Sostenibilità
Valutazione di Impatto Ambientale: l’appello delle associazioni
Le venti principali associazioni ambientaliste italiane, tra cui WWF, Lipu, Greenpeace Italia e Legambiente si uniscono per chiedere al governo di dare seguito alle richieste di Regioni, Camera e Senato sulla riforma della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)
di Redazione
È un fronte compatto quello delle venti associazioni ambientaliste che hanno contrastato la proposta di contro-riforma della Valutazione di Impatto Ambientale – VIA contenuta nello schema di decreto legislativo arrivato alle Regioni e alla Camere a metà marzo. “Di fronte a 103 richieste di emendamento e a modifiche che riguardano 20 dei 27 articoli del testo di riforma della Valutazione di Impatto Ambientale – VIA (Atto di Governo n. 401), contenute nei pareri della Conferenza Stato-Regioni e dalle Commissioni parlamentari Ambiente di Camera e Senato a questo punto chiediamo che il Governo proceda a quel radicale ripensamento che le associazioni ambientaliste hanno invocato dal 10 aprile e che ora appare inevitabile.” È questo l’appello rivolto dalle organizzazioni tra cui WWF, Lipu, Geeenpeace Italia e Legambiente.
“Il Governo ora deve chiarire se intende introdurre modifiche sostanziali al testo originario del decreto legislativo sottoposto a parere, superando quindi l’opacità e la frammentarietà delle procedure autorizzative, garantendo la piena partecipazione e informazione dei cittadini, consentendo una valutazione su elaborati che descrivano approfonditamente gli impatti sul territorio e garantendo un severo vaglio tecnico dei progetti da parte di una Commissione VIA veramente qualificata e indipendente”.
Critiche severe all’impostazione di fondo del provvedimento che sono condivise dalle istituzioni, ricordano gli ambientalisti, quando nel parere reso il 4 maggio dalla Conferenza Stato-Regioni si dice che nel testo governativo non si garantisce la partecipazione del pubblico “strumento importante per migliorare la qualità dei procedimenti e delle valutazioni” o quando si censura “una sequenza di procedimenti disgiunti in controtendenza anche rispetto ad una politica legislativa di semplificazione”. O anche quando nel parere della Camera dei deputati del 10 maggio si chiede di “promuovere l’innalzamento della qualità progettuale e degli studi di impatto ambientale” e si invita il Governo a predisporre linee guida normative tecniche perché le scelte siano compiute su “criteri certi e oggettivi” e non sulla base di “scelte discrezionali derivanti dal confronto con il soggetto proponente.”
Il testo dello schema di decreto legislativo (AC n. 401) è stato trasmesso alle Camere e alle Regioni a metà marzo ha raccolto numerosissime critiche contenute nei pareri elaborati tra il 4 e il 16 maggio (il 4 maggio la Conferenza Stato-Regioni ha presentato 55 emendamenti a 20 dei 27 articoli del DLgs, il 10 maggio la Camera ha presentato 32 emendamenti su 15 articoli, il 16 maggio il Senato 16 emendamenti su 10 articoli).
Gli aspetti nodali su cui si attende la revisione governativa, sollevati dagli ambientalisti (nelle loro Osservazioni inviate il 10 aprile scorso) e da Regioni e Parlamento riguardano nella sostanza:
– Il grado di dettaglio del progetto che viene sottoposto a VIA – Con la Conferenza Stato Regioni che insieme agli ambientalisti chiede che la valutazione sia effettuata sul “progetto definitivo” invece che sul “progetto di fattibilità” in modo che sia possibile dare le autorizzazioni, a partire da quella più delicata proprio sugli impatti ambientali, sulla base di un unico elaborato e in un solo momento. E la Camera che invoca una disciplina ministeriale che specifichi meglio le caratteristiche tecniche degli elaborati e che chiarisca quando sia necessario presentare progetti definitivi;
– Informazione e partecipazione in tutte le fasi – Come richiesto dagli ambientalisti, Senato, Camera e Conferenza Stato-Regioni chiedono anch’essi, al contrario di quanto invece previsto nell’AG n. 401, che si garantisca l’informazione e la partecipazione dei cittadini sin dall’inizio e in tutte le fasi di valutazione dei progetti, dal momento della verifica di assoggettabilità della VIA, al momento delle integrazioni progettuali sino alla verifica delle prescrizioni ambientali e che si chiarisca come rendere produttivo il Dibattito pubblico per l’effettivo miglioramento dei progetti;
– Autonomia e competenza della Commissione VIA – Il Senato è d’accordo con gli ambientalisti che – al contrario di quanto stabilito nell’AG n. 401 nel quale si prevede la semplice nomina diretta, politica da parte del Ministro dell’Ambiente – i membri della Commissione VIA debbano essere scelti con procedure di evidenza pubblica. Mentre la Camera, come sostenuto dalle associazioni, richiama la necessità oltre che di garantire la terzietà e l’indipendenza venga anche assicurata la professionalità della Commissione, garantendo la specializzazione e la competenza dei suoi membri.
– Esenzioni e eccezioni per la VIA – Per quanto riguarda il modo con cui si vuole procedere ad esentare dall’obbligo di VIA determinati progetti, sia la Conferenza Stato-Regioni che la Camera dei Deputati trovano, come gli ambientalisti, che quello descritto nell’AG n. 401 sia affidato troppo all’arbitrio del Ministero dell’Ambiente e chiedono che le esenzioni siano concesse solo quando si debba procedere con urgenza per esigenze di protezione civile. La Camera, come sostenuto dagli ambientalisti, ritiene anche che le attività di prospezione degli idrocarburi in mare, compiute con airgun o esplosivi, debbano essere automaticamente sottoposte a VIA e non ad un’inutile procedura di assoggettabilità come previsto nell’AG n. 401.
– Sanzioni – Sia la Conferenza Stato – Regioni che il Senato invocano sanzioni severe proporzionali all’eventuale danno arrecato nei confronti di chi abbia realizzato progetti senza la procedura di VIA o non rispettando le prescrizioni ambientali, invece che le modeste contravvenzioni da 30 a 100mila euro per chi abbia eluso la verifica di assoggettabilità o la VIA e da 20 a 80mila euro per chi non abbiano rispettato le condizioni ambientali poste dalla pubblica amministrazione previste nel decreto legislativo.
Foto: WWF
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