Welfare
Val d’Elsa, il laboratoriobdel welfarebdà buoni frutti
toscana Il bilancio della Fondazione Territori Sociali
I numeri, come in tutti i bilanci sociali che si rispettino, non mancano. Basta scorrere il documento elaborato per incrociare cifre importanti che danno la misura del percorso compiuto dalla Fondazione Territori Sociali Altavaldelsa, l’organismo messo su da cinque Comuni del Senese per la gestione delle politiche sociali. Il dato più interessante del primo bilancio sociale è tuttavia un altro. La vera cifra è il bilancio in sé. Il fatto cioè che un organismo atipico e unico nel panorama nazionale, una fondazione privata che cura appunto l’erogazione dei servizi sociali, abbia tenuto dritto la barra e sia riuscita a prendere il largo. Mentre, particolare non irrilevante, nel mare di Toscana imperversava la discussione sulla riforma degli assetti di governo del sistema di welfare regionale conclusasi con la legge che introduce la Società della salute (Lr 39/2009), il consorzio pubblico fra Comuni e Asl per la gestione delle politiche sanitarie e sociali. Ma quali sono i vantaggi rispetto ad altre forme di aggregazione fra Comuni? «La natura civilistica privata consente alla fondazione una maggiore facilità di procedure e minori vincoli amministrativi nella selezione e acquisizione di personale che avviene con bando di evidenza pubblica e in tempi estremamente rapidi. Questo, ad esempio, ci consente di fronteggiare rapidamente il turn over», spiega il direttore generale, Antonio Mazzarotto . Catena decisionale snella, possibilità di attivare altre forme di finanziamento (raccolta fondi) e certezza dei tempi d’azione sono gli altri assi nella manica. «Come tutte le aziende», prosegue il direttore, «facciamo un bilancio preventivo e questo ci permette di utilizzare i fondi secondo le aspettative e non aspettare l’effettiva copertura come invece devono fare le pubbliche amministrazioni».
Un modello di governance che è apprezzato anche dal terzo settore. «La fondazione consente di valorizzare al meglio le risorse dei Comuni per il sociale e di rispondere ai bisogni del territorio. Soprattutto, si presenta come un interlocutore unico e stabile per il terzo settore: il privato sociale non deve più confrontarsi con diversi soggetti pubblici», sottolinea Anna Ferretti , presidente del consorzio di cooperative sociali Koinè di Siena. Un modello da esportare? Il direttore generale è prudente: «Oggi i servizi sociali sui piccoli numeri sono ingestibili e quindi l’associazione tra più Comuni è una scelta quasi obbligata. Stando insieme, tutti i cittadini dell’Alta Val d’Elsa possono accedere agli stessi servizi. Si elimina così lo svantaggio del vivere in un piccolo centro che da solo non può rispondere a tutte le esigenze della cittadinanza». Né, a detta di Mazzarotto, c’è il rischio (anche se la forma giuridica è privata) di concentrare troppo potere gestionale organizzativo nelle mani dei sindaci. La responsabilità finale infatti è del direttore generale, cioè il legale rappresentante, che ha forti poteri deliberativi e rende conto agli organi sulla programmazione e sul bilancio. Con l’introduzione in Toscana delle Società della salute, tuttavia, lo scenario potrebbe in parte cambiare. «Seguiremo, per conto della Sds, la gestione dei servizi sociali e di una parte dei servizi socio-sanitari». La fondazione dovrà rinunciare però alla possibilità di far entrare dei soci privati negli organi di indirizzo e gestione.
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