione ambientale in cui nascono e si svolgono, richiede grande determinazione e forti spinte motivazionali. I Comuni debbono, quindi, essere sostenuti attraverso l’azione sinergica dei diversi enti coinvolti.
Vita: Da tempo alcune Regioni, per esempio Puglia e Campania, stanno investendo milioni di euro per risolvere i problemi del mancato utilizzo. Cosa si sta facendo a livello centrale?
Di Pace: Con le Regioni siamo impegnati in un’opera di sensibilizzazione affinché vengano previsti fondi a favore dei beni confiscati o, nei bandi relativi a progetti sociali, possa costituire titolo preferenziale la progettazione su beni confiscati. I risultati sono buoni e, oltre a Campania e Puglia, potrei citare Lazio e Lombardia, che hanno stanziato fondi per progetti di ristrutturazione o per eliminare ipoteche pendenti. Poi a livello di iniziative centrali sono stati finanziati 14 progetti di ristrutturazione di beni confiscati, per un importo di circa 17 milioni di euro. E rimangono ancora da utilizzare, entro il 2013, altri 74,5 milioni.

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