Anniversari

Vajonts, sessant’anni dopo la memoria si fa condivisa

VajontS 23 è il progetto di Marco Paolini sulla tragedia del Vajont che oggi vedrà la messa in scena in contemporaneamente in Italia e nel mondo. Vi hanno aderito 135 teatri, 94 scuole, gruppi di lettura, parrocchie, comuni e aziende

di Redazione

L’anniversario del Vajont, 60 anni, offre a Marco Paolini lo spunto per coinvolgere un’ampia schiera di realtà in tutta Italia – scuola, università, mondo del teatro, istituzioni – in una creazione partecipata per interrogarsi insieme sul tema dell’emergenza idrica e sul futuro delle nuove generazioni ai tempi della crisi climatica.

Sono passati altri trent’anni dal suo spettacolo e oggi il mondo è diverso, siamo preoccupati per il cambiamento climatico, ci allarmano i disastri ambientali. Marco Paolini ha ripreso quel testo in mano, lo ha reso più asciutto, ha cambiato il tono e nel sessantesimo anniversario ha immaginato che quell’uomo sul palco non dovesse essere più solo, che il racconto del Vajont dovesse diventare “Vajonts” al plurale. Il progetto è molto più ambizioso: farlo diventare di tutti. Il testo (che trovate integrale a questo link) è – come spiega Marco – «il racconto del Vajont trasformato in coro per essere letto a voce alta in casa, da cinque o più persone, non come un esercizio di memoria ma come monito del tempo presente, monito a non subire il destino di vittime, a scegliere di non affrontare la crisi climatica in solitudine, a ribellarsi al negazionismo, all’opportunismo dei piccoli passi».
VajontS 23 sarà come un canovaccio. Ci sarà chi lo metterà in scena integralmente, chi lo userà come uno spunto e lo legherà alle tante tragedie annunciate che si sono succedute dal 1963 a oggi: in Toscana l’alluvione di Firenze del 1966, in Piemonte si racconterà di quando il Po e il Tanaro esondarono nel 1994, in Veneto delle alluvioni del 1966 e del 2010, in Campania della frana di Sarno del 1998, in Friuli degli incendi del Carso nel 2022, in Alto Adige della valanga della Marmolada del 3 luglio del 2022 e in Romagna dell’alluvione di maggio. Lunedì 9 ottobre ci saranno oltre 600 messe in scena contemporanee in Italia e nel mondo, hanno aderito 135 teatri, 94 scuole, gruppi di lettura, parrocchie, comuni e aziende.

L’incipit del canovaccio:

PRIMO NARRATORE. La sera del 9 ottobre,

sessantʼanni fa,

dal monte Toc si stacca una famosa frana:

260 milioni di cubi di roccia.

Accelera da zero a 90 km allʼora, in pochi secondi.

Più veloce di Usain Bolt.

SECONDO NARRATORE. Piomba nel serbatoio dietro la diga del Vajont.

Solleva l’acqua che stava dentro.

L’acqua forma una colonna.

TERZO NARRATORE. Davanti c’è il paese di Casso.

È 230 metri sopra il livello del lago.

Ma l’acqua lo sormonta.

E lo bombarda.


Cascano massi e acqua da sopra, sul tetto delle case, sfondano le soffitte.

Ma il paese non ha vittime.

PRIMO NARRATORE. Si spezza, quell’onda.

Metà corre lungo le sponde del lago.

C’è il paese di Erto, lì vicino.

Erto si salva perché c’è uno spuntone di collina, che devia l’onda.

E l’onda ritorna verso il lago, a spazzar via le frazioni che stavano sulle rive del lago.

CORIFEO (sussurra) Il rumore.

CORO (sussurra) Il rumore.

TERZO NARRATORE Diranno i superstiti

CORIFEO (ad alta voce) Il rumore.

CORO (ad alta voce) Il rumore!

SECONDO NARRATORE. L’altra mezza onda…passa sopra la diga.

È alta.

Piomba in una gola, è stretta, è profonda, un canyon, sbocca davanti al Piave.

L’onda si abbatte.

Impiega 2 minuti esatti ad arrivare a Longarone…

Longarone, un piccolo comune della vallata del Piave, a nord di Belluno sarà cancellato dalle mappe la notte del 9 ottobre 1963 persero la vita 1916 persone.

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