Cultura
Vaticano: nessuna proprietà privata sui brevetti per le medicine
Lo afferma il ''ministro della sanita''' della Santa Sede, mons. Javier Lozano Barragan. Barragan
di Redazione
La proprieta’ dei brevetti e’ un ”problema urgente” nella economia della salute mondiale e per essi non puo’ valere il principio della proprieta’ privata, bensi’ quello della ”proprieta’ sociale”.
Lo afferma il ”ministro della sanita”’ della Santa Sede, mons. Javier Lozano Barragan. Barragan, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale della salute, ha presentato nella sala stampa vaticana il convegno su Potere e salute che il Pontificio consiglio ha convocato dal 15 al 17 novembre in Vaticano, radunando specialisti nei vari campi della salute, della medicina e della ricerca, da 60 diverse nazioni. Sono stati invitati anche i rappresentati diplomatici e i ministri della sanita’ dei vari paesi, tra cui l’italiano Girolamo Sirchia, che fino ad ora non ha pero’ risposto all’invito.
L’esponente vaticano ha ribadito il parere ufficiale sui brevetti che la Santa Sede ha comunicato alla Organizzazione mondiale della sanita’, a Ginevra. ”I brevetti sono leciti, – ha sottolineato il vescovo – ma fanno si’ che i medicinali finiscano sotto la categoria della proprieta’ privata dei beni che, come dice il Papa, non e’ assoluta, ma ha una ipoteca sociale: quando il bene comune di una nazione fa si’ che cessi la proprieta’ privata a vantaggio della proprieta’ sociale, questo va messo in pratica e deve essere fatto e i diversi governi devono vedere come farlo in concreto”. Barragan ha fatto l’esempio della pandemia dell’Aids come caso ”chiaro” in cui applicare la proprieta’ sociale dei brevetti.
In Zambia, ha detto, ”il venti per cento della popolazione ha l’Aids e se per ogni malato ci sono almeno tre infettati, allora l’80 per cento della popolazione e’ infettato e cio’ vuol dire la scomparsa dello Zambia”. In questo caso, se l’India è in grado di produrre le cure per l’Aids a 350 dollari annui a paziente, contro i 10 o 15 mila dollari annui delle case farmaceutiche ”e’ un caso evidente in cui bisogna rinunciare alla proprieta’ dei brevetti e consentire la cura per questo paese”.
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