Formazione

Vecchio curatore addio, adesso è un facilitatore

Evoluzioni. Come si trasforma l’amministratore di sostegno

di Redazione

Ha compiuto quattro anni e non ha più bisogno di presentazioni l?amministratore di sostegno. Introdotto con la legge n. 6 del 9 gennaio 2004, ha cambiato l?approccio verso le persone che per le più svariate ragioni hanno perso del tutto o in parte la propria autonomia e ha creato una nuova figura nel panorama giuridico ma anche professionale, come specializzazione degli operatori sociali.

Da due anni all?Istituto Cortivo di Padova sono attivi corsi per formare questi nuovi operatori. «Abbiamo una media di 200 iscritti all?anno e quest?anno già una ventina di giovani ha ottenuto l?attestato di frequenza e sta frequentando il periodo di tirocinio», afferma Paolo Nalon direttore dell?Istituto Cortivo. I corsi trattano tematiche che vanno da quelle mediche, per riconoscere la disabilità psichica e fisica che porta alla mancanza di autonomia, a temi che riguardano il ?nuovo spirito? con cui trattare le persone da sostenere.

«La finalità primaria di questa legge è quella di tutelare le persone prive, in tutto o in parte, per infermità ovvero menomazione fisica o psichica, della capacità di provvedere ai propri interessi. La legge ha spostato l?attenzione dal patrimonio alla persona». «L?amministratore di sostegno non è chi amministra soltanto il patrimonio economico dell?assistito, come accadeva prima con la figura del tutore o del curatore, ma una sorta di facilitatore della vita quotidiana; si tratta di un impegno che richiede un?importante relazione con la persona assistita, sotto il controllo del giudice tutelare», afferma il notaio Gian Franco Condò. «La scelta dell?amministratore di sostegno può essere fatta anche dall?interessato, che può designarlo in previsione della propria eventuale futura incapacità mediante atto notarile», conclude il notaio Condò.In questo scenario assumono particolare importanza due questioni: quella dell?incremento delle risorse umane ed economiche da impiegare in questo ambito e quella della formazione degli operatori. Nel primo caso il riferimento è agli assistenti sociali, ma anche a cittadini disposti ad assumersi questa responsabilità in una prospettiva che da gestore di patrimoni diventa anche promotore del benessere della persona assistita.

La formazione degli operatori richiede competenze tecniche e predisposizione alle relazioni. «Per ogni persona assistita è richiesto un progetto ad personam», spiega Nalon. Che continua: «Compito dell?amministratore è quello di ricostruire la storia del beneficiario per conoscerne le abitudini, gli interessi, ritrovare le reti relazionali sia familiari che amicali, rintracciare e talvolta recuperare il patrimonio di proprietà e verificare le aree di autonomia. Questa indagine rappresenta la piattaforma da cui stabilire un programma personalizzato».

LA SCHEDA
CHI
Amministratore di sostegno
DOVE LAVORA
Può essere un familiare, un operatore socialeoppure un cittadino che fa volontariato nell?assistenza ai malati e ai disabili
NOMINA
Deve essere nominato dal giudice tutelare


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