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Vaticano all’Onu: stop alle armi

Il Pontificio consiglio per la giustizia e la pace sollecita l'Onu sulla legisislazione per vicolare il commercio delle armi convenzionali

di Emanuela Citterio

“Un quadro legale vincolante volto a regolare il commercio di armi convenzionali di ogni tipo, come pure del ‘know-how’ e della tecnologia per la loro produzione”. A chiederlo, all’Onu, è la Santa Sede, attravero una dichiarazione del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, pubblicata a sostegno della proposta della istituzione di un gruppo di lavoro all’Onu per studiare la fattibilità e la stesura di un Trattato sul commercio internazionale delle armi convenzionali. La dichiarazione esprime inoltre il “pieno appoggio per la proposta fatta dai governi di Argentina, Australia, Costa Rica, Finlandia, Giappone, Kenya e Regno Unito di stabilire un groppo di esperti governativi, nell’ambito delle Nazioni Unite, per negoziare la messa al bando a livello normativo della importazione e esportazione e dello scambio di armi convenzionali”. La nota è firmata dal cardinale Renato Martino e dal vescovo Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio consiglio della giustizia e della pace. Nella nota si riconosce l?impegno compiuto dalla comunità internazionale nel controllo delle armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa, ma si sottolinea anche che ?il tema del completo e generale disarmo, che anno dopo anno appare nell?agenda dell?Assemblea generale, non ha registrato un sostanziale e generalizzato progresso?. Nel documento, il dicastero vaticano evidenzia come il commmercio internazionale di armi convenzionali, incluse le armi leggere e quelle di piccolo calibro, provoca milioni di morti, sottolineando come le armi leggere ?sono un elemento di ogni conflitto internazionale o civile, come di ogni illegittimo uso della forza e costituiscono uno dei più comuni strumenti nella gran parte delle violazioni dei diritti umani e della mancanza di rispetto della legge umanitaria?. ?L?assenza di un effettivo sistema di controllo sul commercio delle armi ? prosegue la nota ? ha un impatto negativo non solo sui processi di pace, di riconciliazione e sulle ricostruzioni post-belliche, ma anche sulla stabilità delle istituzioni e sullo sviluppo sostenibile. Il commercio indiscriminato o il trasferimento di armi convenzionali sono inseparabili dalle questioni connesse al terrorismo internazionale, al traffico illegale di risorse strategiche e preziose e alle più abiette manifestazioni del crimine organizzato come il traffico di esseri umani o della droga?.


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