Non profit

Vale più un gesto di mille parole. Terry, barista “no slot” premiata al Tocatì

Una barista di Orzinuovi, in provincia di Brescia, ha deciso di dire basta: rompendo un muro di connivenza e burocrazia è riuscita a liberare il suo bar dall'azzardo. Per questo, domenica riceverà un importante premio al Festival del bel gioco di Verona. Un bel segno affinché nessuno, in questa battaglia, si senta mai solo

di Chiara Pracucci

Terry Morandi, titolare del Caffè Portico di Orzinuovi, nella bassa bresciana, sarà ospite al Tocatì festival di Verona dove gli organizzatori hanno scelto di riconoscere e dare voce al coraggio di alcune donne che, dopo calvari burocratici a dir poco assurdi, hanno eliminato le slot dai loro bar. Sembra incredibile, ma oggi chi compie un gesto virtuoso viene punito dalla burocrazia. Abbiamo incontrato Terry e le abbiamo chiesto di spiegarsi il suo gesto, nel frattempo maturato in un impegno costante per il sociale.

Lei gestisce un'attività commerciale dalla quale ha scelto ti togliere lo slot machine, da cosa e quando è nata questa decisione che per alcuni potrebbe sembrare "controcorrente"?
La mia decisione è nata nel 2014 ,quando una mattina entrò nel mio bar un signore anziano vestito da lavoro , di circa 70 anni , giocò 200 euro alle slot poi si mise al bancone e mi raccontò che quelli erano gli ultimi soldi della pensione ,eravamo a inizio mese, per cui si ritrovava costretto ad andare a fare il muratore per riuscire ad arrivare a fine mese. Mentre mi raccontava questo piangeva e la sua disperazione era evidente in viso . Decisi, dunque, di dargli un consiglio: non venire più al mio bar ma di cambiare e andare dove non c’erano macchinette. La su risposta fù che lui cercava solo bar che avevano macchinette perchè non riusciva a farne a meno . Davanti a questa disperazione e alla mia impotenza, ecco la mia decisione di non tenere più le slot.

Forse anche noi baristi dobbiamo toccare il fondo. Molte volte ho incontrato persone disperate, ma quella persona anziana che un giorno ho visto piangere al mio bancone mi ha fatto toccare il fondo e ho aperto gli occhi

Nel percorso che l'ha portata a diventare un bar "slot free" ha incontrato delle difficoltà, delle incoerenze o eventuali aiuti per facilitare questa sua scelta?
Dopo la decisione di non tenere piu le slot è stato un calvario , perchè il gestore non voleva toglierle prima della scadenza del contratto quindi a sua insaputa ho dovuto tenere la macchinetta impegnata con scritto guasto o altro per non far giocare piu nessuno, il problema non si è risolto rendendo inattiva la macchinetta, anzi c’erano comunque le tasse fisse di rete telematica che se la macchinetta non giocava non potevano essere pagate.

Alcune volte ho dovuto cedere e farla giocare per poter renderla attiva e pagare queste tasse. Dopo un anno d’accordo con il gestore sono riuscita a farmela portare via "perché la macchina non lavorava abbastanza”. In questo calvario ho avuto parecchie visite dai funzionari per una verifica delle slot perché non era impossibile, secondo loro, che lavorassero cosi poco. Poi ci fù la visita di sei ore della Guardia di Finanza sempre per lo stesso motivo: le mie slot avevano l’incasso più basso della provincia e volevano sapere il perchè . Finalmente a gennaio 2016 il gestore è venuto prendersele.

Oggi che a tutti gli effetti lei non vende più gioco d'azzardo ai clienti, come vive la sua professione?
Non avendo più le slot mi sento meglio e vivo meglio il mio lavoro. Prima la gente arrivava arrabbiata prima di giocare e si arrabbiava con me perchè le slot non pagavano, era una brutta situazione che mi rendeva ansiosa. Adesso vivo serenamente il mio lavoro. Ora tanta gente mi ha preso come punto di riferimento ,mi raccontano di parenti, amici e figli, che hanno questo “vizio” , si sentono liberi di parlare con me, non hanno paura del giudizio delle persone io cerco di indirizzarli al meglio.

Non avendo più le slot mi sento meglio e vivo meglio il mio lavoro. Prima la gente arrivava arrabbiata prima di giocare e si arrabbiava con me perchè le slot non pagavano , era una brutta situazione che mi rendeva ansiosa. Adesso vivo serenamente il mio lavoro.

Il 18 Settembre sarà al Tocatì festival di Verona come donna simbolo di una scelta coraggiosa. Quale messaggio vorrebbe dare ai suoi colleghi che hanno maturato una consapevolezza simile alla sua ma ancora non hanno le forze per cambiare direzione?
Cosa posso dire è un fatto di sensibilità e coscienza ma non solo , purtroppo in tempi di crisi come quelli che stiamo passando i soldi fanno gola a tutti , specialmente se con questi guadagni si riesce a pagare l’affitto , alcune attività stanno in piedi solo con il guadagno delle slot , è una scelta molto difficile da prendere.

Io non giudico chi non riesce a toglierle . Come mi ha detto una psicologa che sta lottando contro l’azzardo , forse anche noi baristi dobbiamo toccare il fondo. Molte volte ho visto persone disperate, quel signore non era la prima, ma quella persona anziana che piangeva al mio bancone mi ha fatto toccare il fondo e ho aperto gli occhi.

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