Formazione

Vademecum per non sprecare il voto

Come scovare i personaggi che nel loro curriculum hanno un impegno sociale? La presenza è quasi azzerata nei due Poli, ma non mancano le sfide appassionanti.

di Giampaolo Cerri

Que reste-t-il de nos amours? Mentre la cabina elettorale si profila all’orizzonte, la società civile italiana sembra ridotta a canticchiare amaramente il refrain di Charles Trenet: cosa resta dei nostri amori? Cosa resta di chi ha provato a rappresentare le istanze, i bisogni, le passioni dell’associazionismo italiano? Poco, anzi pochi: a fronte di una lunga lista di esclusi, dai Corleone ai Simeone, dai Semenzato alle Salvato, pochi sono sopravvissuti alla scure dei due Poli, tutti così impegnati a garantire collegi sicuri a nepoti e notabili. E trovare, fra i nuovi candidati in lista qualche nome che potesse vantare un passato o (meglio) un presente nel mondo del sociale, è stata impresa tutt’altro che facile. Segno che, a questo giro, la società civile si è voluta chiamar fuori dall’impegno diretto in politica. Un dato significativo, sul quale le segreterie dei partiti, terminata la bagarre, dovrebbero riflettere.
Vediamo intanto chi ci prova, percorrendo da Nord a Sud il Bel Paese. In Lombardia, il primo nome sul taccuino è togolese: Kossi Koml-Ebri, giovane italo-africano di Erba (Como), impegnato nell’associazionismo equosolidale, che è candidato per il centrosinistra nel locale collegio alla Camera, anche se con esigue chance di vittoria. Basta scendere pochi chilometri più a Sud, in quel di Sesto S. Giovanni, per trovare due candidati sociali a sfidarsi vis-à-vis, Giovanni Bianchi (Ulivo) e Aldo Brandirali (Casa delle libertà). Nel capoluogo milanese spicca la candidatura kamikaze di Marco Lamonica, manager del biologico che, sotto le insegne del Girasole, si confronta nel collegio 2 per la Camera con Ignazio La Russa. Sempre in città, ma stavolta per le elezioni comunali, si segnala per il Ccd-Cdu Sandro Cappello, già Cdo e già vice-presidente dell’associazione ambientalista Umana dimora, nella quale conduceva la battaglia anti-Ogm. In Lombardia, secondo nel proporzionale per la Lista Bonino, è candidato anche Sergio D’Elia, segretario dell’associazione per i diritti civili Nessuno tocchi Caino. Nel vicino Piemonte, dal grigiore generale, emerge Alberto Mina, candidato con Forza Italia alle comunali: è l’inventore del Parco letterario di S. Stefano Belbo dedicato a Pavese e vicepresidente di Federcultura turismo e sport della Confcooperative.
Migliorano le cose in Liguria: nel proporzionale per Rifondazione, troviamo al secondo posto Vittorio Agnoletto (capolista invece nelle Marche), già vice-presidente della Lega italiana lotta all’Aids mentre, nel collegio senatoriale di Genova Tigullio, c’è Francesco Martone, uomo di Greenpeace che guida in Italia la Campagna per la riforma della Banca mondiale. È candidato con i Verdi.
Nel vuoto pneumatico del Nord-Est si segnala il coraggioso tentativo di Roberto Aere, operatore in una cooperativa che si occupa di tossicodipendenti , candidato nel collegio senatoriale 15, Verona Collina per Rifondazione. A Chioggia (Venezia), Democrazia europea schiera per la Camera, Donatella Zampolo Cecchini: ostetrica, madre di tre figli, fondatrice dell’Associazione emodializzati “Scuttari”, consigliere comunale in carica.
L’Emilia-Romagna è invece la prima delle tre circoscrizioni proporzionali in cui è candidato Luca Coscioni, uomo-simbolo della Lista Bonino. Ricercatore universitario colpito da una grave distrofia, si batte per la clonazione terapeutica e per la libertà di ricerca. Lo farà anche in Umbria e nel Lazio. Nella stessa circoscrizione, ma sotto le bandiere dei Democratici di Sinistra, corre Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay. In Toscana, spicca la candidatura di Ermete Realacci, presidente di Legambiente, in campo per l’Ulivo, lato Margherita, nel collegio di Pisa per la Camera, una zona tradizionalmente favorevole al Centro-sinistra: un nome sicuro per la prossima legislatura. Più incerte le sorti di Stefania Fuscagni, presidente del Comitato italiano per il reinserimento sociale (donne in difficoltà), candidata forzista nel collegio di Capannori (Lucca). Sempre in Toscana, i d’antoniani schierano Giovanna Carocci (Fondazione La Pira), capolista al proporzionale, Fabrizio Fabbrini (storico obiettore di coscienza) a Pistoia per il Senato, e Giannozzo Pucci (Associazione per la campagna italiana), nel collegio senatoriale di Firenze-Nord.
Il Lazio registra la mission impossible dell’ex-presidente aclista Franco Passuello, candidato per l’Ulivo ad Aprilia (Lt); la corsa ulivista di Raffaello Fellah, ebreo di Libia impegnato sul fronte della pace, nel collegio di Roma 3, e la discesa in campo dell’immunologo dell’Anlaids Fernando Aiuti (Roma Tuscolano, con An). Coraggioso il tentativo di Donato Mosella (Centro Sportivo Italiano e capo dei volontari del Giubileo) che corre per l’Asinello nel collegio Roma 19, roccaforte della destra sociale. Alle comunali invece nomi nuovi – come quello di Lucia Danese dell’Anlaids con i Ds – e decisamente discussi, come quello di Ileana Argentin (Uildm) che si ricandida nello stesso partito.
Nelle vicine Marche, le ragioni dell’agricoltura biologica e dell’ambientalismo scendono in campo con Gino Girolomoni, candidato al proporzionale con il Girasole qui e anche in Abruzzo. Ad Ascoli invece ci prova il presidente delle locali Acli, Gino Vallesi, in lizza per la Camera con Democrazia europea. A Sud, per trovare un nuovo candidato che provenga dalle associazioni bisogna andare fino a Vibo Valentia dove, per un seggio a Palazzo Madama, è in gara Nuccio Iovene, primo segretario del Forum per il Terzo settore e guida dei Ds in Calabria. Un senatore che alla società civile farebbe comodo.

