Cultura

Vaticano: bisogna proseguire il disarmo chimico

Lo dice al nostro settimanale il cardinale Renato Raffaele Martino, promotore del convegno di oggi sul disarmo integrale in Vaticano.

di Emanuela Citterio

“Una delle questioni aperte riguarda il disarmo chimico: non è stato compiuto, e siamo al di fuori della data limite che era stata proposta, solo un terzo è stato completato. Le mine antiuomo, inoltre, sono ancora seppellite in molti Paesi del mondo e si va a rilento a rimuoverle”. A spiegare il senso del seminario sul “disarmo integrale” che si apre oggi in Vaticano è monsignor Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Il seminario, che si svolge a Palazzo San Calisto a Roma, per due giorni farà il punto su come procede il disarmo, con la partecipazione di militari, esperti, ecclesiastici e rappresentanti della società civile di tutto il mondo.

L’iniziativa si ispira al concetto di disarmo proposto dalla dottrina sociale della Chiesa. Più precisamente, come Papa Giovanni XXIII: «l’arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale, se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica» (Lett. enc. Pacem in terris, n. 61).

Su tali basi, la prima sessione sarà dedicata ad una riflessione etica e spirituale sul disarmo, e sulle condizioni per una geopolitica dello sviluppo e della pace. Nella seconda sessione si discuteranno alcune particolari questioni economiche e giuridiche, come il commercio internazionale delle armi, la sovrapposizione tra economia civile e militare, e la relazione tra disarmo e diritti umani. Nella terza sessione, conclusiva dei lavori, si discuterà il ruolo dei diversi soggetti chiamati a cooperare per un ?disarmo integrale?, cioè i soggetti governativi e non governativi e, non da ultimo, le religioni.


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