Mondo

Vauro: «In Ucraina è in atto una pulizia etnica»

Il vignettista italiano è uno dei pochi occidentali ad essere stato sul campo, nella zona del Donbass. Quella parte di Ucraina chiamata Novo Rossija che combatte contro Kiev. «La situazione è estremamente drammatica. Altro che esercito regolare russo, sono guerriglieri che combattono contro un governo nazista»

di Lorenzo Maria Alvaro

La situazione Ucraina è al bivio. In queste ore sono in corso i negoziati tra Usa, Unione Europea e Russia. Se Merkel, Hollande e Kerry riusciranno a trovare un’intesa con Putin la situazione potrebbe rientrare. Il problema è che in caso contrario lo scenario rischia di essere molto drammatico. Le notizie che arrivano dalla zona di guerra sono poche, e quasi sempre da fonti ucraine e americane. Uno dei pochissimi italiani e occidentali ad essere stato dall’altra parte, tra i combattenti filo russi, è il celebre vignettista satirico Vauro Senesi. Per questo Vita.it lo ha contattato e gli ha chiesto di raccontare cosa ha visto.

 

Lei è stato recentemente nell'Est del'Ucraina. Cosa ha visto?
C'è una situazione umanitaria disastrosa. Molte città e villaggi sono in parte spopolati. Buona parte dei profughi va verso la Russia e questo la dice lunga su chi siano i liberatori. A rimanere sono quelli che non possono fuggire. Si tratta di anziani, disabili o persone in estrema povertà. È inverno, con temperature di 20 gradi sotto zero. Mancano elettricità e acqua. Ho visto portare l'acqua potabile con le autocisterne in quartieri bombardati e semi distrutti. Una cosa commovente: l'autista del camion era un anziano veterano della seconda guerra mondiale con addosso ancora la divisa dell'armata rossa. È impossibile, andando lì, non cogliere il fatto che c'è un chiaro disegno da parte di Kiev: la pulizia etnica. Quando si colpiscono i centri nevralgici della vita di una comunità con questa protervia il motivo può essere solo quello. Radono al suolo scuole, ospedali, fabbriche, centrali elettriche.

Qual è la risposta dei filorussi?
La risposta dell'armata cosacca è partecipativa ed eroica. Oltre a difendere il territorio militarmente si fa carico, per quanto possibile, anche del sostegno alla popolazione. Distribuiscono cibo e acqua e costituiscono cooperative e gruppi di aiuto che lavorano per ricostruire il tessuto sociale. La popolazione in questi anni ha fatto l'esperienza di cosa significhi un liberismo senza regole, una società gestita soltanto dagli interessi privati degli oligarchi. In Ucraina il sistema nega i diritti fondamentali. Come la salute. L'ospedale di Kiev ad esempio, anche prima del conflitto, viveva ancora l'emergenza di Chernobyl ma non erano disponibili cure e terapie. L'unico accesso era ed è il mercato nero. Una situazione come questa, con un sistema statale così iniquo, unito al golpe di Maidan e alla memoria della strage di Odessa, ha scavato un solco piuttosto profondo tra le popolazioni russo-ucraine e il Governo di Kiev. Dico il governo perché nella stessa società Ucraina ci sono forti correnti di dissenso, soffocate dalla militarizzazione in atto a Kiev.

La sua lettura dei fatti è in qualche modo filosovietica. O almeno è questa l'accusa dei suoi critici…
Intanto bisognerebbe avvertire questi signori che la Urss è finita nel 1991.

Infatti l’accusa è di essere un nostalgico…
Non sono russo, quindi se devo essere nostalgico lo sono su altro. Ma c'è sicuramente una vena di nostalgia nella popolazione del Donbass. La gente dice che quanto c'era l’Unione Sovietica il welfare era gratuito e migliore di quello di oggi. Sanità e scuola c’erano e funzionavano per tutti. In mezzo a loro, stranamente, si mischiano icone bizantine, madonne, ritratti di Lenin, bandiere russe e bandiere rosse. Direi che questa nostalgia sia di un sistema che nonostante tutti gli orrori garantiva i diritti fondamentali.: salute, istruzione e lavoro.

Cosa c'entra l'antifascismo con la rivolta filo russa in Ucraina?
È dichiarato. Il saluto con cui si rivolgono tra loro i cosacchi è il pugno chiuso accompagnato dalla frase “¡No pasarán!”. Questo perché dall'altra parte ci sono divisioni dell'esercito che addosso simboli delle SS tedesche. I battaglioni della guardia nazionale ucraina sono apertamente nazisti. A Kiev si ergono monumenti ad un criminale nazista come Stepan Bandera.

Sui media occidentali si parla di esercito regolare sostenuto dalla Russia per riferirsi ai ribelli del Donbass. È così?
Non ho girato ogni angolo del Donbass. Quello che ho visto è un esercito armato con mezzi e armi leggeri. Non ho visto un esercito iper armato come quello russo. Ci sono certamente anche russi tra le loro fila ma sono volontari. Si tratta di guerriglieri. Un esercito guerrigliero. Anche militarmente si rifanno, dal punto di vista tattico, al Guevarismo. A dirmelo è stato un loro generale con cui ho potuto parlare. L'idea è quella di una guerriglia di liberazione e di ricostruzione di una società etica. Quello che non capisco è che siamo nel 2015: perché non ci sono foto satellitari o notizie di prigionieri dell'esercito russo che avrebbe invaso il Donbass. Sembra che questi militari di Putin abbiano il dono dell'invisibilità…

In queste ore stanno procedendo i negoziati tra Usa ed Europa e la Russia. C’è chi dice che il tentativo sia, se non fosse possibile la pace, almeno di gestire in qualche modo il conflitto. Cosa ne pensa?
Per mia esperienza personale, da inviato di guerra, l'idea di poter regolare l'intensità di un conflitto è follia. Quando si scatena il dirompere della violenza non è regolabile né circoscrivibile. Avere poi una guerra di queste dimensioni nel cuore dell’Europa potrebbe essere il prodromo di un conflitto mondiale. L'Europa è schiacciata su posizioni filo americane ma voglio sperare che la diplomazia arrivi ad uno sbocco positivo. L'alternativa sarebbe una tragedia immane. Di positivo c’è che l'Europa per voce di Mogherini ha scartato categoricamente l'idea di armare Kiev. E Tsipras sta trattando con Putin e ha detto no a nuove sanzioni. Il fronte americanista dunque si è incrinato. Speriamo che tengano duro.

 

 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.