Donne che fanno la differenza

Valentina Boccia, una donna per le donne

Arriva da un mondo imprenditoriale prettamente maschile e da poco più di un anno è il direttore generale della centenaria Fondazione Asilo Mariuccia. «Un mondo dove collaboriamo tutte sfatando il mito della competizione in rosa»

di Antonietta Nembri

Come si fa a passare da una multiutility in ambito energetico e molto focalizzata sul profit a una fondazione ultracentenaria creata da una donna e che è impegnata al femminile? Lo abbiamo chiesto a Valentina Boccia, dal 1° gennaio 2024 direttore generale di Fondazione Asilo Mariuccia, storica realtà milanese impegnata ad assistere le donne vittime di varie forme di violenza e i loro figli. 

Valentina Boccia, laureata in economia in Cattolica, arriva dal mondo delle imprese, ma ha al suo attivo anche una formazione nel management del Terzo settore in Altis, la scuola superiore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

«Vengo da un’azienda prettamente maschile, dove le donne erano tutte molto brave, tutte riconosciute come tali, ma comunque sempre molto poco valorizzate nei ruoli dirigenziali, nel senso che lì comunque è un luogo dove i dirigenti sono essenzialmente uomini e anche di una certa età» sottolinea Boccia.

Il mondo della Fondazione Mariuccia, invece sembra il contrario…

È un mondo femminile anche nelle decisioni. È un mondo femminile perché abbiamo una presidente di grande presenza, di grande personalità (Emanuela Baio, ndr). È un mondo dove in realtà noi oggi collaboriamo bene. C’è anche questo mito da sfatare: che le donne fra di loro non riescono a collaborare, che le donne si fanno la guerra, che le donne sono troppo emotive e quindi non hanno quella giusta distanza per poter prendere le decisioni. Sono tutte questioni che secondo me giustificano un atteggiamento che si protrae nel tempo, più per tradizione che poi per effettiva sostanza. 

Un mondo al femminile che funziona, quindi?

Trovo che le persone che lavorano con me in fondazione hanno molto alto il focus sull’obiettivo e fanno emergere molto bene i problemi e sono disposte anche a confrontarsi in maniera molto accesa sulle singole questioni senza ricadere in altri tipi di atteggiamento poco costruttivi fra di noi. Questo secondo me è molto bello, molto valido.

Si può parlare di una particolarità del Terzo settore per quanto attiene il lavoro femminile?

Devi essere appassionato a quello che stai facendo, perché altrimenti è tutto più difficile. Se non c’è un coinvolgimento anche dal punto di vista personale, di piacere per quello che si fa, è difficile poi che tutto quello che vuoi realizzare, tutti gli obiettivi che ti poni, li riesci a portare avanti. Questo secondo me può valere nel profit come nel non profit, nel senso che poi è vero, anzi verissimo che il Terzo settore ti coinvolge anche in quanto donna, in quanto madre, perché poi per me il fatto di fare un tipo di lavoro che ha come destinatarie delle madri mi permette anche di sentirmi vicina, quanto meno, alle persone che andiamo ad assistere.  

Il genio femminile emerge maggiormente nel mondo del non profit?

Quello della passione e dell’amore per il proprio lavoro è un discorso che vale un po’ per tutto. Il genio femminile emerge laddove ogni donna si sente veramente coinvolta nel tipo di attività. Il fatto per me di sentirmi coinvolta e realizzata in questo tipo di attività di coordinamento, progettazione, direzione di Fam che ha una storia centenaria che porta degli ideali nobilissimi, probabilmente è un tipo di coinvolgimento che funziona molto bene su di me. Non nego che magari altre donne non si sarebbero sentite così coinvolte come lo sono io e sono strasicura che il genio femminile esista anche in tutti i settori di attività, dall’aziendale al Terzo settore. 

Valentina Boccia e Rosanna Giordanelli, responsabile comunità Mamme e bambini di Fondazione Asilo Mariuccia

Cosa manca per far emergere maggiormente la componente femminile?

Essenzialmente c’è un cambio generazionale che deve avvenire, nel senso che comunque già la mia generazione è diversa da quella che mi ha preceduto. Noi siamo cresciute comunque con l’idea di poter fare tutto quello che volevamo e l’abbiamo fatto. Anche se l’abbiamo fatto facendoci spazio comunque in un mondo abitato da uomini, perché i nostri riferimenti, i nostri capi, le nostre prime esperienze le abbiamo fatte tutte con direttori uomini, dirigenti uomini, capi uomini. Il cambio generazionale secondo me sta avvenendo moltissimo nella mia e in quelle dopo. Le ragazze oggi si sentono molto più libere di poter fare le loro scelte e libere anche di pensare per se stesse la possibilità di arrivare al massimo di quello che è la loro scienza e la loro ambizione. Ritengo che già la generazione dopo la loro non avrà neanche più da parlare di parità di genere.

Nell’immagine in apertura da sx Valentina Boccia e Rosanna Giordanelli, responsabile comunità Mamme e bambini di Fondazione Asilo Mariuccia – tutte le fotografie da Ufficio stampa

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