Welfare

Vaticano: «Ripensare i brevetti»

La Santa Sede contro le lobby farmaceutiche: medicine siano accessibili nei Paesi poveri

di Redazione

A fronte dell’enorme disparità nell’accesso ai medicinali salvavita, fra Paesi ricchi e Paesi poveri, per esempio nella cura dell’Aids, è necessario ”ristudiare il diritto dei brevetti” e il ”problema della proprietà intellettuale” e ”rendere accessibili questi medicinali”. E’ questa la posizione espressa dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, nel corso della 14esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani che si sta svolgendo nella città elvetica.

Tomasi ha anche ricordato che nonostante il diritto alla salute sia riconosciuto dalle leggi internazionali, questo è ”ben lontano dall’essere attuato”; sono infatti oltre due miliardi le persone che non hanno accesso alle medicine essenziali.

Ai microfoni della Radio Vaticana ha precisato la posizione della Santa Sede. ”L’esperienza che abbiamo come Chiesa – ha detto l’arcivescovo – promuoviamo nel mondo più di 5 mila ospedali, 18 mila dispensari e cliniche, 15 mila e più case per anziani e malati cronici, oltre 500 lebbrosari, è che non c’è di fatto l’accesso ai medicinali di cui si avrebbe bisogno, specialmente nei Paesi più poveri e specialmente nelle zone rurali”.

Di conseguenza ha affermato il rappresentante del Papa a Ginevra, ”per rendere accessibili questi medicinali bisogna ristudiare il diritto dei brevetti. La posizione presa è stata quella di dire che davanti a certe esigenze così ferree di compagnie farmaceutiche o di altri interessi economici molto forti, ci debba essere una revisione dei criteri che permettano anche ai Paesi che non hanno la tecnologia sufficientemente sviluppata di avere questi medicinali ad un prezzo modico o di produrli loro stessi”.

Quindi ha fatto un esempio concreto: ”In particolare, prendiamo ad esempio i bambini: si parla di circa due milioni e 100 mila bambini che vivono con l’HIV; solo il 38 per cento di loro riceve, di fatto, i medicinali antiretrovirali che prolungano e salvano la loro vita, perché non c’è interesse o perché non c’è la possibilità da parte dei Paesi poveri di produrre loro stessi questi medicinali. Dobbiamo fare in modo di riequilibrare il rapporto brevetti-diritti e di riaprire la porta sulla questione della proprietà intellettuale, perché si trovi la maniera di rispondere ai bisogni di oltre due miliardi di persone”.

Peraltro la questione dei brevetti, non riguarda solo la salute ma anche l’agricoltura, ha spiegato ancora mons. Tomasi: ”Dobbiamo fare in modo che la scoperta di nuove maniere di incrementare la produzione di cereali o di altri prodotti alimentari necessari per la vita quotidiana delle persone, affinché abbiano cibo a sufficienza, non siano controllati in maniera esclusiva da parte di poche compagnie in modo da diventare poi elemento che blocchi l’accesso al cibo necessario per vivere”. ”Facciamo un altro esempio – ha aggiunto – quella della ‘bio-pirateria’: è un rischio che esiste. Ci sono compagnie che scoprono prodotti o sementi, nei Paesi in via di sviluppo, li brevettano e poi li vendono ai contadini o alla popolazione del Paese stesso dal quale hanno preso questi prodotti; loro guadagnano molti soldi, mentre la povera gente non ha i mezzi per comprare quello che viene dal loro proprio territorio. Ci sono questi squilibri a cui bisogna fare attenzione!”.

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