Famiglia
Valeria Golino sirena a Lampedusa
Recensione del film Respiro di Emanuele Crialese
Di Respiro, film di Emanuele Crialese, presente a Cannes nella sezione della Semaine della Critique e primo italiano nella storia del festival a vincere questo concorso, si era sentito parlare un gran bene. Da non perdere, questa la raccomandazione diffusa. Girare un film nello scenario lunare, dai contrasti esplosivi come Lampedusa, credo sia la cosa che ogni regista sogni. Sotto quel cielo, sopra quelle pietre abbacinanti, con quel mare immenso e perfetto, ogni inquadratura è un sogno. Crialese in Respiro racconta di una donna che non accetta la pace mediterranea su cui, come su un cuscino, s?adagia la vita dell?isola. Valeria Golino, ovvero Grazia, madre di tre figli magnifici e di una vitalità da togliere il fiato, è prigioniera nell?universo claustrofobico chiuso da quegli immensi faraglioni che si tuffano nel mare. Le sue giornate trascorrono tra sieste non desiderate e ore a sfilettare sgombri. Grazia cerca quello che nessuno le può dare. E nessuno la capisce, tolto il figlio maggiore (Pasquale, interpretato da Francesco Casisa, la vera sorpresa del film), che l?aiuta nella fuga quando il marito, convinto dalla malizia degli isolani vorrebbe costringerla ad andare a Milano a curarsi. Ma c?è una fragilità di fondo nella storia. Un?insufficiente motivazione per tanto spaesamento. E il lieto fine, con Grazia che riemerge dal mare nella notte dei bagliori, è di una felicità velleitaria, irreale.
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