Salute
Vaccini, superare la proprietà intellettuale ora
Sono tantissimi gli appelli che chiedono ai Paesi ricchi e alle farmaceutiche di liberalizzare i brevetti dei vaccini del Covid19. In particolare c'è l'appello di Civil 20, le organizzazioni della società civile del G20, assieme al L20, le organizzazioni sindacali. Perché è una battaglia così importante? Lo abbiamo chiesto a Elda Baggio, vicepresidente di Medici senza frontiere Italia
Sul tema dei vaccini contro il SARS-CoV-2 uno dei capitoli più caldi riguarda il cosiddetto TRIPS, cioè l'accordo sugli aspetti commerciali relativi alla proprietà intellettuale. Il tema sta a cuore in particolar modo alla società civile e a chi, come il mondo delle ong, lavorano sul campo nel Paesi in via di sviluppo. E proprio sul tema della proprietà intellettuale e sulla liberalizzazione dei brevetti sono proliferate diverse campagne mediatiche e appelli.
«Due decenni di prove empiriche hanno solidamente dimostrato che i diritti di proprietà intellettuale (IPR) nel settore farmaceutico rappresentano una barriera significativa all’accesso equo e sostenibile ai prodotti sanitari salvavita, a causa dell’impatto che tali diritti determinano sul prezzo e sulla disponibilità di farmaci, vaccini, diagnostica e altri strumenti medici. La storia rischia di ripetersi ora con gli strumenti biomedici e sanitari per far fronte al COVID-19, di cui il mondo ha drammaticamente bisogno. Le proprietà dei brevetti sulle piattaforme dei vaccini e le restrizioni IP (sulla proprietà intellettuale) sulle nuove tecnologie come i vaccini mRNA e gli anticorpi monoclonali stanno già limitando la produzione», scrivono Civil 20, le organizzazioni della società civile del G20, assieme al L20, le organizzazioni sindacali, nel loro appello rivolto ai grandi della terra.
«È stato creato il Covax, che è una bella cosa ma è una bontà mascherata. Si tratta di un gruppo che a seguito di trasferimenti in denaro da parte degli Stati e compra dosi per il Terzo mondo», sottolinea Elda Baggio, vicepresidente di Medici Senza Frontiere, che ha lanciato l'appello “Nessuno si salva da solo”.
Il problema principale del sistema Covax riguarda proprio il suo funzionamento. «Se lasciamo stare i vaccini cinesi e quelli russi, che non hanno ancora l'approvazione dell'Ema abbiamo tre scelte disponibili: Moderna e Pfizer da un lato e Astrazeneca dall'altra», chiarisce Baggio, «I primi due sono frutto di una tecnologia all'avanguardia che lavora con l'mRna messaggero. L'ultimo invece è tradizionale, una parte inattività di virus che stimola la produzione anticorpale, cioè come tutti o vaccini che ognuno di noi ha fatto nella vita. Il vaccino Astrazeneca costa poco, 1,78 euro a dose. Gli altri due invece costano di più: Pfizer viene 12 euro mentre Moderna sta a 14.60 euro. Sono un sacco di soldi. I Paesi ricchi possono acquistarli, quelli poveri no».
Cosa c'entrano i prezzi con Covax? «È certamente una bella cosa e una forma di solidarietà, che però è poco utile: questo denaro raccolto nel mondo serve a comprare vaccini sul mercato, allo stesso prezzo che pagano i Paesi ricchi, per donarli ai Paesi poveri. Questa non è una soluzione», sottolinea Baggio, «L'unica via d'uscita è la liberalizzazione dei brevetti di questi vaccini. Una cosa che nella storia non sarebbe neanche una novità: è esattamente quello che è stato fatto con i farmaci contro l'Aids».
In quel caso fu fatto con dieci anni di ritardo. «L'idea, ricalcando quel precedente, è che il brevetto venga liberalizzato solo per i Paesi poveri, mentre quelli ricchi continuino ad acquistarli. Abbiamo nazioni come l'India e il Sud Africa che si sono messi a disposizione per la produzione nel momento in cui gli venga data la disponibilità delle tecnologia», spiega la vicepresidente.
Il ragionamento è semplice: «Se è stato fatto con l'Aids, che era una malattia che colpiva una minima parte della popolazione mondiale e molto legata alle abitudini di vita delle persone, a maggior ragione è fondamentale farlo con una malattia come il Covid19, che invece è un problema globale e che tocca tutti. Bisogna sapere che laddove ci fosse anche solo un Paese fuori controllo dal punto di vista epidemico basterebbe per mettere a rischio tutto il mondo», aggiunge Baggio.
C'è poi un altro aspetto da non trascurare e che riguarda i soldi. «È sostanziale ricordare che questi vaccini sono stati pagati con fondi pubblici che sono serviti a finanziare la ricerca. Parliamo di 93 miliardi di dollari di investimenti nel corso del 2020. Soldi nostri. Questo dato non può essere secondario nella valutazione sulla loro proprietà intellettuale».
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