Volontariato

Vecchiato: «La carta dell’azione volontaria frutto di un dialogo durato un anno»

In chiusura dell’anno di Padova Capitale europea del volontariato è stata presentata la Carta dell’azione volontaria, non un elenco di principi e di valori, ma una carta nata e restituita in forma di dialogo. Un dialogo durato un anno. Ne parliamo con il coordinatore degli incontri e dei lavori che hanno portato al documento finale, Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan

di Riccardo Bonacina

In chiusura dell’anno di Padova Capitale europea del volontariato è stata presentata la Carta dell’azione volontaria, non un elenco di principi e di valori, ma una carta nata e restituita in forma di dialogo. Proprio nell’anno della pandemia, il difficilissimo 2020, quello che poteva essere considerato un grande ostacolo, il lockdown e il distanziamento, si sono invece trasformati in un’opportunità (non è questo uno dei segreti dell’azione volontaria?). La possibilità di dialogare con tutti e ad ogni ora tramite piattaforme che hanno permesso di attraversare l’Italia intera in ascolto di tante persone e cittadini. Dialogo con i volti più noti del volontariato italiano e con tanti volontari giovani e meno giovani. “Centinaia di incontri”, ci dice Tiziano Vecchiato presidente della Fondazione Zancan che ha guidato e coordinato i lavori. Ne è uscito un documento originale e vivissimo, dinamico pur appoggiandosi sulla memoria (vengono ricordati Luciano Tavazza, Monsignor Giovanni Nervo, Maria Eletta Martini).

La Carta si compone di dialoghi sui valori e sui rischi del volontariato che pur nel 2020 si è mostrato così essenziale e necessario…

Vecchiato: Certo, sono emersi anche i rischi della confusione identitaria tra le diverse componenti del terzo settore, i rischi della strumentalizzazione, i deficit di impegno politico per la tutela dei più deboli, i rischi di un volontariato ridotto a manovalanza dai istituzioni e realtà di terzo settore che non onorano i propri statuti. È un rischio che non riguarda soltanto il volontariato ma tutto il mondo della solidarietà, se non vuole riproporsi come parastato che sembrava superato a fronte di questi problemi molti giovani hanno dichiarato la loro insofferenza e il loro desiderio di un futuro diverso, di speranza e di sperimentazione di nuovi stili di vita, reinterpretando il senso del dono, della fraternità e della bellezza sociale vissute in prima persona. La carta propone scelte possibili e da prospettive diverse, componendo valori strategie priorità che partono da lontano sono il presente preparano il futuro. Non dicono quello che si deve fare ma come essere insieme dono, fraternità, bellezza, sociale.

Le proposte della carta sono articolate in quattro dialoghi. Quello con la Costituzione, con la carità, la fraternità, e le generazioni. Ci spiega questa struttura?

Dialogare con la Costituzione significa chiedersi come stiamo percorrendo i suoi sentieri, quanto siamo in armonia con i suoi valori alle sue regole. Azione volontaria e cittadinanza per ogni persona e quindi e quindi fonte costitutiva di socialità punto e anche palestra dove imparare a viverla i modi per esercitarla nei luoghi che avvicinano persone e socialità, organizzazioni e istituzioni. Il valore politico del volontariato si concentra sul fare che forgia la rappresentanza politica e insegna a superare la chiusura dei diritti individuali, i diritti senza doveri. È la condizione necessaria per contrastare l'idea che gli individui possono vivere staccati dei contesti relazionali e non diventare persone capaci di condividere responsabilità sociali.

E con la carità? Restituita attraverso un suggestivo dialogo con Paolo di Tarso…

Il giovane Paolo di Tarso sapeva che la carità prepara la giustizia. Aveva in mente il Salmo 84 “misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno”. Lo ha sintetizzato nell’Inno alla carità senza chiedersi se sarebbe stato interpretato in ebraico, in cattolico o in altre spiritualità. Il dialogo sulla carità propone una scelta radicale, non basta donare quello che si ha se non si dona anche quello che si è. Ed è un lascito di un anno che ha riproposto la sfida del volontariato come ricerca di forme sociali più fraterne.

Il dialogo sulla fraternità avviene confrontandosi con le parole di Papa Francesco

Già il Papa che ha fatto l’Enciclica “Fratelli tutti”. E che ci insegna che la fraternità avviene con il riconoscimento dell'altro e con il dono che non aspetta ricompense. Il dialogo sulla fraternità esalta il rapporto con tra le persone capaci di ridurre volontariamente la relazione di potere tra chi aiuta e chi è aiutato, per ottenere insieme migliori risultati umani ed esistenziali. C'è quasi sempre un problema di giustizia che manifestano le persone in difficoltà. E la loro domanda di aiuto capace di aiutare senza sostituirsi ai bisognosi, senza la presunzione di chi crede di poter aiutarti senza il loro coinvolgimento. L’azione volontaria e infatti capacità di di vivere rapporti simmetrici senza sostituirsi all'altro ma insieme.

Infine il dialogo tra le generazioni che mette in relazione i volontari con i giovani…

Il dialogo tra generazioni chiede al volontariato tradizionale scelte coraggiose, in particolare al volontariato che opera per settori e fasce demografiche. Se l'azione volontaria è composizione di giustizia e carità, fratellanza e costruzione solidale tra generazioni serve un rovesciamento di prospettiva, con forme sociali dove la neutralità e l'individualità non diventano indifferenza. L'impegno volontario è un nutrimento necessario per la democrazia che non si realizza compiutamente se anche una sola persona è lasciata ai margini. L'azione volontaria riconoscere ogni persona, il suo nome, accoglie con relazioni fraterne, esprime con gesti altruistici la capacità di relazioni che risanano una società ferita virgola che infrangono le pareti dell’io per poter costruire il noi.

(in allegato a fondo pagina la Carta dell’azione volontaria)

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