Marco, il biologico
«Qualcuno pensa solo a mangiare», ammicca il suo slogan, «Lamonica si impegna perché tutti mangino sano». E come logo sceglie una mela. Biologica ovviamente, perché questo 34enne è amministratore delegato del Ki Group di Collegno (To), 53 miliardi di fatturato e 150 dipendenti nell’alimentazione naturale. Un manager dalla carriera precoce quanto brillante, a cui Pecoraro Scanio ha chiesto un impegno diretto. Lui ci ha buttato l’anima, innalzando le ragioni della sicurezza alimentare, della vivibilità e dello sviluppo sostenibile nel cuore di Milano. Uno dei pochi candidati ulivisti che fa campagna elettorale (100 milioni di budget) in un collegio considerato perdente (è quello del ras di An Ignazio La Russa). «Comunque vada, sarà un successo», dice nel suo quartier generale che ha voluto piazzare nel cuore della Milano sociale: il Palazzo delle alternative sociali di via Angera, ospite degli amici di Re Nudo. E assicura che, onorevole o meno, queste battaglie «lo vedranno molto impegnato nei prossimi anni».

Il duello di Sesto
Sfida sociale nell’ex-Stalingrado d’Italia. In quella che fu una delle città simbolo della sinistra italiana – qui il Pci, negli anni ’70, sfiorava il 70% – i Poli sono costretti a ricorrere a due cattolici. Il centrosinistra schiera infatti Giovanni Bianchi, popolare dall’illustre passato aclista (fu anche presidente), che disputò duramente a Rocco Buttiglione l’eredità democristiana. Lombardo, militante della prima ora, Bianchi, ostinato relatore della legge per la remissione del debito nell’ultima legislatura, guidò le Acli negli anni ’80, dopo la crisi del decennio precedente, a causa della spaccatura con le gerarchie sul divorzio e la scissione, a destra, del Movimento cristiano lavoratori.
La Casa delle Libertà gli oppone Aldo Brandirali, ex-leader maoista di Servire il popolo nel ’68, approdato alla Compagnia delle Opere. Prima di impegnarsi in politica (è consigliere F.I.), aveva fondato a Milano una delle prime cooperative di lavoro per immigrati ed ex-detenuti.
Incerto l’esito: la tradizione operaista di Sesto, nelle regionali del ’99, si squagliò come neve al sole.

L’Africa a Padova
Nel Veneto i due Poli cominciano a preoccuparsi. Giulio Andreotti e Sergio D’Antoni, con la loro neonata formazione centrista, hanno infatti calato l’asso: si chiama Giuseppe Botturini, docente di Storia della Chiesa nell’ateneo di Padova e studioso delle missioni cattoliche contemporaneamente. Quelli di Democrazia europea lo hanno convinto a candidarsi nel proporzionale (Veneto 1: province di Padova, Rovigo, Verona e Vicenza) ed il suo nome, specialmente nella Città del Santo, sta calamitando le simpatie di molti. Sicuramente delle anime centriste dei due poli, che qui – nel Veneto post-democristiano – fanno la differenza. E forse è per questo motivo che il sindaco di Padova, l’indipendente Giustina Destro, ha deciso di iscriversi a Forza Italia proprio alla vigilia del voto. Botturini, 65 anni e nove figli, esponente di spicco del Cammino neocatecumenale, è molto vicino al Cuamm, il Collegio dei medici missionari, una delle più importanti realtà del volontariato internazionale italiano, di cui ha scritto anche la storia.

In cerca di conferma
Sono ciò che resta di quel gruppo di parlamentari che si è battuto per i temi sociali e il prossimo 13 maggio ci riprovano. A cominciare da Giuliano Pisapia, avvocato milanese e leader garantista, da sempre impegnato sul fronte carcere: è capolista nel proporzionale in Lombardia per Rifondazione comunista.
Corre invece al Senato (collegio di Padova), l’uscente Paolo Giaretta, con un solido passato aclista mentre Luigi Giacco, pedagogista della Lega del Filo d’oro, potrebbe tornare in Senato per la terza volta nel collegio di Osimo (Ancona). Buone chance di rielezione anche per Giuseppe Lumia, già presidente del Movi. Nella passata legislatura ha guidato la Commissione antimafia della Camera e i Ds lo hanno candidato all’uninominale in quel di Termini Imerese (Palermo), dove però il compito sembra piuttosto arduo. La sua ancora di sarà il secondo nel proporzionale dietro Violante, dove il partito di Veltroni lo ha piazzato, a costo di violare l’alternanza uomo-donna nelle liste, voluta dalla direzione nazionale.

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