Cultura

Val Germanasca, anche i privati ci credono

di Redazione

Anche Valdo Pons (nella foto con l’elmetto blu) ha seguito con apprensione la vicenda dei minatori cileni. «Sappiamo cosa vuol dire rimanere intrappolati sotto terra», racconta. E anche Valdo, da volontario, accompagna i visitatori nei pozzi Gianna e Paola, raccontando la sua vita là sotto, a estrarre il talco che ha spolverato di bianco le case di milioni di bambini. Prima di lui, suo padre. E oggi anche sua figlia. Che non fa la minatrice, ma la geologa. Insieme ad altri sette dipendenti si occupa di Scopriminiera, il museo minerario della Val Germanasca, in Piemonte. Una storia che prosegue, quindi, senza soluzione di continuità, visto che il museo ha aperto i battenti subito dopo la chiusura dell’attività estrattiva e che sono stati gli stessi minatori a occuparsi della formazione del personale che oggi gestisce la struttura. «Così non si è lasciata morire la valle», racconta Valdo: «Per quanto fosse una vita dura, ci ha permesso di andare avanti per cento anni». E di andare avanti anche oggi. Scopriminiera, come ci racconta il presidente Carlo Baret, è gestita da una società mista pubblico-privata, La Tuno srl. Con la Comunità montana a fare da motore, con tutti i Comuni della valle, ma con il coinvolgimento dei privati della zona: alberghi, ristoranti, agriturismi, guide turistiche. Con un obiettivo comune: lo sviluppo locale. 260mila visitatori dal 1998 a oggi stanno a dimostrare che la sfida è tutt’altro che azzardata.

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